L’ Età Repubblicana e la sua crisi
L’ Età Repubblicana e la sua crisi
La città di Roma nacque, inizialmente, come una città-stato sul modello di una città come Atene, ma in seguito alle prime conquiste dei territori si venne a creare il problema di come organizzare il territorio conquistato. Così Roma optò per il sistema municipale, secondo il quale le popolazioni dei territori conquistati venivano aggiunti alla civitas di Roma e venivano nominati come municipia(dal latino munera capere, cioè dovere assumere i doveri dei cittadini romani, senza però assumerne i diritti). Essi venivano chiamati anche cives sine suffragio, poiché non avevano diritto di voto. Però con l’aumentare dei cittadini preoccupava la situazione dello Stato perchè lo metteva in pericolo. Così si decise, quando fosse stato possibile, di istaurare il sistema delle federazioni, e, grazie a dei trattati, le città conquistate mantenevano la loro indipendenza e garantivano la supremazia dello Stato. I trattati stipulati con le città erano di due tipi :
- foedera aequa;
- foedera iniqua.
Un ruolo privilegiato avevano, invece, le città latine sia che fossero state municipi, sia che fossero state città federate, esse godevano dei diritti concessi ai tempi della lega latina : tra cui il commercium, secondo il quale i cittadini della città latine potevano essere difesi nei tribunali di Roma per questioni legate al commercio, il connubium, ovvero la possibilità di sposarsi con i cittadini romana, e il ius migrandi, cioè il diritto di trasferirsi a Roma ed esercitare il potere politico come i cittadini romani.
Una sorte peggiore spettava alle città nemiche che si arrendevano, esse infatti venivano a trovarsi in una situazione che il giurista Gaio definisce pessima libertas, cioè la peggiore libertà : infatti non potevano entrar a far parte della civitas romana, non potevano far testamento e non potevano ricevere tramite esso.
La nuova società Romana
Comunque la conquista di nuovi territori Roma diventò la superpotenza del Mediterraneo ed il contatto con le società dei popoli conquistati contribuì a modificare la società romana, che per questo si era divisa in due categorie : i nobili che governavano e volevano mantenere gli antichi costumi (mos maiorum), e i tradizionalisti, con a capo Catone, da una parte; i nobili con una mentalità più aperta e il resto della società dall’altra. I nobili più aperti verso l’introduzione delle varie culture guardavano erano ammiratori della Grecia e sostenevano l’importanza di introdurre la loro cultura. I primi contatti e rafforzamenti dei legami con i greci avvennere durante l’espansione di Roma nella Magna Grecia e nello stesso territorio greco : a Roma giunsero dalla Grecia soprattutto medici e insegnanti, tra cui
- filosofi (da ricordare che Diogene, Critolao e Carneade furono inviati a Roma, dove dopo aver riscosso buon successo furono rimandati in patria da Catone, poichè credeva che le le loro idee stessero influenzando troppo i giovani distogliendoli dalla tradizione militare);
- filologi e grammatici, che introdussero a Roma lo studio del greco, poichè i greci non volevano assolutamente imparare il latino e i romani se volevano governare anche i territori romani dovevano comunicare unicamente in greco.
I rapporti con i greci influenzarono non solo la cultura, ma anche le tradizioni e il divario tra i tradizionalisti e coloro che volevano modernizzarsi. Iniziò ad andare di moda indossare gioielli preziosi, indossare abiti ricercati, e i più ricchi cercarono di rendere più grandi e lussuose le loro case facevano studiare il greco ai propri figli o con un maestro proveniente dalla Grecia o mandandoli in Grecia stessa. L’antica istituzione familiare patriarcale si perdette, le donne diventarono più libere e si prendevano meno cura della casa e molte altre novità furono introdotte nella società e nelle tradizioni romane. Furono introdotte pure delle divinità greche nella religione romana : era infatti una religione molto aperta all’innovazione e più che esserci un rapporto persona-divinità, c’era un rapporto stato-divinità. Furono introdotti pure i riti dionisiaci (dedicate a Dionisio per i latini, Bacco per i greci) che ricordano le Baccanali
Nella società, subito dopo le guerre puniche, si vennero a creare forti squilibri, soprattutto economici dovuti alle tasse, all’inflazione, alle guerre e ad altri fattori.
