MARCO AURELIO IMPERATORE

MARCO AURELIO IMPERATORE


Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto nacque il 26 aprile 121 dal matrimonio fra Domizia Lucilla e Marco Annio Vero. Ebbe una sorella più piccola, Annia Cornificia Faustina, nata nel 122 o nel 123.Rimasto orfano di padre, nel 124, fu adottato dal nonno paterno, anch’esso chiamato Marco Annio Vero. Il 25 febbraio 138, all’età di diciasette anni, venne adottato dallo zio Antonino Pio assieme a Lucio Vero, assumendo il nome di Marco Aurelio Valerio. Di lì a poco fu anche designato come successore al trono. La duplice adozione avveniva contestualmente a quella di Antonino Pio da parte dell’imperatore Adriano che aveva richiesto questo atto come condizione per farlo erede al trono. Quando, nel 139, fu designato erede al soglio imperiale, assunse il nome di Aurelio Cesare figlio del Pio Augusto.


Vita

Fin dalla fanciullezza il futuro imperatore prese a vestirsi e a comportarsi come i filosofi, abituandosi a studiare avvolto nel pallio (abito proprio dei greci, mantello, cappa) e a dormire per terra. La sua educazione, che comprese pure l’uso della retorica e lo studio del diritto, si compì sotto il diretto controllo di Adriano. L’imperatore in persona lo nominò cavaliere fin da quando aveva sei anni e a otto fu fatto entrare nel collegio dei Salii. I romani, sempre attenti alle premonizioni, fanno risalire a questo periodo il primo presagio del suo futuro destino imperiale. Non aveva ancora raggiunto i diciotto anni che venne a mancare l’erede designato di Adriano, Lucio Cesare. Scartato per la successione diretta Marco, troppo giovane ed inesperto per poter diventare subito imperatore, il sostituto di Lucio venne individuato in Antonino Pio.
Adriano pose come unica condizione che lo stesso Antonino adottasse immediatamente Marco e il figlio dello scomparso Lucio Elio Cesare, Lucio Vero. Per nulla soddisfatto di questa sua nuova posizione Marco accettò malvolentieri l’invito a lasciare la villa dove viveva con la madre rimasta vedova per trasferirsi nella casa privata di Adriano.
Morto Adriano e diventato imperatore Antonino, Marco venne da subito oberato di incarichi pubblici ufficiali. Gli venne infatti immediatamente conferito, benché egli fosse ancora Questore, l’appellativo di Cesare. Poi in breve fu designato Console per due volte ed elevato alla dignità di vari collegi sacerdotali.
Quando, dopo ventitré anni di regno straordinariamente prospero e pacifico, Antonino Pio si accorse di essere in fin di vita, chiamò Marco al suo capezzale insieme con gli amici e con i prefetti e lo raccomandò loro confermandolo suo successore. Poco prima di spirare Antonino ordinò agli schiavi di portare nella camera di Marco Aurelio la statua della Fortuna d’oro che stava nella stanza degli imperatori. Convinto di aver fatto il proprio dovere fino in fondo, Antonino Pio spirò sicuro che l’impero, mai così prospero come negli anni del suo regno, fosse nelle mani di un degno successore.
Appena eletto imperatore Marco Aurelio associò subito al comando il fratello adottivo Lucio Aurelio Vero Commodo. C’è chi dice che lo avesse addirittura a sua volta adottato come figlio. Per la prima volta l’impero avrebbe avuto due Augusti. Fino ad allora mai nessun imperatore aveva inteso condividere il potere con un collega.


