IL COLONIALISMO EUROPEO

IL COLONIALISMO EUROPEO

IL COLONIALISMO EUROPEO


                  

INTRODUZIONE
L’approfondimento che abbiamo preparato sul colonialismo, prevede qualche cenno riepilogativo di quel che è stato il colonialismo antico e la nascita del colonialismo moderno che abbiamo affrontato l’anno scorso, proprio per poter meglio sviluppare l’argomento principale che sarà il cuore della nostra ricerca, ossia il colonialismo europeo nel 19°esimo secolo, con particolare riguardo ai continenti africano ed asiatico.
Infine accompagneremo brevemente l’evolversi di questo  processo che dal punto di vista storico, economico e sociale, ancora sta influenzando la nostra realtà contemporanea.

TERMINOLOGIA
Occorre chiarire che per “colonizzazione” si intende il processo di espansione e di conquista, mentre il termine “colonialismo” definisce più propriamente l’organizzazione politica, sociale ed economica intrapresa nei domini.
‘Colonialismo’ viene spesso usato come sinonimo di “imperia¬lismo”, mentre in realtà quest’ultimo ne è una forma più complessa, assunta nel corso della storia, ossia quando si passò dall’informalità del libero commercio all’assoggettamento diretto dei territori conquistati e precisamente durante il 19°esimo secolo.

Il colonialismo viene distinto in antico e moderno. 

COLONIALISMO ANTICO

La colonizzazione è un fenomeno che risale ai Fenici ed ai Greci.
Si trattava di un tipo di colonizzazione, determinato soprattutto da carestie, lotte politiche o per il rifornimento di materie prime di cui la madrepatria era carente; prevedeva la fondazione di insediamenti stabili nei quali i cittadini che immigravano trasferivano il loro modo di vita, la loro civiltà, che si fondeva con quella delle popolazioni locali, dando origine a centri che sarebbero diventati fiorenti città. Parliamo dunque di un colonialismo economico, commerciale e demografico

Diverse erano le forme del colonialismo romano, che era prevalentemente politico-militare, dettato dall’esigenza di controllare i confini ed acquisire terre da distribuire ai veterani.

    
IL COLONIALISMO MODERNO

Il ‘Colonialismo’ moderno ha inizio intorno al 1400 con i viaggi d’esplorazione ad opera dei primi conquistadores portoghesi che ambivano a  scoprire la via marittima delle Indie, con  l’obiet¬tivo di sfruttarne le ricchezze.  Le motivazioni di quella prima fase della colonizzazione furono senz’altro di tipo economico, soprattutto per la ricerca di metalli preziosi, ma anche di tipo religioso, per diffondere il cristianesimo e combattere gli infedeli, idee queste ultime, che circolavano specialmente in ambiente spagnolo. Ma abbiamo visto che vi furono anche motivazioni culturali, grazie allo spirito umanistico che andava diffondendosi in quegli anni, che coinvolse la curiosità degli intellettuali dell’epoca, spingendoli ad intraprendere lunghi viaggi alla scoperta di verità scientifiche e geografiche. 
In questa prima fase, dunque, furono Spagna e Portogallo a finanziare viaggi di esplorazione. Citerei soltanto 3 tra le imprese memorabili

•    1488 Bartolomeo Diaz  doppiò Capo di Buona Speranza 
•    1492 Cristoforo Colombo  scoprì l’America 
•    1519-1522 Ferdinando Magellano compì in quasi tre anni la circumnavigazione del mondo; a questo proposito, proprio questa settimana, è stata diffusa la notizia che un gruppo di ricercatori ha scoperto come durante la circumnavigazione, Magellano venne sorpreso in pieno oceano pacifico dal ciclone El Nino le cui correnti resero la traversata estremamente più semplice per l’equipaggio ormai stremato da mesi di navigazione, rendendo possibile la conclusione di un viaggio che altrimenti si sarebbe interrotto. (la Stampa – 14-05-08)

Gli Spagnoli conquistarono quasi tutta l’America Latina,  distruggendo le antiche civiltà Maya, Inca e Atzeca: devastarono le società colonizzate, sottoponendole ad un intenso sfruttamento prima nelle miniere e poi nelle piantagioni.
Dobbiamo ricordare che nella mentalità degli uomini del tempo le popolazioni indigene erano considerate in modo differente: il conquistadore Colombo e lo scrittore umanista Sepùlveda, consideravano gli indigeni come animali, “humuncoli”, cioè esseri inferiori rispetto alla razza umana, mentre altri filosofi e pensatori del tempo come Montaigne e Las Casas li consideravano uguali agli europei. 
Nel periodo che va dalla fine del 1400 ai primi anni del 1800 non solo portoghesi e spagnoli, ma anche olandesi, francesi ed inglesi fecero delle Americhe colonie di insediamento, basate sul sistema delle pianta¬gioni schiavistiche . Il continente africano diventò il fornitore di schiavi per le piantagioni d’oltreoceano.
Fra tutte le potenze commer¬ciali emerse l’Inghilterra che estese i suoi possedimenti su tutti i continenti ed iniziò ad utilizzare gli Stati Uniti ed Australia anche come colonie di popolamento.

