PARAFRASI ETTORE E ANDROMACA 370

PARAFRASI ETTORE E ANDROMACA 370


-Detto così, andò via Ettore dall’ elmo ondeggiante; quindi subito giunse alla sua casa accogliente, 
non trovò però nelle stanze Andromaca dalle bianche braccia, ma lei insieme a suo figlio e all’ancella dal bel peplo se ne stava sopra la torre a piangere e a disperarsi. Ettore come non vide la cara sposa dentro la casa, uscì sulla soglia e, qui fermo, si rivolse alle ancelle: «Su, presto, ancelle, ditemi con precisione: dove è andata fuori di casa Andromaca dalle bianche braccia? Forse a casa di una delle mie sorelle o delle mie cognate, oppure è andata al tempio di Atena, dove pure le altre troiane dalle belle chiome placano la dea terribile con la pregherà?». 
La dispensiera fidata gli rispondeva: 
«Ettore, se proprio comandi cheti diciamo la verità, ne a casa di una delle tue sorelle o delle tue cognate, e neanche è andata al tempio di Atena, dove pure le altre troiane dalle belle chiome placano la dea terribile con la preghiera, è andata invece alla torre alta di Ilio, perche ha sentito 
che i troiani sono battuti, e grande vittoria tocca agli achei. Quando, attraversata la grande città, giunse alle porte Scee, per dove sarebbe fra poco riuscito alla pianura, 
qui la sua sposa preziosa gli venne incontro di corsa, Andromaca figlia d’Eetione magnanimo, 
Eetione che un giorno abitava sotto la Placo selvosa, a Tebe Ipoplacia, signore di gente cilicia: 
la figlia di lui era sposa di Ettore armato di bronzo. Mio padre l’uccise Achille divino, 
annientò la città ben popolata dei Cilici, Tebe dalle alte porte; dunque uccise Eetione, 
pur senza spogliarlo dell’armi, se ne fece scrupoìo in cuore, ma lo mise sul rogo insieme alle anni ben lavorate e sopra versò un tumulo di terra; intorno a questo piantarono gli olmi 
le ninfe dei monti, le figlie di Zeus portatore dell’egida. Ed i sette fratelli che vissero nella mia casa tutti in un giorno solo sono scesi nell’ Ade: tutti li uccise Achille divino dal piede veloce 
tra scalpiccio di buoi e biancheggiare di pecore. Mia madre, che era regina sotto la Placo selvosa, poi che qui la portò con le altre cose predate, in libertà la rimise dietro compenso ricchissimo, 
ma in casa del padre l’uccise Artemide saettatrice, 
Tu, Ettore, dunque per me sei padre e madre adorata ed anche fratello, e sei il mio splendido sposo: ma allora, su, abbi pietà e resta qui sulla torre, 
non rendere orfano il figlio, non fare della tua donna una vedova; schiera l’esercito al fico selvatico, dove è più facile penetrare nella città e superare le mura.Tre volte, accostatisi qui, hanno tentato i migliori intorno ad entrambi gli Aiaci e al glorioso Idomeneo e intorno agli Atridi e al valoroso figlio dì lideo: o gliel’ha detto qualcuno che bene conosce i responsi divini, oppure li ha spinti e guidati il loro animo stesso». 
A lei a sua volta diceva il grande Ettore dall’elmo ondeggiante: «Preme certo anche a me tutto questo, donna; ma provo tremenda vergogna di fronte a troiani e troiane dai pepli fluenti, se come un vile m’imbosco al riparo della guerra; 
ne cosi mi detta il mio cuore, perche imparai ad essere prode sempre e fra i troiani a battendomi in prima fila, per fare onore alla splendida gloria del padre mio e di me stesso. Cosi qualcuno dirà: e sarà per te nuova pena, 
in mancanza d’un uomo capace di strapparti alla vita di schiava. Ma morto piuttosto mi copra la terra gettatami sopra, prima ch’io senta il tuo urlo, oppure ti sappia rapita!». Detto così, Ettore splendido tese le braccia a suo figlio: ma si voltò indietro il bambino piangendo sul petto.


