I SEPOLCRI UGO FOSCOLO
I SEPOLCRI UGO FOSCOLO
Dei sepolcri è l’opera di Ugo Foscolo più compatta e conclusa, composta da 295 endecasillabi sciolti.
I Sepolcri sono un poemetto scritto sotto forma di epistola poetica indirizzata all’amico Ippolito Pindemonte. L’occasione fu una discussione originata dall’editto napoleonico di Saint Cloud con cui si imponevano le sepolture fuori dei confini delle città e si regolamentavano le iscrizioni sulle lapidi. Pindemonte sosteneva il valore della sepoltura individuale, mentre Foscolo aveva negato l’importanza delle tombe, poiché la morte produce la fatale dissoluzione dell’essere. Foscolo riprese quella discussione ribadendo le sue tesi materialistiche sulla morte. Il carme ha al centro il motivo della morte: ma superata l’idea che essa sia solamente un nulla eterno, ma le contrappone l’illusione di una sopravvivenza sopra la morte. La tomba assume un valore fondamentale nella civiltà umana: è il centro degli affetti familiari e la garanzia della loro durata dopo la morte, è il centro dei valori civili e tramanda la memoria dei grandi uomini e delle azioni eroiche spingendo alla loro imitazione. I sepolcri sono dunque una densa meditazione filosofica e poetica: essa però è esposta attraverso una serie di figurazioni e miti. Il carme ha una struttura rigorosa e armonica e la prospettiva spazio temporale è estremamente mossa. Si passa dallo spazio ristretto e appartato della tomba alla prospettiva immensa della terra e del mare in cui la morte semina le infinite ossa degli uomini. Il linguaggio è elevato e aulico; il lessico rimanda alla tradizione della poesia classicheggiante.