INFERNO CANTO 1 PARAFRASI VV 28-63

INFERNO CANTO 1 PARAFRASI VV 28-63


(28-30)
Poi ch‟èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
sì che ‟l piè fermo sempre era ‟l più basso. 
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Dopo che ebbi riposato un po‟ le mie membra stanche, ripresi il cammino per la valle deserta, in modo tale che il piede fermo era sempre quello più basso. Se il piede fermo è quello più basso, vuol dire che Dante sta effettuando una salita; infatti, quando si cammina in salita, ad ogni passo che si effettua ci si appoggia sul piede che sta più in basso, mentre l’altro piede si porta avanti verso l’alto.


(31-33)
Ed ecco, quasi al cominciar de l‟erta,
una lonza leggiera e presta molto,
che di pel macolato era coverta; 
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Ed ecco, quasi all‟inizio della salita, una lonza agile e veloce, che aveva una pelle a macchie.“Lonza” è il nome che gli antichi diedero a un animale non ben determinato, probabilmente alla lince o al leopardo; essa simboleggia la lussuria

(34-36)
e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi ‟mpediva tanto il mio cammino,
ch‟i‟ fui per ritornar più volte vòlto.

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E questa fiera non mi si toglieva dinanzi, anzi ostacolava tanto il mio cammino che fui tentato a più riprese di tornare indietro. La lonza che impedisce a Dante di salire sul colle rappresenta allegoricamente la lussuria che ostacola la via verso il pentimento e la conversione.


(37-43)
Temp‟era dal principio del mattino,
e ‟l sol montava ‟n sù con quelle stelle
ch‟eran con lui quando l‟amor divino
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch‟a bene sperar m‟era cagione
di quella fiera a la gaetta pelle
l‟ora del tempo e la dolce stagione; 
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Era l‟inizio del mattino(le 6 circa), e il sole sorgeva assieme agli astri con i quali fu creato da Dio.All’epoca di Dante si pensava che quando Dio creò il mondo il sole si trovasse nella costellazione dell’Ariete; quindi è primavera.L‟ora mattutina e la stagione primaverilemi infondevano speranza di superare l‟ostacolo rappresentato da quella fiera dal manto screziato.

(44-45)
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m‟apparve d‟un leone. 
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Ma la mia speranza si tramutò in paura di fronte alla vista di un leone.Nella letteratura religiosa e morale del Medioevo il leone era simbolo della superbia.

(46-48)
Questi parea che contra me venesse
con la test‟alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l‟aere ne tremesse 
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Questo leone sembrava che si avvicinasse minacciosamentea me con la testa alta(segno di superbia)e con rabbiosa fame, tale che persino l‟aria sembrava tremasse per la paura.

(49-51)
Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame, 
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Quindi mi apparve una lupa, che per quanto era magra sembrava desiderosa di tutti i piaceri mondani, e che già rese infelice molta gente.Il significato simbolico della lupa è la “cupidigia” o l’”avarizia”, in cui va inteso non solo il desiderio di denaro, ma anche quello deglionori e degli altri beni terreni.

(52-54)
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch‟uscia di sua vista,
ch‟io perdei la speranza de l‟altezza. 
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Questa belva(la lupa)mi arrecò così tanto turbamento per il terrore che sprigionava alla sua vista cheio mi sentii perdere la speranza di raggiungere la sommità del colle.L’ostinazione delle tre fiere e, in particolare, della lupa, che è la più difficile da vincere, rappresentano la tenacia della suggestione del peccato, alla quale non si può opporre l’uomo privo di aiuto e di guida.

(55-60)
E qual è quei che volentieri acquista,
e giugne ‟l tempo che perder lo face,
che ‟n tutt‟i suoi pensier piange e s‟attrista;
tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi ‟ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove ‟l sol tace. 
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Come l‟avaro si addolora profondamente quando giunge il momento che gli fa perdere tutto ciò che egli con tanta fatica ha accumulato, così quella bestia feroce, avanzando contro di me, mi tormentava, perché un po‟ per volta mi costringeva a tornare verso la selva oscura, facendomi perdere il terreno guadagnato.

(61-63)
Mentre ch‟i‟ rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
chi per lungo silenzio parea fioco.
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Mentre ero costretto a retrocedere verso la valle, mi apparve una figura umana che mi dava l‟impressione di essere diventata evanescente per essere stata molto tempo in silenzio.Si tratta del poeta Publio Virgilio Marone, che qui personifica la ragione umana. Apparendo sotto questo aspetto, Virgilio simboleggia il fatto che per Dante la voce della ragione, in seguito al suo traviamento, si è indebolita.
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