Gestione dello stato

Sul piano della politica interna, Marco Aurelio si comportò, come già Augusto, Nerva e Traiano, da princeps, cioè “primo cittadino” e non da monarca assoluto, rivelandosi rispettoso delle prerogative del senato, consentendogli di discutere e di decidere su tutti i principali affari dello Stato, come la dichiarazione di guerra ai popoli e i trattati con questi stipulati, nonché di quelle delle magistrature romane. Avviò anche una politica tendente a valorizzare le altre categorie sociali: ad uomini di tutte le province fu reso possibile raggiungere le più alte cariche dell’amministrazione statale. Né ricchezza, né illustri antenati influenzavano il giudizio di Marco Aurelio, ma solo il merito personale. L’assetto amministrativo introdotto da Augusto quasi 150 anni prima e che fino ad allora aveva servito egregiamente l’Impero salvandolo anche quando si erano succeduti Imperatori dissoluti come Caligola e Nerone o in occasione della guerra civile del 69, cominciava ad acquisire piena consapevolezza del proprio potere. Tentò anche nuove vie commerciali: si ricorda una ambasceria mandata presso l’Imperatore Cinese nel 166. I Cinesi lo conoscevano col nome di An-Tun. Istituì l’anagrafe: ogni cittadino romano ebbe l’obbligo di registrare i propri figli entro trenta giorni dalla loro nascita. Impiegò il denaro non in splendide architetture, ma in opere di ricostruzione assolutamente necessarie, o in migliorie della rete stradale, da cui dipendeva la difesa dell’impero e il progresso del commercio, in fortezze, accampamenti e città. La grandiosa colonna di Marco Aurelio di fronte a Palazzo Chigi (alta 42 m) fu eretta dopo la sua morte per ricordare proprio le vittorie sul fronte germanico-danubiano. La colonna era sormontata da una statua dell’Imperatore, ma ora vi è posta quella di S. Paolo (è lo stesso destino di Traiano sulla cui Colonna è stata posizionata una statua di S. Pietro). Non riuscì a realizzare i suoi ideali stoici di eguaglianza e libertà perché l’esigenza di controllare le finanze locali lo portarono alla costruzione di una classe burocratica che presto volle arrogarsi diritti e privilegi e si costituì quale classe chiusa. Tra le altre leggi proibì la tortura per i cittadini eminenti, poi per tutti i cittadini liberi, come era stato sotto la Repubblica romana.

Marco Aurelio condivide il suo potere con Lucio Vero (161-169)

Fin dalla sua ascesa al principato, Marco Aurelio ottenne dal Senato che Lucio Vero gli fosse associato su un piano di parità, con gli stessi titoli, ad eccezione del pontificato massimo che non si poteva dividere. La formula era innovativa: per la prima volta alla testa dell’impero vi era una collegialità. In teoria, i due fratelli avevano gli stessi poteri. In realtà, Marco Aurelio conservò sempre una preminenza che Vero non contestò.
Le ragioni di questa collegialità non sono chiare. La successione congiunta potrebbe essere stata motivata da esigenze militari come accadeva in età arcaica nella diarchia spartana.


GUERRE

La prima guerra germanica ci fu tra il 167 e il 175 d.C.

Nel 167 la peste stava devastando Roma. I Longobardi invasero la Pannonia e il Norico; gli Iazigi attaccarono le miniere d’oro in Dacia. La situazione venne fortunatamente ristabilita.
Nel 169 morì Muore Lucio Vero. Marco Aurelio fece ritorno nella capitale per celebrare i funerali e l’apoteosi. In autunno, però, era nuovamente sul Danubio. I Romani organizzarono un’importante offensiva sul Danubio, ma si rivelò un disastro: l’Italia del nord era completamente occupata dai Quadi e dai Marcomanni. Ben assecondato da eccellenti generali, tuttavia, Marco Aurelio respinse gli invasori.
L’imperatore comprese che il pericolo generale era costituito dai Marcomanni, così, dopo aver respinto gli ultimi popoli ed aver stretto la pace con altri, i Quadi, intraprese una nuova spedizione.
I Romani penetrarono nel paese dei Marcomanni e riportarono una vittoria. Vennero attaccati anche i Quadi, poi stipularono un trattato con i Marcomanni, secondo il quale:

i Marcomanni non dovevano stringere alleanze tra di loro;

dovevano commerciare sotto il controllo romano;

dovevano restituire bottini e prigionieri;

non dovevano avvicinarsi al Danubio.

Marco Aurelio sembrò determinato a creare nuove province ma venne a sapere che Avidio Cassio si era proclamato imperatore e le province d’Oriente erano passate dalla sua parte.
La seconda guerra germanica scoppiò nel 177 e durò fino al 180 d.C. E’ conosciuta come una guerra anche peggiore della prima.
La presenza degli imperatori sul campo diventò necessaria, perché la situazione continuava a deteriorarsi. Essi lasciarono la capitale e dopo il primo anno di guerra (178) fu riportata una vittoria, probabilmente contro i Quadi. Sembra che a questo punto i barbari avessero ormai esaurito le loro forze:

gli Iazigi non solo restavano calmi, ma per loro era anche vantaggioso stare dalla parte di Roma;

i Marcomanni potevano benissimo essere romanizzati;

i Quadi pensavano di emigrare a nord.

Nel 180 la creazione delle province in quelle zone, allora, non sembrava così utopica, tuttavia, due giorni prima dell’apertura dell’ultima campagna militare, Marco Aurelio morì sul Danubio.

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