L’accumulo di ricchezze in Europa, e soprat¬tutto in Inghilterra, forte della sua superiorità marit¬tima e commerciale e della sua più avanzata ed ef¬ficiente organizzazione, permise, verso la fine del secolo XVIII, lo sviluppo su vasta scala della produzione manifatturiera e diede il via alla rivoluzione industriale trasformando definitivamente i termini dell’economia mondiale. L’Inghilterra, pri¬mo paese ad operare la rivoluzione industriale, man¬terrà la supremazia e quindi il monopolio, anche coloniale, fino quasi alla fine del secolo XIX.

IL COLONIALISMO EUROPEO DEL 19°ESIMO SECOLO : L’IMPERIALISMO

Dal 19°esimo secolo la spinta espansionistica dei paesi europei continuò verso l’Asia e l’Africa.
La meta non fu più l’America, dove, nel frattempo erano iniziate le guerre d’indipendenza (1804-1825) che avrebbero portato le colonie spagnole  latinoamericane a conquistare l’autonomia dalla madrepatria. 
(Abbiamo brevemente visto quest’anno quali cause innescarono il processo di rivoluzione: 1) la violazione dei vincoli del patto atlantico riguardante gli interscambi commerciali; 2) la limitazione del potere della Chiesa e l’abbattimento delle reducciones  3) la diffusione delle nuove idee illuministiche tra i creoli; 4) la consapevolezza che un’economia orientata all’esportazione non producesse benefici. La disputa tra Spagna e Francia fu la scintilla che fece scoppiare le rivolte che portarono via, via molti paesi latini all’indipendenza.) 

In questo stesso periodo vennero abolite la schiavitù e la tratta degli schiavi. 

Nel periodo che precedette la realizzazione del canale di Suez  le potenze europee si limitarono a conquistare le coste, i porti e i punti strategici lungo le grandi rotte marittime. L’apertura del canale nel 1869 permise alle navi europee di accorciare notevolmente le rotte per raggiungere i paesi dell’Asia, infatti non era più necessario circumnavigare l’Africa, riducendo notevolmente i costi. Il Mediterraneo, dopo la scoperta dell’America, aveva perso la sua importanza commerciale, ma in questi anni si ripopolò di navi e riconquistò la sua antica posizione di centro del commercio mondiale.
Fu allora che i grandi esploratori cominciarono a penetrare nelle regioni interne dell’Africa, mentre dietro di loro marciavano gli eserciti coloniali che prendevano possesso, in nome dei rispettivi Stati, delle terre del continente africano.
Viaggi avventurosi, pieni di insidie, dalle malattie alle belve, fino a quel momento sconosciute. Gli esploratori inglesi Burton, Livingstone e Stanley esplorarono l’Africa centrale, scoprendo il lago Vittoria e penetrando fino alle sorgenti del Nilo, che fino a quel momento nessun geografo sapeva dove fossero. L’italiano Vittorio Bòttego esplorò l’Etiopia, l’Eritrea e la Somalia, mentre Pietro Savorgnan di Brazzà, grande esploratore, friulano d’origine ma francese d’adozione, visitò il vasto Congo (chiamato poi Brazzaville in suo onore)  per conto della Francia.
Francia e Inghilterra furono i primi Stati europei ad insediarsi in Africa: la prima estese i suoi territori partendo dall’Algeria  fino alla parte occidentale ed equatoriale del continente, mentre la seconda, entrò in possesso di un sistema coloniale che dal Cairo arrivava fino a Città del Capo, in Sud Africa. 
Come avvenne in America, anche la colonizzazione dell’Africa comportò atrocità a carico delle popolazioni indigene. I Belgi in Congo costrinsero gli abitanti ai lavori forzati, dominandoli con regimi terroristici.
Più tardi, nei primi anni del ‘900, (ma vale la pena di ricordarlo in questo contesto storico) i tedeschi massacrarono gli Herero, una popolazione di pastori bantù che si ribellò alla colonizzazione delle loro terre sud-occidentali.
Possiamo ben dire che fu il primo genocidio del XX secolo perchè 65000 Herero, vennero deportati in pieno deserto ed avvelenati con l’acqua che le truppe tedesche distribuirono.La spartizione dell’Africa meglio nota in inglese come “scramble for Africa”, traducibile in “lo sgomitare per l’Africa” sarebbe stata assai difficile se alcuni fattori non avessero semplificato il processo di conquista. La mortalità per febbri tropicali venne frenata dalla scoperta del chinino; la sostituzione del moschetto con nuovi fucili a percussione rese nettamente superiore gli eserciti europei rispetto alle difese africane. 
La Conferenza di Berlino del 1884 e 1885, a cui parteciparono le maggiori potenze europee, fu uno dei tentativi per regolare la corsa all’Africa.
Tra i punti discussi vi furono:
•    la spartizione del Congo, che venne suddiviso tra Congo francese e Congo belga lungo il fiume Congo; 
•    la libera navigabilità dei principali fiumi, essenziali vie commerciali, tra cui il fiume Congo ed il fiume Niger, in favore del libero scambio; 
•    una risoluzione contro la schiavitù, che divenne illegale, ma restò ampiamente applicata in tutta l’Africa; 
•    il principio di effettività, che sancì il possesso del territorio solo previa ratifica, secondo il principio per cui chi arriva prima può vantarne i diritti; 
In particolare è il principio di effettività la molla che accelera lo “scramble for Africa”: la necessità di giungere per primi in un dato territorio, nonché la necessità della sua occupazione reale per poterne rivendicare il possesso, porta ad una vera corsa nel tentativo di occupare un maggior numero di territori, che vennero poi delimitati dalle parti secondo trattati territoriali basati su confini astratti e fittizi.
Le dispute relative alla spartizione dell’Africa, ed il conseguente inasprirsi delle relazioni tra le grandi potenze dell’epoca, rientrano tra le cause del primo conflitto mondiale.
Nella cartina sottostante si possono vedere le suddivisioni territoriali.

