visione del mondo decadente

Visione del Mondo Decadente


1. Alla base vi è un irrazionalismo misticheggiante (che esaspera le posizioni già largamente presenti nella cultura romantica della prima metà del secolo). Rifiuto del positivismo : viene rifiutata dagli scrittori d’avanguardia la visione positivistica che rappresentava l’opinione corrente borghese. Il decadente ritiene che la ragione e la scienza non possano dare la vera conoscenza del reale perché l’essenza di esso è al di la delle cose, misteriosa ed enigmatica.
2. Solo rinunciando all’approccio razionale si può tentare quindi di attingere all’ignoto. L’anima del decadente è perciò sempre protesa verso il mistero che è dietro la realtà visibile, verso l’inconoscibile.
3. Per questa visione mistica, tutti gli aspetti dell’essere sono legati tra loro da arcane analogie e corrispondenze che sfuggono alla ragione e possono essere colte solo in un abbandono di irrazionalità. Ogni forma visibile perciò non è che un simbolo di qualcosa di più profondo che sta al di là di essa e si collega con infinite altre realtà in un rete segreta che solo la percezione dell’iniziato può individuare.
4. La rete di corrispondenze coinvolge anche l’uomo portando ad estreme conseguenze l’idealismo romantico che negava consistenza alla realtà oggettiva. La visione decadente propone quindi una sostanziale identità tra l’IO e il MONDO, tra oggetto e soggetto che si confondono un una arcana unità. Questa unione avviene sul piano dell’inconscio.
5. La scoperta dell’inconscio è il dato fondamentale della cultura decadente, il suo nucleo più autentico. Senza la scoperta di questa dimensione non si capirebbe nulla delle concezioni del decadentismo. Freud a fine secolo comincerà a dare una sistemazione scientifica a questa conoscenza, ma secondo un impiantio ancora positivistico e razionalistico o . I decadenti invece si lasciano voluttuosamente inghiottire dal vortice tenebroso distruggendo ogni legame razionale convinti solo che questo totale abbandono possa garantire la scoperta di una realtà più vera. Freud riconoscerà il suo debito verso i decadenti : ciò a cui lui aveva dato veste scientifica era stato prima di lui intuito da artisti e poeti.
6. Se il mistero, l’essenza segreta della realtà, non può essere colto attraverso la scienza e la ragione, altri sono gli strumenti privilegiati del conoscere. Questi sono tutti gli stati abnormi e irrazionali dell’esistere : la malattia, la follia, la nevrosi, il delirio, il sogno e l’incubo, l’allucinazione. Questi stati di alterazione sottraendoli al limitante e paralizzante controllo della ragione aprono al nostro sguardo interiore prospettive ignote e permettono di vedere , magari confusamente il mistero che è al di la delle cose ignote. Gli stati di alterazione possono anche essere indotti artificialmente con l’uso di alcool, dell’assenzio e di altre droghe come hashish, oppio o morfina. Tali stati sono ritenuti in grado di consentire il contatto con l’assoluto e di stimolare infinitamente la creazione artistica. Il poeta si trasforma in veggente attraverso una lunga, immensa e volontaria sregolatezza in tutti i sensi.
7. Vi sono poi per i decadenti altre forme di estasi che consentono questa esperienza dell’ignoto e dell’assoluto : se io e il mondo non sono in realtà distinti, l’io individuale può annullarsi nella vita del gran Tutto : questo atteggiamento è stato definito panismo che ricorrerà particolarmente in D’Annunzio.
8. Un altro stato di grazia è costituito dalle epifanie. Le definisce il giovane james joyce : una particolare realtà qualunque, cha appare insignificante alla visione comune si carica all’improvviso di una misteriosa intensità di significato che affascina come un messaggio proveniente da un’altra dimensione come rivelazione momentanea di un assoluto.


