ALLA LUNA DI LEOPARDI BREVE ANALISI

ALLA LUNA DI LEOPARDI BREVE ANALISI


-Alla luna è forse il primo idillio di Leopardi (composto a Recanati forse verso la fine dell’estate del 1819), a giudicare dall’ordinamento del più antico autografo napoletano, dove precede L’infinito. Nel “Nuovo Ricoglitore” milanese e poi nell’edizione bolognese dei Versi compare col titolo La ricordanza, ma nelle edizioni successive questo titolo venne sacrificato per evitare la sovrapposizione con l’altro canto intitolato Le ricordanze. Da notare ancora che i versi 13-14 compaiono solo nell’ultima edizione postuma curata dal Ranieri a Firenze nel 1845 e introducono nel clima delle giovanili illusioni la coscienza, più tarda del disinganno finale della vita.


Metro: endecasillabi sciolti.

Il poeta si rivolge alla luna e ricorda che l’anno prima era pieno d’angoscia nel rimirarla; e la luna era la stessa, sovrastante, come ora, la selva. I suoi occhi allora la contemplavano fra il pianto, perché‚ la sua vita era piena d’affanno. Lo è ancora, ma lo conforta la memoria che anche se triste torna gradita, perché‚ avvivata dalla speranza di felicità futura.

O graziosa luna, io mi rammento            (prima parte)

che, or volge l’anno, sovra questo colle

io venia pien d’angoscia a rimirarti:

e tu pendevi allor su quella selva

siccome or fai, che tutta la rischiari.

Ma nebuloso e tremulo dal pianto

che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci

il tuo volto apparia, che travagliosa

era mia vita: ed Š, n‚ cangia stile,

o mia diletta luna. E pur mi giova (seconda parte)

la ricordanza e il noverar l’etate

del mio dolore. Oh come grato occorre

nel tempo giovanil, quando ancor lungo

la speme e breve ha la memoria il corso,

il rimembrar delle passate cose,

ancor che triste e che l’affanno duri!

Il tema dominante di questo idillio è la ricordanza (come è indicato nel titolo primitivo). Nella lirica leopardiana ha molta importanza il tema della memoria. Il Leopardi scriveva nello Zibaldone(4426) (14 dicembre 1828):

Un oggetto qualunque, per esempio un luogo, un sito, una campagna, per bella che sia, se non desta alcuna rimembranza, non è poetica punto a vederla. La medesima, ed anche un sito, un oggetto qualunque, affatto impoetico in sé, sarà poetichissimo (sic) a rimembrarlo. La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico, non per altro se non perché‚ il presente qual ch’egli sia, non può essere poetico; e il poetico, in uno o in altro modo, si trova sempre consistere nel lontano, nell’indefinito, nel vago“. (vedi anche il II dei CXI Pensieri)

Altro tema è quello della luna, astro privilegiato dalla poesia romantica e più volte al centro della contemplazione poetica del Leopardi. Ma in questo idillio essa viene raffigurata in modo del tutto particolare: come interlocutrice in un colloquio intimo e sofferto, quasi una persona, seppure impassibile e irraggiungibile (nota le invocazioni “O graziosa luna…o mia diletta luna”.

Da notare in questa poesia, ma anche in moltissime altre poesie leopardiane, la strutturazione. Nella prima parte si rileva una descrizione, mista a una narrazione di un’esperienza vissuta; nella seconda parte invece prevale la meditazione e la riflessione personale, conclusa quasi da una massima filosofica. Nella poesia del Leopardi l’esperienza di vita e la meditazione filosofica sono intimamente legate.

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