Scomparve pure la piccola proprietà terriera poichè i contadini durante le guerre erano chiamati a far parte dell’esercito (circa il 15% della popolazione adulta maschile era richiamata) e al loro ritorno trovavano le loro terre incolte e aride e i loro prodotti, i cereali, erano ormai venduti dai nuovi Paesi conquistati a basso prezzo; l’unico metodo per poter guadagnare di più era quello di trasformare le loro coltivazioni di cereali in vigneti o uliveti, ma anche questo richiedeva disponibilità economiche che i contadini non possedevano e in più sarebbero stati necessari molti anni prima che i vigneti o gli uliveti producessero buoni prodotti. Così vendevano le loro terre ai grandi proprietari terrieri, con la speranza che li assumessero come lavoratori salariati, ma molto spesso non era così perchè conveniva di più il lavoro degli schiavi non salariati e la percentuale di disoccupazione a Roma iniziò ad aumentare. Allora nacque il proletariato : i contadini, divenuti disoccupati non avevano altro bene se non i figli, la prole, e venivano detti proletarii e cercavano piccoli lavori da fargli svolgere. Il governo rendendosi conto che non c’era lavoro cercò di alleggerire la situazione con delle distribuzioni di grano di massa e svolgendo giochi al circo per distrarre la popolazione.
In questo periodo si stava affermando una nuova classe sociale : i cavalieri. Essi erano i cittadini ricchi, confermato dal fatto che potevano permettersi l’armamento, ed erano nativa di Roma o di città alleate; la loro ricchezza era dovuta dai bottini di guerra e dalle tasse imposte ai cittadini delle terre conquistate; lo Stato in più non riusciva a svolgere le opere pubbliche necessarie e ha riscuotere le tasse : questo compito era affidato ai cavalieri. Lo stesso compito era svolto dagli esattori delle tasse che dovevano versare solo una quota fissa del causa di questi ed altri cambiamenti nella società e nella cultura la politica era mutata.
Intanto si stava affermando l’aristocrazia senatoria, che andava acquisendo sempre più potere politico. Infatti le assemblee popolari erano nelle loro mani e anche se i magistrati mantenevano le loro funzioni, rimanevano in carica solo per un anno, mentre i senatori erano in carica per tutta la vita. Quindi i senatori furono coloro che decisero in maggior misura la politica romana del periodo, che era basata sull’espansionismo. Inoltre le guerre avevano fatto sì che gli aristocratici acquistassero le piccole proprietà terriere affermando quindi il latifondo. La rendita delle terre veniva utilizzata non per reinvestire nell’economia, bensì per potersi concedere le vita in sfarzosi palazzi.
Spesso accadeva che i latifondi non potevano essere diretti direttamente dal latifondista, quindi le terre erano affidate ai fattori detti vilici, che rimanevano comunque degli schiavi, vi erano poi gli schiavi comuni detti vincti, ovvero “legati” perché la notte venivano legati e i braccianti semi-liberi detti soluti, cioè liberi.
I prodotti non erano destinati ad un uso domestico, ma a essere commercializzati e tra i prodotti troviamo l’olio e il vino e vennero inoltre impiantati allevamenti di bestiame.
Gli scontri a Roma
I contadini per sopravvivere si recavano presso le grandi famiglie e venivano fatti clientes. In cambio le famiglie aristocratiche pretendevano che venissero votate nelle assemblee dai clientes e così le assemblee divennero corrotte così come le magistrature : chi entrava nel mondo della politica, lo faceva per aspirare a cariche importanti (consoli, comandante dell’esercito, governatore di una provincia) perchè erano ben retribuite : i politici perseguivano i loro interessi, non gli interessi della patria.
