LA STRAGE DI CAIAZZO

LA STRAGE DI CAIAZZO

LA STRAGE DI CAIAZZO


Nell’ottobre del 1943, per ragioni strategiche, il fiume Volturno divenne decisivo per la realizzazione del piano difensivo tedesco che prevedeva la costruzione di una linea difensiva, linea Gustav, per ritardare l’avanzata dell’esercito alleato verso nord. Per consentire l’allestimento dello sbarramento difensivo e completare le fortificazioni, soprattutto nella zona di Cassino, Kesselring organizzò una dura resistenza lungo il Volturno sfruttando le pessime condizioni atmosferiche. Il fiume è un vero e proprio ostacolo naturale perché le lunghe piogge creano periodi di piena e rendono il terreno circostante impraticabile. Vi furono aspri combattimenti tra le truppe anglo-americane e i tedeschi, che si erano schierati lungo la riva settentrionale del fiume, con l’intento di difendere la linea difensiva. L’attacco della Quinta Armata contro le linee del Volturno iniziò la notte del 12 ottobre e, dopo due giorni di duri combattimenti, gli Alleati riuscirono a superare il fiume e conquistare la città di Caiazzo, un baluardo per la resistenza dei tedeschi che avevano organizzato una difesa efficace, formata da unità di retroguardia sparse lungo la dorsale della collina.

Mentre gli Alleati stavano per oltrepassare il fiume, la sera del 13 ottobre, un manipolo di soldati tedeschi, guidati dal giovane sottotenente Wolfgang Lehnigk-Emden, che occupavano una casa utilizzata come posto di comando sul Monte Carmignano, un colle che domina la valle del Volturno, uccisero gli abitanti di un casolare, nel quale si erano rifugiati per sfuggire ai bombardamenti. Fu una strage. Furono annientati due interi nuclei familiari: quattro uomini, sette donne, di cui una incinta, e undici bambini. Le vittime erano dei civili inermi, sospettati di aver lanciato segnali luminosi agli Alleati. I tedeschi li massacrarono con raffiche di mitra per poi straziarne i corpi. Il giorno dopo gli Americani superarono la linea difensiva tedesca sul Volturno e occuparono la cittadina di Caiazzo. Con loro arrivarono i corrispondenti di guerra americani che documentarono la terribile strage. William Stoneman, del Chigaco Daily News, salì sul colle, alla periferia di Caiazzo, e dopo aver accertato che si era trattato di un massacro, iniziò a raccontare agli americani che alcuni tedeschi in ritirata verso il fronte di Cassino avevano ucciso donne e bambini, lasciando i corpi ammassati accanto al casolare dove si erano rifugiati. Nella sua lunga corrispondenza raccontò di aver trascorso la giornata più sofferta della sua vita collezionando le «peggiori esperienze che si possono fare in un’intera esistenza».

Stoneman informò il Servizio segreto militare americano dell’accaduto e cominciò a raccogliere elementi in grado di identificare il reparto di appartenenza delle truppe tedesche. Alcuni giorni dopo, l’esercito americano catturò un gruppo di militari tedeschi della terza compagnia del 29° Panzer Grenadier Regiment, tra i quali il responsabile della strage: Wolfgang Lehnigk-Emden, sottotenente di 21 anni. Condotto nel campo di prigionia di Aversa, l’ufficiale della Wehrmacht confessò di aver comandato la spedizione sul Monte Carmignano e di aver ordinato ai suoi soldati di uccidere i civili. Emden fu condotto ad Algeri in un campo di prigionia americano per comparire dinanzi ad una Commissione d’inchiesta, ma nell’agosto del 1945, in circostanze mai chiarite, riuscì a ritornare in Germania. In Italia nessuno conosceva il nome del responsabile della strage e i particolari dell’inchiesta, condotta dal Servizio segreto militare, poiché il Comando della Quinta Armata aveva comunicato di non «trasmettere i risultati alla stampa» per evitare rappresaglie nei confronti dei soldati tedeschi. Ma Stoneman conosceva perfettamente i risultati dell’inchiesta e, quando fu nominato assistente per i crimini di guerra del Segretario Generale delle Nazioni Unite, inserì il nome di Emden nella lista dei criminali di guerra. L’inviato di guerra americano sollecitò il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti per consentire la cattura del responsabile della terribile strage, inviando parte della documentazione raccolta dalla commissione d’inchiesta americana. Dopo una indagine interna, gli americani compresero di non essere in grado di individuare il prigioniero di guerra che nel frattempo era riuscito a rientrare in Germania. Nel luglio del 1946, il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti inviò il dossier sulla strage al Governo italiano, evitando ogni coinvolgimento delle autorità americane, responsabili di non aver consegnato il criminale alla giustizia italiana.

Così Stoneman si rivolse direttamente alle autorità italiane: il 10 marzo 1949, scrisse al ministro degli Esteri Carlo Sforza, per informarlo che un criminale di guerra, responsabile dell’eccidio di Caiazzo, era stato rimpatriato e non consegnato alla magistratura italiana. «Caro Conte Sforza, ricorro alla nostra conoscenza nei giorni difficili del 1943 e del 1944 – scrive Stoneman – per chiedere il vostro aiuto per scoprire se e cosa è stato fatto per punire e arrestare il tenente Wolfgang Lehnihk-Emden, quel giovane bruto tedesco che fu responsabile dell’uccisione di oltre venti civili italiani a Caiazzo».

Il Ministero degli Affari Esteri, dopo aver attivato una procedura per verificare i fatti e trasmesso i documenti alla procura generale militare, decise di non rintracciare il responsabile «in considerazione della fase delicata che attraversano le trattative attualmente in corso con le Autorità Sovietiche per la nota questione relativa ai presunti criminali di guerra detenuti in Italia e richiesti dal Governo dell’Urss». Il Ministero degli Esteri e la Procura Generale mostrarono una grande preoccupazione per le sorti dei criminali italiani richiesti dal governo dell’Urss e, per non compromettere le trattative in corso con le autorità sovietiche, decisero di non avviare il procedimento penale a carico di Emden. Il fascicolo fu archiviato in un armadio presso il Tribunale Supremo Militare di Roma e sulla strage di Caiazzo si alzò una coltre di silenzio e indifferenza.

FONTE:

http://www.flipnews.org/flipnews/index.php?option=com_k2&view=item&id=7047:la-strage-di-caiazzo-13-ottobre-1943-intervista-ad-antimo-della-valle

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