LA SCIENZA FISICA NEL TARDO MEDIOEVO

LA SCIENZA FISICA NEL TARDO MEDIOEVO

Dal secolo XI al XIV

Roberto Renzetti

(Ottobre 2009)


Il periodo medioevale si situa più o meno dalla caduta dell’Impero Romano al Rinascimento, così chiamato proprio per opporre questo periodo a quello precedente considerato di forte declino e decadenza. Su questo punto vi sono molti pareri anche discordi ma è inutile stare a definire a priori se c’era o no un livello culturale accettabile in quel periodo. Si può certamente dire che, rispetto all’epoca classica, quella che viveva ancora dell’epoca d’oro ellenistica, il Medioevo rappresenta una regressione completa. E questa regressione la si può osservare anche se si confrontano differenti zone d’influenza. Così, se si va a studiare l’Impero romano d’Oriente con la civiltà araba che in gran parte da lì prese corpo, ci si rende conto che, rispetto alle zone d’influenza dell’Impero romano d’Occidente, si è a livelli molto ma molto superiori. Da qui discende una conclusione che può certamente trovare accordo: è la zona d’influenza di Roma, il Sacro Romano Impero, un’area che va dai Pirenei al Danubio, dalla Scozia alla Sicilia, che vede la regressione culturale di cui generalmente si parla per il Medioevo. E poiché il Rinascimento non nasce dal nulla, sembra evidente che nell’ampio arco chiamato Medioevo vi siano state delle fasi differenti che progressivamente hanno portato alla fase rinascimentale(0). Quasi tutti gli storici concordano sul fatto che, in linea di massima, vi fu la successiva intersezione di vari fattori: lo sviluppo dell’economia, realizzatosi in parallelo con innovazioni tecniche fondamentali; la migrazione conseguente dalle campagne alle città; la conoscenza del mondo arabo; la riscoperta dei classici greci ed ellenisti.

Nel VI secolo d.C. possiamo elencare alcune date di riferimento. Nel 529 l’Imperatore cristiano Giustiniano chiude d’autorità l’Accademia ed il Liceo di Atene. Sul finire del secolo precedente dall’ opera di Proclo, ultimo grande filosofo bizantino, emerge che si è sviluppato una teoria del mondo che incorpora il sistema geometrico di Claudio Tolomeo con elementi della cosmologia fisica di Aristotele. Un probabile allievo di Proclo, il neoplatonico Pseudo Dionigi (V secolo), da non confondersi con Dionigi l’Aeropagita (che fu convertito da San Paolo nel I secolo) che ebbe grande influenza proprio per questa confusione, che conosciamo attraverso il Corpus aeropagiticum, inserì in questo sistema astronomico elementi platonici e quindi cristiani. Si inventano dei motori spirituali che dovrebbero muovere le nove sfere costituenti i cieli nel sistema aristotelico-tolemaico. In accordo con Aristotele, i motori dovevano essere sempre più nobili mano a mano che si saliva dalla Terra verso il cielo delle stelle fisse. Pseudo Dionigi considerò che tali spiriti motori delle sfere dovevano essere degli Angeli, quelli introdotti dalla Bibbia, Angeli organizzati in nove gradi gerarchici. Quelli responsabili del primo movimento, il primum mobile che è situato al di là della sfera delle stelle fisse, erano i Serafini, quindi le essenze angeliche che muovevano la sfera delle stelle fisse erano i Cherubini poi, via via scendendo di sfera vi erano: i Troni, le Dominazioni, le Virtù, le Potenze, le Principalità, gli Arcangeli, gli Angeli che da buoni ultimi si occupavano del Cielo della Luna. In un decimo cielo, l’Empireo, vi era Dio che naturalmente nella gerarchia era colui che era sopra a tutto, abbracciandolo tutto. Le gerarchie si moltiplicavano all’interno di ogni singola essenza angelica. Così che vi era il Serafino capo con tutti i suoi sottoposti a ranghi sempre più bassi. Arrivati in Terra c’era l’uomo, gli animali e le piante. E sotto la superficie della Terra vi era l’Inferno nel quale vi era quanto di peggio si era prodotto sopra, scendendo fino al centro della Terra dove vi era il più ignobile abitatore dell’Inferno. Da sottolineare che sulla Terra, come altrove, vi era una gerarchia che vedeva più in alto il Patriarca della Chiesa, i vescovi e via discendendo fino agli ultimi servi. Si trattava di una catena continua fatta in modo che il più in basso di un ordine gerarchico era in contatto con il più in alto dell’ordine gerarchico sottostante.