1. Arte è per i decadenti il momento privilegiato di conoscenza. Il poeta, il pittore, il musicista non sono solo abili artefici, capaci di usare le parole, i colori , la musica, ma sono sacerdoti di un vero e proprio culto: dei veggenti, (poeta veggente) capaci di spingere lo sguardo dove l’uomo comune non vede nulla. Arte , non è solo un’operazione intesa a produrre begli oggetti, ma voce del mistero che obbedisce a sollecitazioni profonde e suprema illuminazione.
2. Questo culto religioso dell’arte ha dato origine al fenomeno dell’estetismo. L’esteta è colui che assume come principio regolatore della sua vita non i valori morali, il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, ma solo il bello ed esclusivamente in base ad esso giudica la realtà. Egli si colloca al di là della morale comune in una sfera di assoluta eccezionalità rispetto agli uomini mediocri. Ogni aspetto che incontra egli lo trasfigura sovrapponendo su di esso un capolavoro artistico. Arte e vita quindi si confondono nel senso la via è assorbita interamente dall’arte.
3. Ne consegue che l’artista si rifiuta di usare l’arte per promulgare idealità morali e civili e rifugge la rappresentazione della realtà storica e sociale (che era una prerogativa del realismo ottocentesco). L’arte si chiude quindi nella celebrazione di se stessa, depurandosi di tutti gli intenti utilitaristici e pratici diviene cioè arte pura. (un’eccezione è costituita da D’annunzio nel periodo superomistico.
4. Se la poesia è veicolo della rivelazione del mistero e dell’assoluto, la parola poetica non può più essere strumento di una comunicazione logica, razionale, ma si propone di agire su una sfera più profonda assumendo valore puramente suggestivo ed evocativo. Il significato della parola si fa labile, evanescente o scompare del tutto lasciando solo il suo alone suggestivo. Alle immagini nitide si sostituisce l’impreciso, il vago, l’indefinito capace di evocare sensi ulteriori e misteriosi.
5. La parola smarrendo la sua funzione di strumento comunicativo immediato ricupera quella ancestrale di formula magica capace di rivelare l’ignoto, di mettere in contatto con un arcano al di là delle cose. Inoltre la poesia, essendo pura suggestione irrazionale, allusiva al mistero, rinuncia alla comunicazione di un significato razionale e diviene inevitabilmente oscura al limite della incomprensibilità.
6. Il poeta che vuole comunicare lo fa in forme cifrate, allusive, enigmatiche, rivolte a pochi iniziati perché solo questi sono in gradi di accedere al mistero e di comprendere il suo linguaggio. In situazioni estreme la poesia diviene pura autocomunicazione : il poeta non parla ad altri ce a se stesso. Si rivela di qui il carattere estremamente aristocratico dell’arte decadente che rifiuta di rivolgersi al pubblico borghese ritenuto mediocre e volgare.
7. Questa scelta è inoltre motivata dall’imporsi della nascente cultura di massa, che offre al grande pubblico dei prodotti fatti in serie, come i romanzi d’appendice e i racconti pubblicati su giornali e riviste per famiglie. Anche le arti figurative con l’avvento della fotografia consente l’indefinita riproducibilità tecnica delle immagini distruggendo l’unicità dell’opera d’arte. Per questo l’artista sente il bisogno di difendersi, di differenziarsi e si rifuggia nel linguaggio ermetico per salvare l’arte vera. In questo periodo si delinea quindi una frattura radicale tra artista e pubblico, tra intellettuale e società, frattura che esaspera il conflitto già profilatosi in età romantica agli albori del capitalismo industriale moderno.
8. Vi sono vari mezzi tecnici con cui lo scrittore decadente (sia prosatore che poeta) ottiene questi effetti di suggestione. Innanzitutto la musicalità : la parola vale non tanto quale significante logico, che richiama un preciso referente reale, ma quale pura fonicità che si carica di valori magicamente evocativi. Nella visione decadente la musica è la suprema delle arti, proprio perché è la più indefinita.
9. La trasformazione di parola in musica è esplicitamente teorizzata dall”arte poetica” di Paul Verlaine. Un andamento musicale ha parimenti la prosa narrativa dei romanzi di D’Annunzio. Nella poesia cadono i nessi sintattici tradizionali : la sintassi di fa vaga e imprecisa, altamente ambigua. Lo strumento forse più usato è quello metaforico. La metafora decadente non è intesa come ornamento dell’espressione, né come rapporto di somiglianza tra due oggetti come avveniva nella tradizione. La metafora decadente presuppone una concezione irrazionalistica : è espressione di una visione simbolica del mondo, dove ogni cosa rimanda ad altro e allude alla rete di relazioni che uniscono le cose in un sistema di analogie universali.
10. Il rapporto metaforico è simbolico e il simbolo è oscuro e misterioso, allusivo, polisemico, cioè non si possono dare equivalenti logici esaurienti poiché esso lascia sempre un margine un alone inafferrabile.
11. Analogo alla funzione della metafora è la sinestesia. Essa è una fusione di sensazioni ovvero di impressioni che evocano altre impressioni relative a sensi diversi. Anche la sinestesia rimanda a una rete simbolica sotterranea al reale che presuppone una segreta unità del tutto, una zona oscura dove tutte le sensazioni si fondono in un complesso indistinto.
12. In relazione a questa analogia universale si tenta di fondere i vari linguaggi artistici al fine di ottenere un’arte che abbia effetti propri di arti diverse : suggestioni musicali con la parola, plastiche e visive con la musica (Wagner).

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