INGHILTERRA
Il territorio coloniale inglese, come abbiamo già accennato, partiva dall’Egitto estendendosi fino al SudAfrica.
Non subito l’Inghilterra aveva mostrato interesse al canale di Suez,  la cui costruzione fu per anni curata dalla Francia in collaborazione con il governo egiziano. Solo nel 1875 il governo inglese riuscì ad appropriarsi delle azioni del Canale di proprietà del sovrano egiziano Ismail. Quando quest’ultimo annunciò che non avrebbe rimborsato il debito, Gran Bretagna e Francia assunsero insieme il controllo sulle finanze del paese e lo costrinsero ad abdicare. Successivamente alla repressione di una rivolta interna, la Gran Bretagna approfittò per instaurare la sua dominazione informale: fu lasciato all’Egitto la sua autonomia amministrativa, obbligandolo però a dipendere dai conquistatori per tutte le questioni economiche. 
Con l’apertura del Canale di Suez, il Sud Africa, sino ad allora terra obbligata per la circumnavigazione, venne quasi dimenticato per un certo tempo nelle mani dei Boeri, coloni di origine olandese divenuti cittadini britannici.
Dopo un tentativo di conquista, gli inglesi lasciarono che i boeri sfruttassero i giacimenti d’oro sudafricani …. finchè non si scoprì che quella terra era anche ricchissima di giacimenti di diamanti. Dopo una serie di scontri, gli Inglesi tolsero ai Boeri le terre dello Stato Libero di Orange e del Transvaal, impossessandosi così dei ricchissimi di giacimenti minerari.
La filosofia del colonialismo inglese non interferiva nella cultura e nelle usanze locali, mantenendo ad esempio al potere sotto tutela inglese i capi tradizionali o lasciando il diritto di famiglia sotto la giurisdizione di corti indigene. Questo sistema di governo incontrava minori resistenze presso le popolazioni colonizzate ma privilegiava gli elementi più conservatori delle società indigene. 

ITALIA
Le mire espansionistiche del governo italiano si indirizzarono verso una zona dell’Africa orientale nella quale l’insediamento coloniale appariva più agevole, sia perché esploratori e missionari avevano aperto un varco in quella regione, sia perché la concorrenza degli altri Paesi nella zona era meno agguerrita. Dopo aver acquistato nel 1882 la baia di Assab, sulla costa meridionale del Mar Rosso, il governo italiano inviò i contingenti dell’esercito in quella che avrebbe formato la futura colonia di Eritrea, stanziandosi poi in Somalia e ponendo le basi per la successiva avanzata in Abissinia (ora Etiopia); ma la pronta reazione delle truppe abissine costrinse inizialmente alla resa. Dopo questa prima sconfitta l’Italia subì, il 1 marzo 1896, la pesante disfatta di Adua, nella quale caddero sul campo circa 7.000 uomini. Nello stesso anno fu conclusa la pace di Addis Abeba, con la quale l’Italia rinunciava alle sue mire espansionistiche in Abissinia. Il colonialismo italiano sarebbe stato rilanciato successivamente dal regime fascista.