FONTE:https://www.scuolissima.com/2012/05/parafrasi-ettore-e-andromaca.html

dal verso 400 al verso 500

Andromaca gli andò incontro e con lei andava la tata portando in braccio il bimbo piccolo e ancora ingenuo, figlio di Ettore. Ettore lo aveva soprannominato Scamandrio, ma il popolo lo chiamava Astianatte in onore di Troia. Egli sorrise in silenzio guardando il bambino: ma Andromaca gli andò vicino piangendo, gli prese la mano e gli disse: Oh, miserabile il tuo coraggio sarà motivo sarà motivo della tua morte, non hai pietà del tuo piccolo figlio, e di me che presto diventerò vedova, perché i Greci ti uccideranno balzandoti addosso: sarebbe meglio che io morissi perché senza di te non avrò nessuna gioia ma soltanto dispiaceri: Io non ho più padre e madre. Il coraggioso Achille l’ha ucciso ed ha distrutto la città dei Greci, e Tebe delle alte porte; egli uccise mio padre ma non gli tolse le armi perché ne ebbe compassione, lo fece bruciare con la sua armatura e lo sepolse; le ninfe montane figlie di Zeus piantarono olmi sopra la sua tomba. Avevo sette fratelli, che furono uccisi dalle frecce del veloce e coraggioso Achille, tutti in un solo giorno, mentre pascolavano i buoi e le pecore. Mia madre regina di Placo fu uccisa da Artemide dopo aver pagato un riscatto ad Achille per essere lasciata libera. Per me tu sei l’unica persone che ho; rimani a casa e non rendere tuo figlio orfano e me vedova, ferma l’esercito in prossimità del coprifuoco dove il muro è più accessibile e più facile assalire la città. Ettore allora che aveva un elmo in testa disse: Anche io penso a tutto questo ma mi vergognerei davanti ai troiani se resto come un vile lontano dalla guerra. Non vorrei che tutto questo accada ma ho imparato ad essere forte a combattere in mezzo ai troiani, procurando a me stesso e a mio padre grande gloria. Io so bene che verrà un giorno in cui la sacra città di Troia con il suo re Priamo e il suo popolo morirà: in quel momento io non soffrirò così tanto per il popolo, per mia madre, mio padre e per i miei fratelli che cadranno sotto la mano dei nemici, ma soffrirò per te che sarai fatta prigioniera da qualche acheo che ti trascinerà via piangendo: allora vivrai ad Argo e sarai costretta a tessere la tela e a portare l’acqua alle sorgenti greche: e questa sarà una vita difficile per te. E chi ti vedrà piangere dirà: Ecco la sposa di Ettore il più forte guerriero dei troiani quando lottava per la sua patria. Per te sarà una cosa straziante perchè sarai senza l’uomo che ti avrebbe potuto tenere lontano dalla schiavitù. Spero di morire prima di sentire le tue grida di aiuto. dicendo così Ettore tese le braccia al suo bambino, ma questo si ritirò sul pestto dell’ancella impaurito dall’aspetto del padre, e spaventato dal cimiero piumato che stava in cima all’elmo. Sorrisero il padre e la mare, Ettore si tolse l’elmo el posò in terrà, poi baciò il figlio e lo sollevò tra le braccia e pregò tutti gli dei: “Zeus e voi tutti dei fate che mio figlio cresca come me e che si distingua fra i troiani per la sua forza e regni su Troia e fate che un giorno si dica molto più forte di suo padre”. Quando tornerà dalla battaglia porti i corpi dei nemici uccisi e ne possa essere felice sua madre”. Dopo che ebbe detto così dette il bambino ad Andromaca; lei lo strinse a se e sorrise piangendo; Ettore si commosse a guardarla e le disse: “Misero è il tuo destino, nessuno può mandarmi nel regno dei morti. non c’è umano che può evitare il suo destino”. Dopo aver detto così accompagnò sua moglie a casa e, vedeva le ancelle piangere che sapevano che non l’avrebbero più visto in quella casa.

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