PARAFRASI LA MORTE DI PATROCLO di omero

PARAFRASI LA MORTE DI PATROCLO omero

PARAFRASI LA MORTE DI PATROCLO omero

E fino al momento in cui il sole era in cielo, da entrambe le parti si scoccavano le frecce infuocate e la gente moriva,ma quando il sole si posò, nell’ora in cui i buoi finiscono di lavorare, gli achei erano più forti,e e tirarono fuori dal carro Cebrione,che non sentiva le urla dei Teucri,e lo privarono delle armi. Patroclo si scagliò per tre volte contro i troiani,pensando ad una sconfitta dei troiani ed era così simile ad ares ardente che gridando paurosamente ammazzò 27 uomini in tre volte. Ma quandò si scagliò per la quarta volta,che sembrava un dio, a te,Patroclo,si prospettò la tua morte:Apollo gli andò contro tramando,ma Patroclo non lo vide arrivare nella mischia;Apollo gli andò incontro celato da molta nebbia.E si fermò dietro Patroclo,gli colpì la schiena e le spalle larghe : a Patroclo girarono gli occhi.Apollo gli fece cadere l’elmo dalla testa che suonò rotolando con la visiera abbassata sotto gli zoccoli dei cavalli, i pennacchi si sporcarono di sangue e di polvere : ma prima non era mai stato possibile ciò perché l’elmo apparteneva ad un uomo dalla bella fronte: Achille, e gli proteggeva la testa: ma allora Zeus lo donò ad Ettore affinché lo portasse sulla sua testa: e la morte gli era vicina.l’asta dall’ombra lunga, pesante, solida,grossa,appuntita che era in mano a Patroclo, si spezzò: e dalle sue spalle cadde a terra lo scudo insieme alla cinta di cuoio , e il dio Apollo, figlio di Zeus, gli slacciò la corazza.Svenne, le sue membra si afflosciarono e si fermò esterrefatto: venne colpito tra le spalle da un eroe troiano, Euforbo di Pantoo che tra i suoi coetanei si distingueva per la bravura con l’asta, per i cavalli e per la corsa.gettò giù dai cavalli venti guerrieri quando arrivò col cocchio a combattere per la prima volta.

Riassunto e Spiegazione
Finché era giorno le forze si eguagliavano, ma quando venne sera, i Greci primeggiavano.
Morì Cebrione. Patroclo andò all’attacco tre volte come il forte Ares e tre volte uccise nove uomini. Ma quando si lanciò per la quarta volta, arrivò la morte. Gli venne incontro Apollo e Patroclo non lo vide: gli stette alle spalle e poi lo colpì. Gli gettò a terra l’elmo del capo e rotolando si sporcò la criniera equina di sangue e di polvere. Da dietro un Troiano lo colpì da vicino: Euforbo, figlio di Pantoo, ma non lo finì. E Patroclo si ritirò nel folto dei compagni, ma appena Ettore lo vide, si avvicinò e lo trapassò con la lancia. Come quando un leone vince un cinghiale nella zuffa, essi si battono orgogliosi per un’esile vena d’acqua: entrambi vogliono bere, ma il leone vince infine il cinghiale senza più fiato, così Ettore, con la lancia, privò della vita Patroclo e gli disse: “Patroclo, pensavi forse di poter abbattere la mia città? Stolto, i veloci cavalli di Ettore si sono lanciati a lottare ed io mi batto con essi per primo fra i Troiani. Qui tu morirai mangiato d!
agli avvoltoi. Non ti recherà aiuto Achille che forse ti dava tanti consigli”. E a lui rispose Patroclo: “Ora vantati Ettore. Infatti ti concessero vittoria gli dei, che mi hanno ucciso facilmente. Ma se venti guerrieri della tua forza mi fossero venuti contro, tutti io li avrei uccisi, stroncandoli con la lancia. Il destino, Euforbo ed Apollo mi uccisero, e tu sei solo il terzo. Ma neppure tu andrai lontano: sarai stroncato dalle mani di Achille”. Ancora mentre parlava lo colse la morte, ma Ettore gli disse comunque: “Perché mi profetizzi morte? Chi lo sa se Achille mi ucciderà”. Stappò poi la lancia di bronzo dalla ferita e corse verso Automedonte che guidava il carro di Achille, ma i rapidi cavalli immortali scapparono.

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