GIUSEPPE UNGARETTI VITA

GIUSEPPE UNGARETTI VITA

GIUSEPPE UNGARETTI VITA


Nasce nel 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi, trasferiti per fare fortuna. Il padre è operaio al canale di Suez e muore quando il figlio ha solo 2 anni. La madre gestisce un forno nella periferia povera della città. Ungaretti vive la sua infanzia in questo luogo lontano dall’italia. Frequentava una delle scuole più prestigiosi di Alessandria, anni di grandi letture. Fino al 1912 sta ad alessandria. Legge Leopardi, Bodlaire, Nietzche. Anni vissuti in un contesto multietnico, dove vivono esperienze linguistiche e culturali diverse.

Il porto sepolto è il titolo della sua prima raccolta poetica. Sotto Alessandria d’Egitto vi è secondo dei racconti un porto sepolto.

Abbastanza giovane si trasferisce a Parigi nel 1912, lascia il deserto egiziano e si reca a parigi, luogo di grande fermento culturale e luogo delle avanguardie. Studia la sorbona, facoltà di lettere dell’università di parigi. Conosce Apolinaire che scrive calligrammi.

Incontra un amico di infanzia mohammed Scheab, morira suicida nel 1913 a Parigi, eventi che lo formano. Nel 14 lascia Parigi. Esperienza della guerra, Ungaretti è un interventista e parte volontario. Contatti con i futuristi che lo avevano convinto che fosse una buona cosa. È più vecchio degli altri soldati.

Ungaretti è un nazionalista, rivuole le terre irredente, venezia-giulia, fiume dalmazia. È caporale perché è più anziano degli altri. Viene mandato al fronte sul Carso.

Subisce il trauma esistenziale e duro della guerra. Scrive poesie antimilitariste proprio lui che era stato interventista. Guerra combattuta in trincea. Al fronte matura un modo di pensare totalmente diverso e comprende il lato negativo della guerra. Compone delle poesie anche al fronte.

Il porto rappresenta il luogo che il poeta vorrebbe raggiungere per trovare un tesoro. (80 esemplari di porto sepolto). Il libro esce nel 1916.

Il testo viene ripubblicato nel 1919 con il nuovo titolo: “allegria di naufragi”. Il titolo definitivo uscirà in un’edizione definitiva chiamata l’allegria.

Allegria perché in questa situazione estrema di esistenza umana scaraventata lui recupera ciò che più è essenziale nella vita (il senso della vita). Il porto sepolto che è immerso in una profondità è risalito per portarci la parola, una parola che ha recuperato tutto il suo valore, tutta la sua importanza e la sua pregnanza. Ungaretti recupera il valore assoluto della parola che è fondamentale. È importante ogni lettera di ogni parola. Nella pagina bianca si stagliano pochissime parole, parola come la grappa, qualcosa che scuote subito, è fortissima, ne basta pochissima. La parola di Ungaretti è come un distillato, è priva di ornamenti.

Recupera il tema della fratellanza e della comunanza con gli altri uomini. Non scrive mai in prosa, solo poeta. Ama la musicalità della poesia, riscrive molte volte le stesse poesie. Spesso il testo è frantumato, le pause e i silenzi sono importantissimi e lo spazio bianco anche. A quel tempo si scrivevano poesie lunghissime.

Dopo la guerra ha rapporti con il fascismo, redattore di un giornale fascista all’estero. Tra il 21 e il 35 viaggia come inviato speciale della gazzetta del popolo. Si sposa nel 20 con una donna che gli resterà accanto per tutta la vita, avrà dei figli. Nel 36 esce la raccolta poetica “sentimento del tempo”, seconda stagione della sua poesia.

Finisce a san paolo del brasile dove accetta una cattedra università, dal 39 al 42 rimane in Brasile. Nel 43 muore un figlio. Nel 47 pubblica “il dolore”.

Nel 42 torna a Roma dove escono altre raccolte. La sua poesia è sempre più ricca di analogie e rarefatta.

Diventa caposcuola nella sua ultima fase di poetica dell’ermetismo (Quasimodo), che si chiamerà poi “poesia pura”. Muore nel 70 a Milano.

Eccentricità di Ungaretti:

  • Lateralità geografica della sua educazione culturale, avvenuta in luoghi eccentrici rispetto all’Italia.