A quanto risulta fu Filopono ad attaccare questa teoria dei motori angelici sulle sfere celesti. Era l’Impetus impresso da Dio all’inizio che manteneva in moto i cieli e, poiché non vi era resistenza al loro moto esso continuava in eterno. E Filopono, ultimo epigono della Scuola di Alessandria, fu uno dei primi cristiani a cadere sotto la condanna di eresia. In un mondo che era passato dallo splendore culturale alessandrino ora erano gli Pseudo Dionigi il massimo dei livelli culturali accettati da una Chiesa ormai padrona del campo. Iniziamo quindi a rintracciare qualche impronta di pensiero razionale proprio nell’opera di Filopono.

LA SCIENZA NEL PRIMO MEDIOEVO

Un primo studioso d’interesse che incontriamo nel deserto che circondava la conoscenza è Giovanni Filopono di Alessandria (circa 490 – 570). Egli è uno dei tanti commentatori di Aristotele che opera nell’Impero bizantino come direttore della Biblioteca di Alessandria. E’ un neoplatonico convertito al cristianesimo che trasformerà la scuola di Alessandria in una sorta di scuola di teologia e che sarà però condannato dalla Chiesa (681) per eresia (per aver tentato di spiegare la Trinità con Aristotele era arrivato alla teoria Triteista, nella quale il Dio unico si articola in tre persone legate in una triade divina, arrivando a sostenere che le tre persone sono distinte ma accomunate alla Natura Divina alla stessa maniera in cui gli individui di una stessa specie ne fanno parte. Oltre a questo negò la Resurrezione dei corpi, si schierò contro le tesi del Concilio di Calcedonia tanto che lo stesso Imperatore cristiano Giustiniano, quello che chiuse la Scuola di Atene, gli intimò di andare a giustificare l’eresia. Filopono non andò e ricevette la condanna a distanza dal Capo della Chiesa, Giovanni Scolastico (525-606), che era secondo all’Imperatore). Erano passati circa novecento anni dalla morte di Aristotele perché qualcuno rimettesse in discussione alcune formulazioni non di poco conto alla base del suo complesso edificio. Filopono merita di essere ricordato perché, nel suo commentare Aristotele, quell’Aristotele che arrivava in lettura platonica, mostra che alcune cose non gli tornano. Ed in particolare non gli tornava un mondo in cui i cieli erano trasportati dalle essenze angeliche. Per risolvere le difficoltà avanzò una teoria, quella dell’impetus, che avrà grande importanza nel XIV secolo.

La critica di Filopono ad Aristotele è radicale e per capirla occorre riprendere alcune concezioni di Aristotele sullo spazio, il tempo ed il luogo.

L’universo aristotelico essendo finito e tutto pieno non prevede l’esistenza del vuoto. Ciò vuol dire che al di là dell’ultima sfera non vi è alcuna cosa, neppure il vuoto. Cerchiamo ora di vedere quali sono le motivazioni che Aristotele porta all’impossibilità dell’esistenza del vuoto all’interno della sfera delle stelle fisse.
Poiché il vuoto, se c’è, deve essere in qualche luogo e poiché il luogo è definito quando è occupato da un corpo (o più in generale da materia), è assurdo pensare alla sua esistenza essendo il vuoto, per sua definizione, assenza di corpo e di materia.
Ci sono poi alcuni che credono nell’esistenza del vuoto in quanto esiste il movimento ma, osserva Aristotele, non è possibile che neppure un solo oggetto si muova, qualora il vuoto esista“.

Infatti se ci riferiamo ai moti che avvengono naturalmente in natura (i “moti naturali”, quelli rettilinei che procedono dall’alto verso il basso o dal basso verso l’alto), come è possibile che essi accadano o nell’infinito o nel vuoto, se sia infinito che vuoto non hanno luoghi particolari verso cui una cosa possa muoversi (come per esempio il fiume verso il mare, il fuoco verso l’alto, la terra verso il basso,…)? Se ci riferiamo invece ai moti violenti, ebbene, un sasso lanciato continua nella sua corsa

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