Salvatore Quasimodo

Salvatore Quasimodo

Salvatore Quasimodo

Nell’agosto del 1943 Milano fu obiettivo di una serie di bombardamenti da parte degli Alleati anglo-americani che, oltre al centro lombardo, colpirono pure le altri città produttive del Nord.
Quasimodo descrive la disperazione post-bombardamento.

Pure se il nazi-fascismo andava debellato, lo scrittore è profondamente sconvolto dalla crudeltà della battaglia e dai dolori che essa porta con . Nella poesia, Quasimodo non parla di un dolore in particolare, ma di chi totalizzante concernente la cittàdi Milano che, nella poesia, risulta essere «morta».

Dei cadaveri, Quasimodo, traccia una descrizione, sommaria quanto efficace: essi sono «rossi» e «gonfi».

Dei vivi, il poeta non dà indicazioni descrittive, ma solo dettagli: di essi s’intravede una «povera mano», se ne sente il rumore dei loro aeroplani e si dice che essi «non hanno più sete».

Anche la Natura è stata colpita a morte: l’usignolo è morto precipitando dall’antenna e l’acqua potabile delle condutture non è più utilizzabile (ed è per questo che si ricorreva ai pozzi).

Testo 1 – Milano, agosto 1943

Il messaggio

La condanna della guerra, sistema infernale di sopraffazione, annientamenti, omicidi; morte degli affetti, dei desideri, dell aspirazione di esistere.
Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
È morta: s’è udito l’ultimo rombo
sul cuore del naviglio. E l’usignolo
5    è caduto dall’antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:
10    lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta.

1- la polvere: è una metonimia, cioè indica la parte per il tutto (polvere è in sostituzione di macerie).
3- l’ultimo rombo: è cessata l’incursione aerea. Rombo è metonimia, in sostituzione di motore, cioè di aereo militare.
4- naviglio: antico canale che attraversa Milano.
7- pozzi: la rete idrica è stata distrutta, e la gente scava pozzi nel terreno.
8- sete: le rovine e i morti hanno spento nei vivi ogni voglia di vivere.
11- è morta, è morta: l’espressione ripetuta rende diffuso il senso della morte.
Interpretazione

Il testo è costituito da tre sequenze:

1. il bombardamento, che ha distrutto persone e cose;
2. il silenzio di morte, non turbato da nulla, neanche dal canto dell’usignolo;
3. il disorientamento incapace e la desolazione: non c’ è niente da fare, neanche sotterrare i deceduti, ormai custoditi sotto le rovine.

Il testo è breve, composto da una sola strofe, i versi sono liberi, di varia misura, con assonanze, le frasi rispettano un ordine sintattico abbastanza regolare, le parole sono semplici, comuni, vicine al parlato.

Le immagini sono forti, crude, reali:

  • vanamente cerchi tra la pulviscolo, povera mano;
  •  la città è morta;
  • s’è udito l’ultimo rombo;
  • E l’usignolo è caduto dall’antenna;
  • Non scavate pozzi nei cortili: i vivi non hanno più sete;
  • Non toccate i morti … lasciateli nella terra delle loro case …

 

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