ALBA CAPRONI SCHEMA METRICO
Amore mio, nei vapori d’un bar
all’alba, amore mio che inverno
lungo e che brivido attenderti ! Qua
dove il marmo nel sangue è gelo, e sa
di rifresco anche l’occhio, ora nell’ermo
rumore oltre la brina io quale tram odo,
che apre e richiude in eterno
le deserte sue porte ? … Amore, io ho fermo
il polso: e se il bicchiere entro il fragore
sottile ha un tremitìo tra i denti, è forse di
tali ruote un’eco. Ma tu, amore, non
dirmi, ora che in vece tua già il sole
sgorga, non dirmi che da quelle porte
qui, col tuo passo, già attendo la morte.
METRO: sonetto di endecasillabi a rima (non sempre perfetta) ABAA.BABB.CC’C.DEE.
Datato sul ms. “1945”, fu edito in “Fiera letteraria” il 12 dicembre 1948, poi in “Botteghe oscure”, VI, luglio-dicembre 1950; infine in volume in Stanze della funicolare (De Luca, Roma 1952). Ambientato in un bar all’alba, come altri numerosi testi caproniani, il sonetto rinvia a un passo di Litania (vv. 133-134: «Genova di caserma. / Di latteria. Di sperma») per i comuni riferimenti sessuali. Ma vi è anche il ricordo della tragica alba vissuta dal poeta in occasione della morte della fidanzata Olga Franzoni, nel ’36. La metafora del tram annunciatore di morte si ritrova nel sonetto Notte, 2-3: «mentre illune / transita sulla terra ancora un tram», 13-14: «e muore / tra i lenti accordi quel gelido t ram»; e un parallelo si può trovare pure nell’immagine della funicolare in Il passaggio d’Enea, Stanze della funicolare.
1 nei vapori d’un bar: cfr. Caproni, Il passaggio d’Enea, Notte, 1-2: «in un bar / (in un bar nella nebbia)» e Il
seme del piangere, Ad portam inferi, 13-15: «di nebbia / e di vapori è piena / la sala». 4 il marmo nel
sangue è gelo: cfr. Tasso, Rime, 1450 , 40: «Son di marmo e di gelo». 4-5 sa / di rifresco: Caproni in un racconto uscito sulla «Repubblica» dell’11 giugno 1 948, Il cappuccino, così chiariva il senso del termine: «Una nuvola di vapore tiepido e un vago odor di rif resco si spandeva nel bar da pochi minuti aperto [… ] lo strano odore di segatura e di varechina annacquata» ; e in un’intervista del 1981: «Ero in una latteria […] di quelle con i tavoli di marmo, con le stoviglie mal rigovernate che sanno appunto di “rifresco”». Il vo cabolo invero non esiste in italiano, ma è un calco del genovese “refrescûmme”, nel senso di «odore che danno le stoviglie mal lavate»; cfr. anche Il passaggio d’Enea, Stanze della funicolare, Versi, II, 7: «l’alba che sa di rifresco». 6-7 quale tram / odo: cfr. Il passaggio d’Enea, Stanze della funicolare, Versi, III, 11: «primo melodioso tram» (e più avanti, IX, 1 si trova una s truttura sintattica simile: «quale fresca pioggia c ade»); inoltre Il passaggio d’Enea, All alone, Versi, VI, 5: «il primo tram». 10 ha un tremitìo tra i denti: cfr. Caproni, Il passaggio d’Enea, 1944, 14 «tu che ai miei denti il tuo tremito imponi». 12-13 già il sole sgorga : cfr. D’Annunzio, Maia, Laus vitae, 11.209-10: «dal ciel sgorgar fa / Espero»; e Mont ale, Ossi di seppia, Arsenio, 28: «sgorga bianca la stella di Canicola».