LA PRIMA TRASMISSIONE TRANSOCEANICA

LA PRIMA TRASMISSIONE TRANSOCEANICA

L’interesse per lo sfruttamento delle onde elettromagnetiche a scopo comunicativo e la sua genialità di inventore, permisero a Guglielmo Marconi di poter trasferire, verso la fine del 1894, un segnale attraverso la propagazione di onde elettromagnetiche da una parte all’altra della soffitta di casa sua. L’esperimento fu ripetuto anche all’esterno grazie all’assistenza del fratello Alfonso, il quale doveva alzare un fazzoletto tutte le volte che riceveva un segnale. Il ricevitore venne poi spostato dietro una collina e Alfonso si dotò di un fucile per segnalare l’eventuale ricezione al fratello. Marconi raccontò più tardi: “Dopo qualche minuto iniziai ad inviare, mettendo mano all’interruttore Morse… e da lontano echeggiò uno sparo nella valle”.

Da pragmatico inventore qual era, Marconi aveva molta fiducia nella sperimentazione e, affidandosi ad essa con una certa dose di fortuna (perché se avesse impiegato onde corte non ci sarebbe riuscito), poté ottenere trasmissioni a distanze sempre maggiori.

Per dimostrare al mondo che la portata della trasmissione di segnali per mezzo di onde elettromagnetiche (battezzata all’epoca con il nome di “telegrafia senza fili“) non aveva limiti, era necessario che i segnali varcassero l’Oceano Atlantico.

Montata a Poldhu (Cornovaglia) la stazione emittente, il 26 novembre 1901 Marconi si imbarcò per raggiungere St. John’s a Terranova (Canada) e lì vi costruì la stazione ricevente.

A questo riguardo Marconi raccontò:

 La mattina del 12 dicembre tutto era pronto ed il momento decisivo si avvicinava. Nonostante un fortissimo e gelido vento, si riuscì ad innalzare, dopo molti vani tentativi, un cervi volante che sollevava un’estremità dell’antenna ad un’altezza di circa 120 metri. Alle 12.30, mentre ero in ascolto al telefono del ricevitore, ecco giungere al mio orecchio debolmente, ma con tale chiarezza da non lasciare adito a dubbi, una successione ritmica dei tre punti corrispondenti alla lettera “S” dell’alfabeto Morse. I segnali di ciò che, secondo gli ordini da me impartiti, venivano lanciati nello spazio dalla stazione di Poldhu, sull’altra sponda dell’Oceano.

Era nata in quel momento la radiotelegrafia a grande distanza.

La distanza di oltre 3.000 km, che sembrava allora enorme per la radio, era stata superata, nonostante il presunto ostacolo della curvatura terrestre che tutti ritenevano insormontabile

 

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