Gli alleati italici iniziavano a nutrire odio verso Roma : essi erano legati alla capitale del regno con dei trattati e ne erano felici inizialmente perchè erano trattati da socii(come stabilito dai trattati) ed erano considerati parte della civitas(pur non facendone effettivamente parte). Però con passare del tempo il rapporto cambiò : i romani non vollero spartire con loro le terre conquistate anche grazie al loro aiuto, non venivano considerati nè parte della civitas romana, nè erano più trattati da sociis, ma come dei sudditi. Anche le provincie fuori dalla penisola nutrivano odio verso Roma : dopo aver conquistato queste regioni Roma aveva ritenuto più opportuno sostituire il precedente sovrano e mettere al potere della provincia un magistrato romano, piuttosto che stipulare uno dei due tipi di trattato (equo e iniquo). Inoltre le provincie erano assoggettate a pesanti tasse e i magistrati abusavano spesso del potere loro attribuitogli e ciò non era ben gradito dai sudditi.
Tutto ciò portava all’avvio di uno scontro sociale.
I Gracchi
Tiberio Sempronio Gracco, uomo appartenente ad una famiglia patrizia con mentalità colta e aperta ai problemi sociali, riteneva che una situazione come quella che si era venuta a creare a Roma non era per niente buona : l’esercito si era schierato con la classe dei contadini-soldati, fondata con la divisione della popolazione in classi di censo. Quindi si era formato il proletariato urbano e così Roma non avrebbe avuto un vero esercito. Quindi si doveva cercare di evitare in tutti i modi che il proletariato urbano degenerasse in una folla incontrollabile e pericolosa per la politica di Roma. Bisognava calmare i loro animi ristabilendo la classe dei piccoli coltivatori.
Per questo scopo si fece eleggere tribuno della plebe Tiberio Gracco nel 133 a.C. Egli aveva in mente un progetto su una proposta di legge : una legge agraria che presentò. Secondo questa proposta di legge, che in realtà ricalcava semplicemente una vecchia regola, nessuno poteva possedere più di 500 iugeri (125 ettari) di terreni pubblici. Ciò non avrebbe portato in miseria i senatori, ma avrebbe migliorato la vita dei plebei, poichè le terre sarebbero state divise in appezzamenti di 30 iugei e concesso ai contadini.
A causa dell’opposizione dei latifondisti, per far sì che la legge venisse rispettata e applicata, nel 132 a.C. Tiberio si candidò nuovamente come tribuno, ma ogni cittadino romano non poteva essere tribuno più di una volta e quindi i suoi nemici insinuarono che egli volesse impossessarsi del potere e si votò il senatoconsulto ultimo , per la prima volta, contro un cittadino romano. In seguito Tiberio fu ucciso.
Dieci anni dopo, però, il fratello di Tiberio, Caio Gracco, riprese la politica antisenatoria grazie alla sua elezione nel 123 a.C. in qualità di tribuno. Egli, avendo preso insegnamento da ciò che capitò al fratello, capì che era assolutamente necessario far coalizzare tutte le forze contro l’aristocrazia. Caio cercò di conquistare l’appoggio dei cavalieri assegnandogli la riscossione dei tributi nelle provincie asiatiche e con le leges Semproniae, che stabilivano cha a giudicare i reati commessi dai governatori delle provincie, finora giudicati sola dall’aristocrazia. Caio non voleva solo diminuire il potere dei senatori, ma opporgli una potente classe sociale : così introdusse distribuzioni di grano alla plebe, ripropose la legge agraria di Tiberio, ridusse i poteri dei capi militari e costruì nuove strade per migliorare le comunicazioni. Nel 122 a.C. grazie ad una legge da poco approvata fu rieletto e questa volta il suo scopo era di dare ai socii italici la cittadinanza romana, ma questo lo portò al suo declino, poichè non gli si opposero solo i senatori, ma anche i cavalieri e la plebe che credevano che dare la cittadinanza ai socii si sarebbe dimostrato solo un ostacolo nella conquista dei privilegi. Infatti l’anno successivo Caio non fu rieletto e tentò ua rivolta armata con l’appoggio degli schiavi. Il senato decide di reprimere la rivolta con la violenza e Caio decide di farsi uccidere da uno degli schiavi con lui.
