Prima opera di Virgilio

Prima opera di Virgilio

Prima opera di Virgilio


Prima opera di Virgilio, raccolta di dieci componimenti in esametri.


Ecloga I: d’intonazione forse autobiografica, contiene il dialogo tra i due pastori Titiro (Virgilio?) e Melibeo, nella cornice della campagna mantovana. Melibeo è afflitto perché ha perduto i suoi beni; Titiro è invece sereno, perché un giovane a Roma (Ottaviano? Asinio Pollione? Cornelio Gallo?) gli ha concesso la libertà personale e il possesso della sua terra.


Ecloga II: è il soliloquio di Coridone, infelicemente innamorato del giovane Alessi.


Ecloga III: Dameta e Menalca si sfidano in una gara d’abilità nel canto.


Ecloga IV: è del tutto singolare e non ha nulla di bucolico. Scritta nel 40, profetizza la palingenesi del mondo e il ritorno all’ “età dell’oro”, che inizierà con la nascita di un bambino sotto il consolato di Asinio Pollione. Chi sia questo puer non è dato sapere: c’è chi ritiene, sensatamente, che non sia mai nato (forse si trattava del figlio atteso dalle nozze tra la sorella di Ottaviano ed Antonio). Da ricordare, tra le altre, la strumentalizzazione ideologica che di questi passi ha fatto il Cristianesimo, ritenendo addirittura d’individuare in Virgilio il profeta dell’avvento messianico.


Ecloga V: due pastori, il cantore Menalca e il suonatore di zampogna Mopso, uno dopo l’altro, cantano in onore di Dafni (“figura” di Cesare?), ucciso crudelmente. Mopso ne canta la morte, l’altro l’apoteosi.


Ecloga VI: il vecchio Sileno, che due giovani hanno sorpreso ubriaco e hanno legato, canta l’origine del mondo secondo la dottrina di Epicuro.


Ecloga VII: Melibeo, insieme con Dafni, assiste ad una gara poetica tra Coridone e Tirsi.


Ecloga VIII: contiene il canto mattutino di due pastori, ed è imitazione quasi fedele di un modello di Teocrito. E’ dedicata ad Asinio Pollione, che ritorna vittorioso dalla Dalmazia.


Ecloga IX: come la I, è d’intonazione forse autobiografica. Menalca (Virgilio?) è stato cacciato dai suoi beni e a nulla sono valsi, né varranno, i suoi canti: egli non rientrerà più in possesso delle sue terre.


Ecloga X: è dedicata a Cornelio Gallo, caposcuola della poesia elegiaca latina ed importante uomo politico (che più tardi cadrà in disgrazia presso Ottaviano e sceglierà il suicidio nel 26 a.C.). Cornelio, angosciato perché l’infedele Licoride l’ha lasciato, trova momentaneo conforto nella serenità dell’ambiente bucolico, ma alla fine sceglie la fedeltà alla sua passione amorosa ed alla sofferenza che ne deriva.

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