  • Formazione bilingue

  • Sviluppo intellettuale in contesto europeo

  • Matura una consapevolezza non legata all’Italia

La poesia con la quale si confronta è quella europea francese, non è quella di d’Annunzio che in Italia era presa come mezzo di paragone da tutti. Non dovendo confrontarsi con la tradizione italiana, può accostarsi alla poesia senza limitazioni.

Il legame tra vita e poesia è fondamentale (già visto in Saba). Gli oggetti poetici sono sempre in relazione con la biografia, è centrale la nozione di memorai, consapevolezza di un vissuto che si deposita nella coscienza. Altro polo della sua poesia è la nozione di innocenza, stato ideale dell’animo, che si identifica nell’infanzia.

Conclude la sua attività poetica con un volume che raccoglie tutte le sue poesie chiamato “vita di un uomo”, opera definitive. I critici definiscono la sua “biografia allegorica”.

È come se vedesse le cose che lo circondano per la prima volta. Deve esprimere limpida meraviglia e delirante fermento. La nuova parola poetica non deve ricalcare modelli, schemi e avere trepidazione. Deve illuminare le cose con una luce nuova e non essere legata alla tradizione. La parola deve essere vergine, pura ed essenziale.

La poesia emerge dal silenzio, dagli abissi misteriosi della coscienza. Per analogia si accostano le parole ed emergono dei nuovi significati profondi

Sintassi:

Frase scarna. Punteggiatura minima e quasi assente. Il ritmo di spezza e le frasi sembrano quasi un singhiozzo. Versi minimi.

Porto Sepolto

1916. una dei più grandi documenti umani sul trauma della guerra e sugli sconvolgimenti provocati sull’individuo. Ungaretti si pone come testimone lirico della guerra e nell’esserlo si distingue in modo netto dalla mitologia patriottica dannunziana e dall’idea dei futuristi (guerra = sola igiene del mondo). La guerra diventa per lui occasione di analisi della condizione umana.

Rappresenta l’inizio della poesia italiana. Ungaretti inventa il frammentismo, la frase breve (come illuminazione), base della poesia ermetica

Non si interroga sul perché della guerra ma sul come la presenza del rischio (incombere della morte) strappi l’individuo a sé stesso e lo spingano a ricercare una “innocenza perduta”. Una condizione originaria nella quale l’”io” riconosce la sua fragilità di creatura. In virtù di questa consapevolezza ritrovata l’uomo- soldato cerca un intimo legame con i suoi simili e con il cosmo, l’idea del nemico perde consistenza.

La guerra è un esame di coscienze per il poeta perché difronte agli orrori della guerra muta il significato della scrittura ed entra in primo piano la responsabilità etica di chi scrive e nessun formalismo è eticamente ammesso, la scrittura deve esprimere ciò che è essenziale. Riduzione ai termini minimi della scrittura. Rappresenta ciò che è autentico. Tutto ciò si conferma in un’originalissima sperimentazione formale, che investe tutto il linguaggio poetico (strutture metriche, sintassi, lessico…) che avrà un esito rivoluzionario per la poesia italiana del 900.

L’allegria

Sono 32 liriche, raccolta composta al fronte e stampata in 80 copie. Le poesie si propongono come una successione di fogli di diario, portano tutte l’indicazione della data e del luogo.

Il titolo deriva dalla sua infanzia egiziana (porto sepolto). Il titolo allude il viaggio del poeta verso aspetti originali.

Nel 19 esce l’allegria di naufragi, titolo che allude al naufragio totale della guerra, è un titolo ossimorico che allude all’esultanza di un attimo. Volontà di vivere nonostante la morte.

Le due raccolte (porto sepolto e allegria di naufragi) confluiscono ne “l’allegria”.

Temi:

tutto ruota intorno allo scontro tra guerra e pace.

  • La guerra è il tema cardine a cui si contrappone l’aspirazione alla pace

  • Rapporto vita morte

  • Compare l’idea di miraggio, desiderio inappagato di amore universale, fraternità possibile, difronte alla precarietà della storia e al paesaggio delle macerie che lo circondano

  • Le macerie, elemento ricorrente, brandello, carcassa, rappresentano una sorta di deserto che si sovrappone al paesaggio del carso

  • Mancanza d’acqua

  • Esistenza ridotta alla sua essenzialità che si rivela come una condizione biologica estrema, “la morte si rivela vivendo”, il poeta arriva a sentirsi una “cosa” in aderenza fisica e totale con il paesaggio.

