RIVOLUZIONE INDUSTRIALE INGLESE LAVORO MINORILE
RIVOLUZIONE INDUSTRIALE INGLESE LAVORO MINORILE
LA CITTÀ, LA QUESTIONE SOCIALE E LA CONDIZIONE OPERAIA
La collocazione delle fabbriche nelle città provocò un enorme e rapido incremento delle popolazione urbana. In cinquant’anni la popolazione di Londra raddoppiò. In poco tempo vennero costruiti interi quartieri per i lavoratori, che vivevano in condizioni drammatiche, stipati in ambienti malsani. I più importanti politici e teorici si occuparono di tale problema, che fu definito QUESTIONE SOCIALE o QUESTIONE OPERAIA. Con la rivoluzione la situazione operaia (PROLETARIATO) peggiorò tantissimo sia in fabbrica sia fuori dalla fabbrica:
– in fabbrica: 16/18 ore di lavoro al giorno anche per donne e bambini (impiegati a partire dai 6/8 anni) con pochissime pause (mezz’ora per il pranzo e un’ora per la cena), ambienti malsani, mancanza di spazi, nessuna tutela, minacce continue di licenziamento, nessuna protezione (gli incidenti erano numerosissimi e l’operaio veniva immediatamente licenziato e sostituito), rigida disciplina (vietato parlare, cantare, mangiare, lasciare il proprio posto…).
– fuori dalla fabbrica: quartieri sovraffollati, altissimo inquinamento (nubi di smog e sostanze tossiche prodotte dalle fabbriche), nessun impianto igienico nelle abitazioni (servizi igienici in comune, fogne a cielo aperto), cattivi odori, alta concentrazione di case e di altri tipi di strutture che rendeva l’ambiente particolarmente buio e umido, numero di persone che vivevano in ciascuna abitazione ben superiore a ciò che oggi è considerato accettabile, intossicazioni e le epidemie all’ordine del giorno. Malattie sociali quali l’alcolismo.
Nettamente in contrasto con la situazione del proletariato era quella della ricca borghesia che abitava quartieri eleganti e splendide residenze.
Le drammatiche condizioni dei lavoratori nelle fabbriche e lo sfruttamento di manodopera femminile e minorile, perché meno costosa e più docile, soprattutto nell’industria tessile determinarono l’inizio delle azioni di protesta da parte degli operai:
all’inizio dell’Ottocento si diffuse il LUDDISMO (da Ned Ludd, leggendario capo rivolta, che nel 1799 distrusse il suo telaio). Esso rappresentò una forma di lotta primitiva: il movimento esprimeva il proprio malcontento con la distruzione delle macchine, ritenute responsabili dei salari troppo bassi e della perdita di lavoro. Esso era costituito, infatti, da operai specializzati che proprio a causa dell’introduzione delle innovazioni tecniche perdevano il posto.
Negli anni Venti e Trenta del XIX secolo sorsero le prime ORGANIZZAZIONI SINDACALI.
Il governo britannico non tollerò le proteste ed intervenne nel timore che si sviluppassero movimenti ispirati alla Rivoluzione francese; il Parlamento votò le COMBINATION ACTS (1799-1800) leggi contro le associazioni operaie. Con esse fu reso illegale il sindacato: condannavano a 3 mesi di prigione o a 2 mesi di lavoro duro ogni lavoratore che si associava ad altri per ottenere un aumento di paga o una diminuzione di orario, o che incitava ad abbandonare il lavoro, o che si opponeva a lavorare con qualsiasi altro lavoratore. Le leggi furono abrogate nel 1824.
Nonostante le difficoltà , la repressione e i fallimenti iniziali, nel giro di alcuni decenni, le condizioni degli operai iniziarono a migliorare.
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