Con la morta di Caio Gracco, il potere tornò nelle mani del senato che aveva ripreso la vecchia politica che non concedeva nulla a nessuno. A questi, gli optimates, si opponevano i populares, tra cui cavalieri, plebei, socii, e qualche nobile. Il proletariato urbano si schierava talvolta con uno schieramento, talvolta con l’altro, a seconda da cosa gli veniva offerto. I tribuni della plebe per acquisire maggior potere chiesero aiuto ai comandanti militari, così da aver potere non solo a Roma, ma anche al di fuori. I comandanti militari stavano per diventare coloro con i requisiti necessari per governare.
Caio Mario
In questo periodo la politica estera fu minacciata da due pericoli :
- Giugurta
- Cimbri e teutoni
Giugurta era erede del trono di Numidia e, dopo aver ucciso i cugini co-eredi, si proclamò re e fece assassinare i commercianti italici che si erano schierati a favore di Roma. Il senato, sotto le pressanti accuse dei cavaliere, gli dichiarò guerra. Intanto i cavalieri erano riusciti ad eleggere console Caio Mario, definito homus novus, che fu il primo non nobile ad essere eletto console. Gli affronti dei cimbri e dei teutoni erano ben più gravi della guerra in Numidia. Allora Mario per ovviare il problema riformò l’esercito e lo rese libero. Nel frattempo grazie all’aiuto di Lucio Cornalio Silla e di Mario il regno di Numidia venne domato.
Mario era ormai considerato la guida dei populares, per cinque anni fu rieletto console e riuscì a sconfiggere i teutoni ad Aquae Sextiae nel 102 a.C. e i cimbri ai Campi Raudii nel 101 a.C. Inoltre nei confronti delle persone meno agiate attuò una politica di concessioni che provocò l’opposizione degli ottimati. L’amico e tribuno della plebe Saturnino propose di dare ai veterani del generale di qualsiasi cittadinanza grandi appezzamenti di terreno, ma la proposta fu respinta in maniera assoluta dal senato e dalla plebe, poichè non volevano concedere privilegi derivanti dalla cittadinanza romana. Mario fu costretto a reprimere la rivolta che si scatenò, ma con questa manovra segnò la perdita dell’approvazione di molti ceti. Così venne sconfitta la politica dei populares.
Druso e la guerra sociale
I socii continuavano a chiedere la cittadinanza, ma il senato, che aveva ripreso potere, non teneva conto della loro richiesta. Con l’elezione in qualità di tribuno di Marco Livio Druso, però, la questione fu affrontata. Egli aveva intenzione di proseguire il percorso precedentemente tracciato da Caio Gracco, cioè di estendere la cittadinanza romana a tutta la penisola, cercando però di non provocare violente reazioni : prese delle decisioni a vantaggio dei ceti meno agiati e propose di ammettere in senato i cavalieri, ma questo provocò una reazione che causò la sua morte.
Intanto gli alleati italici iniziarono a fondare una grande coalizione radunati attorno alle popolazioni dei marsi e dei sanniti, formando una sorta di stato federale, con organizzazione simile a quella romana e la capitale fu stabilita a Corfinio. La guerra ebbe inizio nel 91 a.C. ad Ascoli-Piceno e da lì si estese su gran parte della penisola. Silla, alla guida dell’esercito romano, riuscì a vincere la battaglia, anche se di vittoria non si può proprio parlare : infatti il senato fu costretto a concedere alcuni benefici alle popolazioni italiche che avevano partecipato e anche a quelle che non avevano partecipato alla guerra.