  • Reificazione, riduzione a cosa da parte dell’essere umano

Fratelli

Inizio descrittivo e realistico, incontro tra soldati di reggimenti diversi al fronte durante la prima guerra mondiale. Si pongono una domanda comune, ma vi è aggiunta una parola nuova, “fratelli”. Una parola che rimane sospesa nell’arie e parola di attesa, parola chiave di tutta la poesia. Dopo il poeta cerca i significati di questa parola senza dare una risposta alla domanda.

Parola tremante nella notte = parola tremante perché inconcruente con il contesto della guerra ma anche perché continuasse.

Foglia appena nata = solidarietà e fratellanza.

Valore apotropaico dell’ultimo “fratelli”. Diventa rituale e preghiera. Valore apotropaico = significato di formula magica. La ripetizione della parola per scacciare il male. Compare tre volte e due è isolata. Riscoperta del significato della parola.

Sinestesia = parola tremante, parola (verde) foglia

Alliterazione = fratelli, tremante, fragilità

Stasera

Componimento molto breve dalla parafrasi molto semplice. La balaustrata di brezza è una metafora. Nella brezza il poeta vede una balaustra, oggetto stabile e d’appoggio. Su questa balaustra il poeta appoggia la propria malinconia. Il poeta trova una breve pausa nella guerra. il lettore è estraniato da questo appoggio che non può avvenire.

Il titolo richiama al fatto che la fragilità della guerra è molto forte. Come se non ci potesse essere un’altra sera.

Il vento richiamato dalle ripetizioni di B e R.

San Martino del Carso

Sempre della raccolta allegria e parla sempre della guerra. S. martino è teatro della guerra. Dopo uno scontro il poeta si ferma a riflettere. 4 strofe, parallelismo tra strofe, le prime due con anche un’anafora si rafforza il concetto della metafora dei brandelli di muro e persone e distruzione di questo teatro di guerra. La seconda parte della poesia inizia con un “ma” e ciò denota un cambiamento. Nel suo cuore si forma un paese di connotati umani. Dolore con funzione costruttiva per raccogliere tutti gli amici e i compagni morti.

Il “ma” fa cambiare dal paese esteriore al paese interiore del poeta.

Veglia

p.239 esperienza di queste poesie della guerra di trincea. Scritta in “limine mortis”. La parola si staglia dentro la pagina bianca, e acquista un nuovo significato. Parole scelte con grande cura, Ungaretti vuole evocare è che ogni parola assuma significato e importanza, parola disossata, fredda e scarnificata.

Tema bellico, rappresenta il primo anno del poeta in trincea. Digrignato, verbo espressivo, animalesco. Plenilunio, unico elemento naturale in una poesia di morte. Mani del morto tese verso il poeta che penetrano nel suo silenzio. No punteggiatura. Lettere d’amore, attaccamento alla vita del poeta, ribadito anche nel finale.

Struttura: versi liberi. La poesia nasconde un messaggio ermetico, la parola buttato, il poeta vuole con questa parola si sente usato, abbandonato, lasciato a sé stesso nella guerra.

Il plenilunio, la luna piena può anche rappresentare il poeta nel pieno della sua giovinezza che non dovrebbe essere in guerra.

Traumatizzante sequenza di participi passati. Dal punto di vista formale segnala una situazione pietrificata. La presenza della morte pietrifica questa situazione. La presenza della morte urla attraverso la bocca digrignata e artiglia con le mani gonfie.

Il componimento si sviluppa a partire da un lungo e prolungato ossimoro, presenza della morte e attaccamento alla vita. Il percorso lirico si apre su questa contrapposizione. La morte produce questo istinto vitale. È come se la presenza vicino al cadavere con tratti grotteschi segni un’esperienza che dilania e che produce un attaccamento alla vita.

I fiumi

p. 703 elemento centrale del fiume. Sui fiumi che hanno segnato la sua biografia. Ungaretti fa un bagno nell’Isonzo, quando si immerge ricorda quali sono stati gli altri fiumi che ne hanno segnato la biografia. Serchio, Lucca, origine famigliare. Il nilo, fiume della giovinezza in Egitto. La Senna, primo periodo adulto a Parigi. La dolina è uno degli avvallamenti tipici del Carso, cavità circolare, paesaggio brullo e molto essenziale. Momento di abbandonata tristezza. Letto del fiume è paragonato ad un’urna, insieme alla reliquia allusione a morte ma anche al grembo materno. Reificazione, il poeta si paragona ad an sasso. Assonanza e richiamo, sasso ossa.

