VIRGILIO LE BUCOLICHE

VIRGILIO LE BUCOLICHE

VIRGILIO LE BUCOLICHE


Prima delle opere virgiliane sicuramente autentiche, le Bucoliche furono composte fra il 42 e il 38 a.C. Comprendenti dieci composizioni (dette Egloghe) di ambientazione pastorale, esse riprendono temi e ambienti della grande poesia bucolica alessandrina, a cominciare da Teocrito; i pastori-poeti che sono spesso protagonisti di tale genere letterario (fortunatissimo in Occidente sino alle soglie dell’età contemporanea) rispondono al gusto ‘realistico’ o ‘pseudo-realistico’ alessandrino, che, destinando carmi formalmente squisiti a un pubblico cittadino o addirittura a un’élite politico-sociale metropolitana, dà il via a quella idealizzazione della campagna, della sua semplicità, della sua naïveté non disgiunta da un innato senso poetico, che costituisce una costante dello stile bucolico (in séguito si dirà ‘arcadico’, dal nome della regione greca Arcadia, di marcata caratterizzazione pastorale, alla cui idealizzazione Virgilio porterà non pochi argomenti).

Sono i pastori (i ‘bovari’ cui rimanda il titolo Bucoliche) i protagonisti di carmi che Virgilio riprende – non però in un passivo procedimento di imitazione – dalla raffinata arte ellenistica: pastori che dialogano (come in Buc. 1 e 9), più spesso si affrontano in estemporanee competizioni poetiche (come in Buc. 3, 7, 8) e volentieri si effondono in lamenti d’amore (come in Buc. 2, ma non solo); né mancano carmi di diversa impostazione, come Buc. 4 (al centro di un enigma esegetico che tormentò antichi e moderni, e che contribuì a fare di Virgilio un poeta pre-cristiano: l’egloga annuncia la nascita di un fanciullo fatale, che darà inizio a una nuova epoca cosmica), Buc. 5 (lamento sulla morte del mitico pastore-poeta Dafni), 6 (il dio Sileno, catturato da due fanciulli, declama versi di carattere naturalistico in cui si allude al poeta Cornelio Gallo, amico di Virgilio, e si dà spazio a dichiarazioni di poetica ispirate ai principi dell’estetica di Callimaco), 10 (consolazione dedicata a Cornelio Gallo, che soffre indicibili pene d’amore).

Gli studiosi si sono a lungo interrogati sulle fasi compositive della raccolta, tentando di isolare i testi più antichi e i testi più recenti. È opinione comune che le egloghe 1 e 9 serbino tracce dell’esperienza personale di Virgilio (le confische terriere degli anni 41-40 a.C.), ma certo le allusioni ad Ottaviano nella prima di esse fanno pensare a una composizione relativamente tarda; le allusioni profetiche dell’egloga 4 – che risente delle ansie di palingenesi caratteristiche dell’epoca – sono in genere riferite al consolato dell’amico e protettore Asinio Pollione (40 a.C.).

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