RIASSUNTO I SONETTI DI UGO FOSCOLO

RIASSUNTO I SONETTI DI UGO FOSCOLO

RIASSUNTO I SONETTI DI UGO FOSCOLO


Nel 1802 il Foscolo pubblicò a Pisa, nel Giornale dei letterati, otto sonetti (non son che fui, Che stai,Te nudrice alle Muse, E tu né carmi, Perché taccia, Così gli interi giorni, Meritamente, Solcata ho fronte). Ad essi, nell’edizione definitiva del 1803, pubblicata a Milano, aggiunse i quattro sonetti che si usano intitolare Alla sera, A Zacinto, Alla musa, In morte del fratello Giovanni, e che sono fra i più belli della nostra letteratura. I primi otto ci riconducono all’atmosfera passionale dell’Ortis, si che appaiono ancora come un diario poetico, legato a una palpitante vicenda autobiografica. Ma nonostante questo carattere di sfogo e le fitte reminiscenze classiche, petrarchesche, alfieriane, rivelano a tratti gli accenti nuovi e intensi dell’originale poesia fosco liana. Nei quattro sonetti maggiori l’animo del poeta appare sottratto alle suggestioni immediate della passione, e immerso in una meditazione che, e parte da un occasione attuale, si allarga alla contemplazione dei sentimenti universali. Appaiono così, in una luce poetica intensa, i grandi miti della poesia fosco liana, cioè quelle immagini dense e pregnanti in cui si condensa liricamente tutta una sostanza di vita, di affetti, di meditazioni. Essi sono: la bellezza serenatrice, il sepolcro, nodo di affetti familiari, simbolo del sopravvivere dell’uomo nell’amoroso ricordo dei vivi, e, di qui, nella storia. L’esilio, che sublima l’amor di patria nella luce del sacrificio magnanimo, la poesia, esternatrice della bellezza e dei più alti valori umani. Per quel che riguarda lo stile, troviamo qui la sintesi perfetta di appassionata intimità romantica e di classica compostezza, e soprattutto il caratteristico tono foscoliano che unisce alla profondità del sentire una meditazione complessa, simile a quella che ritroveremo neiSepolcri, sui temi della vita, della morte e del destino. E come nel carme maggiore, c’è qui la modulazione varia dell’endecasillabo, che si amplia in vasti movimenti strofici, in una musica mesta e solenne.


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