Metafore dell’incertezza, come l’acrobata, il soldato è in una condizione di precarietà.

Essere in armonia con l’universo lo porta a ricordare come in questo caso dei fiumi. Mani nascoste del fiume che intridono il corpo del poeta di rara felicità (di essere una docile fibra dell’universo).

Questo, come se ricordasse dalla mente.

  • Serchio, origini della famiglia

  • Il Nilo che mi ha visto nascere e crescere, e ardere di inconsapevolezza nelle pianure

  • La Senna, il torbido è per il periodo della sua vita, morte dell’amico, pulsioni della giovinezza, esperienze nuove, rimescolato e conosciuto sé stesso

La sua nostalgia che viene fuori da ognuno di questo fiumi. La vita appare come una corolla di tenebre.

Il verbo ripassare, passare in rassegna, percorrere fisicamente le fasi della sua vita. Movimento orizzontale dell’acqua che lo bagna. Il viaggio inizia con il movimento dell’acqua. Forte l’empatia con il creato, anche paragone con il grembo materno, origine della vita. Nel testo si vedono i segni dell’aridità

  • Dolina

  • Sasso

  • Ossa

Segni della morte

  • Mutilato

  • Abbandonato

Dall’altra parte vitalità e fecondità data dai fiumi

  • I fiumi

I segni della negatività e di morte sono rovesciati e si confondono con i segni positivi dei ricordi. I due momenti di morte e vita trovano riassunto espressivo massimo nel sintagma (unione di due parole) urna d’acqua che simboleggia il ventre dove si genera la vita e la reliquia che raccoglie il corpo dopo la morte.

Comunione con il cosmo.

È segnato un ritorno al cantico delle creature di San Francesco, una specie di religiosa solennità: acrobata, figura vagamente cristologa. Primordiale innocenza che è data da alcune scelte stilistiche.

Qui e Questo tende a mettere l’io al centro delle cose. Struttura da litania (formula religiosa di ripetizione). Il modulo paratattico, tipico dell’austerità e della poesia delle origini. Le visioni rimandano alla purezza degli elementi. Perseguimento dell’innocenza.

Commiato

È dedicata Ettore Serra, un amico del poeta. 1916 al fronte. Serra è un letterato che si è occupato della prima edizione del porto sepolto, anch’egli è al fronte.

Fioriti dalla parola, trasfigurati, cambiati dalla parola (il linguaggio). Il modo appare fiorito perché nominato dalla parola, la parola è l’essenza del reale. Limpida meraviglia di un delirante fermento, improvvisa e sbalorditiva chiarezza che nasce dalle insondabili profondità e dai territori nascosti. Ricordo del porto sepolto.

Mattina e Soldati

Naufragi, e Girovago inizialmente il titolo di mattina era cielo e mare. Posti luogo e data come nelle altre poesie. Struttura minima, in poche righe vi sono significati molto ampi. Ungaretti rinuncia all’estensione. Gli spazio bianchi hanno un valore molto grande, di riflessione. Situazione precaria dei soldati in guerra. Rappresentano due stati d’animo contrapposti. Mattina, stupore della mattina che il sole provoca nel poeta.

Il distico (due versi) di mattina è molto vago. Immenso descritto in mattinaè la sensazione che la luce arrivi a lui. Illumino e immenso sono parole molto simili.

Concetto di fratellanza tra i soldati.

Mattina:

è un settenario spezzato. Importante il rapporto con il titolo è importante per contestualizzare. Versi che condensano e assolutizzano un’esperienza soggettiva, si tratta di un attimo totale. La figura retorica su cui si poggia la poesia è la sinestesia, c’è la conversione di una sensazione visiva in una sensazione interiore che è la percezione dell’immensità. L’aspetto fonico è centrale, parallelismo di lettere, consonante apostrofata.

Il mondo interiore del poeta (m apostrofata) al mondo esterno (d apostrofata). Effetto di paronomasia (figura retorica: cambiando di poco una lettera, significato diverso, volte volto), imno.

Si coglie un’allusione a Leopardi, Immensità, come nell’infinito

Soldati:

Sono una creatura

p. 702 nel porto sepolto nel 1916, composizione in versi liberi. Gli ultimi tre versi sono trisillabi che compongono un novenario spezzato.

