LEGHORN ITALY BOMBING 1943

LEGHORN ITALY BOMBING 1943

LEGHORN ITALY BOMBING 1943

giugno 1943 us bombing livorno
giugno 1943 us bombing livorno

bombardieri statunitensi Boeing B-17
Flying Fortress della NASAF (North African Strategic Air Force) attaccarono
in maniera pesante la citta’ di Livorno ARCHIVIO FOTOGRAFICO


Venerdi’ 28 maggio 1943, formazioni di bombardieri statunitensi Boeing B-17
Flying Fortress della NASAF (North African Strategic Air Force) attaccarono
in maniera pesante la citta’ di Livorno, colpendo sia le installazioni
portuali, sia i quartieri residenziali, sia le industrie.
Il bilancio delle vittime viene da una fonte (1) stimato in trecento morti e
un migliaio di feriti.
Un’altra fonte (2), un po’ piu’ dettagliata, riferisce che l’incursione fu
compiuta da poco meno di 100 B-17 e che essa ebbe esiti devastanti. In
particolare, furono gravemente danneggiate *numerose navi* e dati alla
fiamme *diciassette depositi di carburante su diciotto*.
Interi quartieri subirono gravi distruzioni e i morti sarebbero stati 249.
La *Cronologia delle Operazioni dell’US Army Air Force* del mese di maggio
1943 commentava laconicamente che il giorno 28 *in Italy, NASAF B-17’s bomb
the oil refinery, marshalling yard, harbor, and shipbuilding yards at
Leghorn*.

 

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WW2 LIVORNO SOTTO LE BOMBE

WW2 LIVORNO SOTTO LE BOMBE

WW2 LIVORNO SOTTO LE BOMBE

E’ il 28 maggio 1943 e per la prima volta, da quando è iniziato il secondo conflitto mondiale, la città di Livorno subisce un bombardamento aereo “ALLA CIECA” da parte degli alleati. Tutto inizia alle undici del mattino, quando la popolazione, abituata al coprifuoco con quell’attesa angosciosa di un evento che prima o poi avrebbe conosciuto, ma che non si aspettava certo in pieno giorno, si dà da fare in quelle che sono diventate ormai le attività quotidiane di guerra contro un duro e potente invasore. Improvvisamente l’urlo contemporaneo e terrificante delle sirene di allarme sconvolge la vita dei livornesi, che presi dal terrore si affrettano a ripararsi nei rifugi . E’ l’attacco che da troppo tempo si aspettavano; e che senz’altro la cinica freddezza degli Alleati non glielo avrebbero risparmiato.
Quante volte avevano sentito passare sulle loro teste i rumori assordanti delle fortezze volanti che ritornavano dalle loro incursioni e quante volte avevano ringraziato Dio per essere di nuovo scampati ad una tragedia. Adesso era la loro volta.
Quel giorno però Livorno toccò con mano il suo primo bombardamento a tappeto, ovvero come lo chiamavano gli inglesi, “area bombing”. L’effetto di questa drammatica tattica di attacco aereo era teso a paralizzare i servizi essenziali della città e con essi le sue industrie.
A tale proposito già Churchill, durante il primo attacco inglese a Foggia, che era costato 22.000 vittime, ebbe a dire che l’aveva “coventrizzata”. Quella fatidica mattina del 28 maggio 1943 la “coventrizzazione” toccò a Livorno. Venticinque minuti dopo che erano suonate le sirene, Livorno venne sommersa dal ferro e dal fuoco. Il primo lancio di bombe sconquassò la città. I tetti, le mura e gli edifici interi saltarono in aria e le macerie ricadendo ovunque causavano ulteriori danni e vittime.
Livorno fu colpita sia in tutta la zona nord che in centro. Le zone più danneggiate furono il duomo e Piazza Grande, il porto, il quartiere della Venezia, l’area della sinagoga (a quel tempo la più bella d’ Europa), il mercato e gli scali d’Azeglio. Fu proprio quest’ultimo il luogo che subì la maggior parte delle perdite umane in un sol giorno: sotto il livello della strada che corre lungo gli scali era stato allestito un ricovero di fortuna in cui la gente cercava protezione durante i bombardamenti; ma l’area del rifugio fu centrata da una potente bomba aerea e vi rimasero sepolte più di duecento persone. Non fu possibile estrarre nessuno vivo dalle rovine e nemmeno recuperare i corpi per restituirli alle famiglie: sulle macerie venne colata calce viva e la maggior parte dei morti giace ancora sepolta là sotto.
A questo seguirono più di cento altri bombardamenti, in cui persero la vita oltre 1300 persone (soprattutto civili, come purtroppo avviene in tutte le guerre), crollarono o furono danneggiate decine di migliaia di abitazioni, ci furono 20.000 sfollati. Inoltre vennero distrutti il duomo, la stazione ferroviaria, la stazione marittima, le infrastrutture portuali, la zona industriale. Dalla Venezia a Piazza Magenta, da via Mastacchi a viale Italia,non ci fu isolato che non avesse subito danni. Ci vollero decine d’anni perché la città si riprendesse da quelle ferite non solo materiali.

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