Silla, Mitridate e i problemi in Oriente
In quello stesso periodo Mitridate VI, re del Ponto, regione dell’Anatolia sul mar Nero, aveva iniziato a fare rivolte contro Roma, minacciando il suo dominio in Grecia e in Asia Minore. Così nel 89 a.C. il senato romano gli dichiarò guerra, che però inizialmente rimase tale solo sulla carta. Mitridate era un nemico di Roma, ma questa non poteva occuparsene a causa della guerra sociale. Nel 88 a.C. non fu più possibile rimandare la decisione su cosa fare, dato che Mitridate aveva ucciso molti cittadini romani che abitavano nella sua regione. Allora fu inviato Silla, ma essendo un nobile, malvisto da cavalieri e dal ceto popolare, questi gli fecero revocare l’incarico per affidarlo a Caio Mario, ma Silla non accettò di buon grado la sentenza e rifiutando di obbedire marciò con dei soldati, presi dalla sete di ricchezze che l’Oriente poteva offrirgli, verso Roma e, sconfitto e costretto alla fuga Mario nel 87 a.C., partì verso l’Oriente.
Ormai il potere era in mano a chi guidava l’esercito, e l’esercito aveva le sue pretese (predare case, donne e ricchezze) alle quale Silla non poteva opporsi. Così in quattro anno l’esercito si arricchì e nel frattempo a Roma i popolari si stavano riorganizzando sotto la guida di Mario il Giovane, il figlio di Mario.
Egli infatti era riuscito a radunare un esercito composto dai veterani del padre e appoggiato da etruschi e sanniti, da sempre nemici di Silla. Nel 83 a.C. Silla sbarcò a Brindisi e strinse alleanza con Marco Licinio Crasso e Gneo Pompeo. Allora con il nuovo esercito si creò una violenta guerra civile. Nel 82 a.C. l’esercito di Mario il Giovane fu ucciso alle porte di Roma durante la battaglia di Porta Collina e lui stesso si uccise. Con questo decennio generò un numero di morti pari a mezzo milione di abitanti di tutta la penisola italiana.
Le riforme costituzionali di Silla e la fase senatoria
Dopo aver battuto definitivamente i populares, Silla si fece nominare dittatore con l’impegno di dover scrivere une leggi e formare una nuova repubblica. Tra i suoi primi provvedimenti spicca quello delle liste di proscrizione, che consistevano in delgli elenchi di persone che potevano essere uccise da chiunque volesse farlo e i loro beni, dopo esser stati confiscati, venivano messi all’asta. Queste liste costarono la vita a moltissime persone e fecero arricchire importanti personaggi storici come ad esempio Crasso. Impauriti, i sanniti scomparvero dalla vita politica. In realtà le proscrizioni furono la giustificazione per colpire il ceto dei cavalieri e qualche senatore con lo scopo di rafforzare il potere dell’aristocrazia.
Silla emana una serie di leggi :
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Con la lex de tribunicia protestate si stabiliva che i tribuni della plebe dovessero presentare la legge prima ai senatori e solo dopo la loro approvazione ai consoli;
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Con la lex de comitiis centuriatis si tentò di ridar vita ai vecchi comizi, formati prevalentemente dall’aristocrazia;
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Con la lex de magistratibus si organizzò il cursus honorum, che stabiliva che era impossibile rivestire la carica di console senza esser stati questori e pretori(l’ediltà fu esclusa dal cursus honorum). In più furono determinate delle età necessarie per rivestire ogni tipo di carica del cursus honorum (per diventare questore occorreva avere almeno 30 anni, per essere pretore 39 anni e per rivestire la carica di console 42 anni);
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I consoli e i pretori erano costretti a rimanere in città o potevano essere mandati a governare qualche provincia e poteva assumere il comando del’esercito locale solo dopo il suo periodo di governo lì. Questo provvedimento era stato creato affinchè il potere politico e militare restassero separati, anche se indebolì i magistrati;
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La carica di magistrato non poteva essere rivestita due volte consecutive : dovevano passare dieci anni dal primo mandato per poter diventare nuovamente magistrato; così il potere del senato finì per accrescersi;
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Il numero dei senatori salì da 300 a 600;
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La giustizia criminale fu affidata a dei particolari tribunali, più precisamente sei tipi di tribunali che si occupavano dei crimini specifici (concussione, tradimento, omicidio, falso, peculato e banda armata). Dato che ogni tribunale aveva bisogno di un pretore, il numero dei magistrati fu aumentato da 6 a 8; da quel momento erano considerati reati solo quelli che rientravano nelle categorie di crimini gestite dai sei tribunali.
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