La poesia nella prima strofa fa riferimento alla pietra di san michele, vicino a gorizia, teatro di guerra. Segue un climax da fredda refrattaria. La pietra indica il pianto invisibile del poeta. La morte è una pena che si sconta già durante la vita. Pietra-pianto, morte-vita.

Nel titolo il poeta indica la sua fragilità di creatura. Pietra diventa un correlativo oggettivo (simbolo) dello stato d’animo del poeta. Propone la sua esistenza semplice, scarna, immediata, tuttavia diversamente da altre poesie non vi è segno di personificazione, empatia con il creato. Ma si ha sentimenti di opacità, data dal paesaggio brullo del carso. Si esprime estraneità e un sentimento impenetrabile. La pietra riflette per il poeta impotenza e insufficienza (del pianto).

La prima strofa inizia con un paragone, il ritmo accelera anche grazie all’anafora del “così”.

Nella seconda strofa si rivela il termine di paragone. Il suo inaridirsi indica il suo dolore ma la creatura reagisce.

L’ultima strofa è completamente negativa.

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BIOGRAFIA GIUSEPPE UNGARETTI

BIOGRAFIA GIUSEPPE UNGARETTI

BIOGRAFIA GIUSEPPE UNGARETTI


ricerca su giuseppe ungaretti

(1888-1970)
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Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto 1888 – Milano 1970) fu tra i protagonisti europei del rinnovamento delle forme poetiche nella prima metà del Novecento. Nato da genitori lucchesi, frequentò l’ambiente sovversivo ed anarchico della “Baracca Rossa” di Enrico Pea.In un secondo momento si trasferì a Parigi. Qui frequentò la Sorbona, dove ebbe modo di ascoltare i corsi di Henri Bergson, e partecipò alla vita dei circoli dell’avanguardia artistica, conoscendo Guillaume Apollinaire, Max Jacob, Giovanni Papini, Aldo Palazzeschi, Ardengo Soffici.


Interventista convinto, allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferì a Milano e nel 1915 si arruolò come volontario, combattendo come soldato semplice nelle trincee del Carso e poi sul fronte francese, nella Champagne. Furono momenti fondamentali per l’esperienza poetica di Ungaretti, la quale nasce dall’incontro tra uno stile analogico, derivato dalla poesia del simbolismo francese, e la coscienza della fragilità dell’uomo di fronte alla morte; è proprio questa consapevolezza, tuttavia, a consentire la conquista di una nuova autenticità e di una rinnovata condizione di fusione con i propri simili e con la natura.


A Udine, nel 1916, uscì la prima raccolta di versi di Ungaretti, Il porto sepolto, primo nucleo di quella che poi sarebbe diventata Allegria di naufragi (1919), in seguito intitolata semplicemente L’allegria. Si tratta di una delle opere più importanti della poesia italiana di questo secolo, anche per la novità delle soluzioni metriche e sintattiche, per l’invenzione in particolare di quei “versicoli”, proverbialmente brevi, che conducono alle conseguenze più radicali le ricerche del cosiddetto “verso libero”.
Nel 1919, dopo l’armistizio, Ungaretti tornò a Parigi, dove pubblicò i versi in francese di La guerre e sposò Jeanne Dupoix, da cui avrebbe avuto due figli. Subito dopo aderì al fascismo, divenendo corrispondente da Parigi del giornale di Benito Mussolini “Il Popolo d’Italia” e lavorando presso l’ufficio stampa dell’ambasciata italiana. Nel 1920 si trasferì a Roma, dove lavorò per dieci anni presso l’ufficio stampa del ministero degli Esteri. Nel 1923 la seconda edizione del Porto sepolto uscì con una prefazione di Mussolini. Nel 1933 fu pubblicata la raccolta poetica Sentimento del tempo, che segnò il ritorno a forme metriche più classiche, in una direzione che avrebbe costituito il modello formale per il nascente ermetismo.


Nel 1936 Ungaretti si trasferì con la famiglia in Brasile, accettando l’offerta dell’università di San Paolo, che gli affidò la cattedra di letteratura italiana. Nel 1939 la vita di Ungaretti fu segnata dalla tragica morte del secondogenito Antonietto (nato nel 1930). Tornato in Italia nel 1942, insegnò letteratura italiana contemporanea a Roma. Intanto pubblicava le edizioni definitive dell’Allegria e di Sentimento del tempo, cui si aggiunsero Il dolore (1947), La terra promessa (1950), Taccuino del vecchio (1960).
Ungaretti svolse anche una notevolissima attività di traduttore di poesia: si ricordano le versioni dei Sonetti di Shakespeare e di versi di Góngora, Racine, Mallarmé, Blake, Celan.


