ROMA IL PERIODO MONARCHICO

ROMA IL PERIODO MONARCHICO

ROMA IL PERIODO MONARCHICO


ROMA: IL PERIODO MONARCHICO Romolo, il fondatore della città, fu anche il suo primo re. Egli diede a Roma le prime fondamentali istituzioni civili e costituì il Senato. Dopo la vit-toriosa guerra combattuta contro i Sabini, questi vennero ad abitare a Roma e si stipulò un ac-cordo in base al quale in città avrebbero regnato alternativamente un re romano ed un re sa-bino. A Romolo successe il sabino Numa Pompilio che diede al popolo le istituzioni religiose. Terzo re fu il romano Tullio Ostilio; durante il suo regno venne combattuta la guerra contro la potente città latina di Albalonga che venne sconfitta e distrutta dai Romani. Quarto re fu il sa-bino Anco Marzio, a cui si devono la costruzione del porto di Ostia e alcuni importanti provve-dimenti a favore dell’agricoltura. Alla sua morte s’insediarono in successione 3 re etruschi. Questo fatto testimonia, che per un certo periodo, Roma perdette la propria independenza su-bendo il dominio etrusco. Il primo di questi sovrani fu Tarquinio Prisco, che abbellì Roma con la costruzione di un tempio dedicato a Giove sul Campidoglio. Egli fece co- struire un canale sotterraneo che consentiva di scaricare nel Tevere i rifiuti delle case e delle strade, la Cloaca Massima. Introdusse inoltre nella religione elementi etruschi, tra cui l’arte divinatoria. Il se-condo re etrusco fu Servio Tullio, famoso per aver fatto erigere intorno alla città una cerchia muraria. Ultimo re di Roma fu Lucio Tarquinio, che per la sua malvagità venne soprannomi-nato il Superbo. Fu particolarmente crudele e governò la città con il terrore. Nel 509 a.C. a seguito d’una rivolta popolare, Tarquinio il Superbo venne scacciato ed iniziò il periodo repub-blicano. Durante il periodo monarchico il re, eletto dall’assemblea dei cittadini, era al contem-po capo militare, civile e religioso. Era assistito in questo suo gravoso compito dal Senato. Il senato era composto da anziani nominati dal re stesso, scelti tra i membri delle famiglie citta-dine più potenti. All’epoca il popolo romano era diviso in 2 classi: i patrizi, che discendevano dagli antichi abitanti di Roma e rappresentavano la parte più ricca della popolazione e i ple-bei, più numerosi. I plebei erano esclusi dalla vita politica, riservata solo ai patrizi. Il re Servio Tullio, divise la popolazione in 5 classi secondo il censo, dividendo poi ogni classe in centurie. L’assemblea popolare risultò così formata dalla riunione di tutte le centurie, i comizi centu-riati. Poiché nell’assemblea i voti si assegnavano per centuria, i voti a disposizione dei patrizi erano 98, come le loro centurie, mentre a plebe ne aveva 90. Quindi il potere era nelle mani dei patrizi. Ogni classe era obbligata a fornire all’esercito tante centinaia di soldati quante erano le centurie in cui era divisa. I soldati dovevano provvedere personalmente al proprio equipaggiamento e mantenimento. I plebei nullatenenti erano esclusi dall’ordinamento centu-riato e non avevano alcun peso nella politica romana.

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