FRANCIA
L’Africa Occidentale Francese comprendeva inizialmente le colonie francesi di Costa d’Avorio, Senegal, Guinea e Sudan, mentre Niger, Mauritania e Alto Volta (l’attuale Burkina Faso) si aggiunsero in seguito. Con il trattato di Bardo, nel 1881, stabilirono anche un protettorato sulla Tunisia.
Tutto quel vasto impero era un’evidente costruzione artificiosa, volta a soddisfare gli interessi economici della Francia. La colonia venne posta sotto l’autorità di un governatore francese di stanza a Dakar, in Senegal, che divenne capitale della federazione.
La Francia proponeva un modello filosofico e politico “assimilazionista” in cui gli africani potevano ottenere gli stessi diritti dei francesi se acquisivano la cultura e i valori della nazione francese. Nella pratica, tuttavia, le possibilità per gli africani di partecipare realmente all’amministrazione e agli affari pubblici su un piano di parità con i bianchi erano in realtà limitatissime. 

GERMANIA
La colonia d’Africa Orientale Tedesca comprendeva gli attuali stati di Burundi, Ruanda e Tanzania (escluso l’arcipelago di Zanzibar).
La colonia fu fondata nel 1885 e cessò di esistere durante la Prima Guerra Mondiale, quando venne occupata dalle forze britanniche. 
Pur non essendo interessata alla corsa coloniale in Africa, limitandosi ai modesti territori sulle coste occidentali e sud orientali, la Germania di quegli anni, retta dal Bismarck, il cancelliere di ferro, attuò una politica assai astuta, procurandosi alleanze.
All’interno dei paesi della colonia tedesca operava la Compagnia tedesca dell’Africa Orientale, un’organizzazione fondata dallo stesso Bismarck allo scopo di amministrare la colonia con l’autorizzazione ad agire per conto dell’Impero tedesco.
Tuttavia le continue insurrezioni delle popolazioni locali resero evidente che la Compagnia non era in grado di garantire il controllo dei territori assegnati. Fu quindi sollevata dall’incarico, e il governo tedesco iniziò ad amministrare direttamente i propri possedimenti in Africa orientale. La Compagnia mantenne una presenza minore nell’area, limitandosi a gestire alcune attività commerciali e piantagioni.

BELGIO
L’impero coloniale belga nacque come proprietà privata del re del Belgio Leopoldo II; egli organizzò il suo immenso possedimento, il Congo belga, 76 volte più grande del Belgio stesso, ricorrendo, come si seppe in seguito, ad un regime terroristico di sfruttamento della popolazione indigena.

RIFLESSIONI SULLA SPARTIZIONE D’AFRICA
La spartizione dell’Africa che seguì il congresso di Berlino favorì la costituzione di Stati organizzati per permettere un più efficiente sfruttamento delle risorse dei paesi e delle popolazioni dominate. La ricerca del profitto diventò una politica nazionale perseguita dagli Stati europei, finanziata con fondi pubblici, assistita dalla costituzione di apparati amministrativi e politici. 

II ‘Colonialismo’ diventò il metodo di organizzazione della produzione basato sullo sfruttamento di una forza lavoro priva di diritti politici e sociali, che portava ad un trasferimento netto di ricchezza dalla colonia alla madrepatria, con un’economia orientata verso l’esportazione e non alla creazione di un mercato interno, cosicchè le terre assoggettate continuavano a produrre quello che non consumavano e a consumare quello che non pro¬ducevano.

Il danno arrecato all’Africa fu politico, economico ed addirittura psicologico e morale. 
Le società africane vennero sconvolte nel processo di civilizzazione e la cultura preesistente venne sgretolata.

Per citare le parole di un’ attivista politica indiana (Arundhati Roy), “Stabilire i pro ed i contro del colonialismo è come dibattere i pro ed i contro di uno stupro”.

BIBLIOGRAFIA
La bibliografia da cui ho elaborato il mio approfondimento, deriva da testi pubblicati su internet; in particolare dal “Dizionario di Politica”, che è una raccolta di materiale sul colonialismo sotto il profilo storico e politico.
Inoltre ho lavorato su una ricerca intitolata  “dal colonialismo alla globalizzazione”, pubblicata su un sito specifico di storia. Ho reperito altro materiale sul colonialismo in Africa e sui  grandi esploratori  dalle enciclopedie online.

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