IDEOLOGIA E POETICA
– Ungaretti vive nel periodo in cui la borghesia, dopo aver realizzato in Italia il capitalismo, non porta avanti gli ideali di giustizia e libertà, ma si chiude in se stessa, temendo di perdere la propria egemonia, e affida la risoluzione delle proprie contraddizioni sociali prima al colonialismo-imperialismo, poi alla guerra mondiale, al fascismo e alla II guerra mondiale.
– Ungaretti è il maestro riconosciuto dell’Ermetismo. Il termine “ermetico” significa “chiuso”, “oscuro”. La definizione venne adottata per la prima volta dalla critica nel ’36, in riferimento soprattutto alla sua poesia. Successivamente si inclusero negli ermetici anche Montale, Saba e in parte Quasimodo. L’Ermetismo si oppone soprattutto al Decadentismo di D’Annunzio, cioè agli atteggiamenti estetizzanti e superomistici; ma anche a quello del Pascoli, giudicato troppo bozzettistico e malinconico, troppo soggettivo e poco universale. L’Ermetismo si oppone anche ai crepuscolari, ai futuristi, ai “vociani”, perché non si accontenta di una riforma stilistica e non sopporta la retorica.
-Nella sua poesia sono nettamente riscontrabili aspetti di una corrente filosofico-culturale che si sviluppò nel periodo trascorso tra le due guerre mondiali ma che trovò la sua maggiore espressione nel secondo dopoguerra:l’ Esistinzialismo,della quale è ritnuto padre il filosofo tedesco Martin Heidegger(1889-1976).Nella Allegria di naufragi, Ungaretti, parlando del “naufragio” come perdita di speranze ed illusioni insistendo su temi come: la solitudine,l’illusione del vivere,la morte,il mistero,l’oblio,ecc…,anticipa di qualche anno gli argomenti che vengono affrontati nel 1927 da Heidegger nella sua opera più importante “Essere e tempo”;espressione più significativa dell’esistenzialismo.
-Se si analizza la formazione culturale si rilevano due componenti importantissime che corrispondono ai due “poli” della sua personalità:
1. la ricerca di equilibrio ed armonia attraverso l’uso di un’espressione stilistica segnata da un senso espressionistico e rivoluzionario(frammentazione della metrica e della sintassi,abolizione quasi totale della punteggiatura…);
2. il bisogno di trasgredire attraverso il recupero della metrica tradizionale e l’uso di una forma stilistica meno estrema.
– E’ l’esperienza della guerra che rivela al poeta la povertà dell’uomo, la sua fragilità e solitudine, ma anche la sua spontaneità e semplicità (primitivismo) che viene ritrovata nel dolore. L’esistenza è un bene precario ma anche prezioso. In guerra egli si è sottratto ad ogni vanità e orgoglio; nella distruzione e nella morte ha però riscoperto il bisogno di una vita pura, innocente, spontanea, primitiva. Ha acquisito compassione per ogni soldato coinvolto nell’assurda logica della guerra: ha maturato, per questo, un profondo senso di fraterna solidarietà. La sua visione esistenziale è dolorosa perch’egli pensa che l’uomo non abbia la possibilità di concretizzare le sue aspirazioni conoscitive e morali. Ungaretti non crede nelle filosofie razionali e cerca di cogliere la realtà attraverso una poetica che s’incentri sull’analogia, cioè sul rapido congiungimento di ordini fenomenici diversi, di immagini fra loro molto lontane che la coscienza comune non metterebbe insieme.
– Questa esperienza lo porta a rifiutare -soprattutto nell’Allegria- ogni forma metrica tradizionale: rifiuta il lessico letterario, le convenzioni grammaticali, sintattiche e retoriche (ad es. elimina la punteggiatura, il “come” nelle analogie, ecc. Diventano importanti gli accenti tonici, le pause). Crea un ritmo totalmente libero, con versi scomposti, brevissimi, scarni, fulminei, dove la singola parola acquista un valore assoluto, dove il titolo è parte integrante del testo. La poetica qui è frammentaria, allusiva, scabra, anche perché il poeta non ha una realtà ben chiara da offrire.
