GIOVANNI VERGA LACRYMAE RERUM

GIOVANNI VERGA LACRYMAE RERUM

GIOVANNI VERGA LACRYMAE RERUM


Lacrymae rerum, le lacrime delle cose, è una novella di Verga proveniente dalla raccolta Vagabondaggio. Il titolo è preso da una frase dell’Eneide di Virgilio: sta a significare che le cose, così come gli accadimenti della vita, hanno già in loro stessi delle lacrime e non c’è neppure bisogno del nostro commento. Basta guardare, così come Enea si commosse al solo guardare le immagini della distruzione di Troia su di un tempio a Cartagine.

Così, in questa novella alquanto singolare, non vi sono personaggi principali, attori secondari e così via; c’è solo la descrizione di una casa, da un unico punto di vista, forse una finestra di fronte, e tante storie che vanno e vengono e sembrano raccontate dalla casa stessa. Ogni accadimento infatti si intuisce soltanto dalla descrizione degli oggetti della casa stessa: all’inizio c’è un uomo che sta male (e si capisce dal fatto che di notte c’è il lume acceso e ci sono spesso ombre chine verso di lui) e che dopo un po’ muore; poi la famiglia va via, la casa rimessa a nuovo e arrivano un uomo ed una donna che, dal far delle ombre, di certo si amano; loro vanno via lasciando posto ad una famiglia piena di debiti (la madre si nasconde quando bussano al campanello, il padre è sempre fuori per lavoro e dopo un po’ arriva l’ufficiale giudiziario a sequestrare i mobili); sfrattati questi ultimi, arrivano due amanti clandestini, ma una notte si capisce dalle grida provenienti dalla strada che sono stati scoperti. A questo punto la casa viene abbattuta per lasciare spazio ad una strada, e sotto i colpi dei muratori vengono fuori poco alla volta le tracce di tutti quelli che l’hanno abitata.

In questa novella la casa, che è un luogo inanimato, sembra avere una vita segreta della quale vediamo solo indizi esterni, che però lasciano bene intuire le storie che vi si svolgono dentro. Ed è dunque la casa stessa con le sue cose a parlarci di ciò che avviene dentro, senza che vi sia alcuna intrusione dello scrittore, se non nel riportare ogni cosa che vede.

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