– Ne Il porto sepolto Ungaretti lascia intendere che poesia significa possibilità di contemplare la purezza in un mondo caotico e assurdo, ma la poesia dev’essere espressione di un’esperienza particolare, intensamente vissuta: la ricerca del vocabolo giusto è faticosa, perché l’uomo deve liberarsi del male che è in lui e fuori di lui.
– Ne L’allegria il poeta non accetta le illusioni e preferisce star solo con la sua sofferenza (cfr. Peso, dove al contadino-soldato che si affida, ingenuamente, alla medaglia di Sant’Antonio per sopportare meglio il peso della guerra, il poeta preferisce stare “solo”, “nudo”, cioè senza illusioni (“senza miraggio”), con la sua anima. Ungaretti tuttavia non è ateo: si limita semplicemente a chiedersi che senso ha Dio in un mondo di orrori (cfr Risvegli) e perché gli uomini continuano a desiderarlo quando ciò non serve loro ad evitare gli orrori (cfr Dannazione). Il contrasto è fra una religiosità tradizionale, superficiale, e una religiosità più intima e sofferta, che in Fratelli si esprime come profonda umanità, partecipazione al dolore universale. E’ solo negli Inni che Ungaretti ripone nella fede religiosa la soluzione delle contraddizioni umane (cfr La preghiera).
– Il superamento dell’autobiografismo e la modificazione dello stile ermetico avviene nel Sentimento del tempo. Qui il poeta ha consapevolezza che il tempo è cosa effimera rispetto all’eterno (la riflessione è molto vicina ai temi della religione). La poesia aspira a dar voce ai conflitti eterni, a interrogativi drammatici: solitudine e ansia di una comunicazione con gli altri, rimpianto di un’innocenza perduta e ricerca di un’armonia col mondo, ecc. In questa raccolta Ungaretti ritrova i metri e i moduli della tradizione poetica italiana (ad es. riscopre il valore dell’endecasillabo, del sistema strofico, della struttura sintattica).
– L’ultima importante raccolta, Il dolore, contiene 17 liriche dedicate al figlio e altre poesia di contenuto storico (sulla IIa guerra mondiale). Qui il discorso diventa più composto, quasi rasserenato. Toni e parole paiono affiorare da un’alta saggezza raggiunta al prezzo di una drammatica sofferenza. Il poeta esprime una inappagata ma inesauribile tensione alla pace e all’amore universali.
La tristezza di Ungaretti
I)
L’ermetismo è una forma d’individualismo ma sofferente. E’ più profondo del decadentismo del Pascoli e di tutte le correnti ad esso contemporanee: futurismo, crepuscolarismo, superomismo dannunziano, “vocismo”…; forse lo si può paragonare al simbolismo francese.
L’ermetismo però non contiene messaggi etico-politici significativi. Anzi, con Ungaretti (che era partito, come il Pascoli, dal socialismo anarchico), esso giunge a desiderare la dittatura politica, nell’illusione di poter risolvere i mali sociali. Il suo ermetismo, che fu apprezzato da Mussolini, esprime il bisogno di recuperare la purezza originaria degli individui, la loro primitiva semplicità e forza d’animo.
II)
Ungaretti ribalta l’ottica del realismo: nel realismo la cosa esiste per sè e la parola è segno della cosa: viene dopo di essa e la designa, come un’etichetta. In Ungaretti viene prima la parola che fonda un senso. La cosa è come in una zona di “attesa”, solo potenzialmente ha un significato, che avrà veramente solo se assunta e utilizzata nella strategia significante, ossia solo se la parola, fondandone il senso, la farà “essere” veramente. Il poeta scava dentro di sè finchè trova la parola che attribuisce all’Essere uno dei suoi possibili sensi e solo allora l’Essere “è”.
Il poeta domina la parola, non è in una posizione passiva rispetto all’Essere, è anzi fondatore dei sensi possibili dell’Essere, quindi creatore. Con la parola e nella parola egli ricostruisce l’ordine dell’universo.
La poesia esprime il solo senso possibile della vita, che è dato dal suo rapporto con l’Essere. In tal senso essa stessa è vita, coincide con essa. Nello stesso modo, anche la vita, consistendo nel chiarimento del rapporto con l’Essere, è poesia.
La veste formale della poesia di Ungaretti richiama le sperimentazioni avanguardistiche del futurismo. 

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