PARAFRASI ALLA SERA

PARAFRASI ALLA SERA

-DI UGO FOSCOLO-


TESTO

Forse perché della fatal quïete
tu sei l’immago, a me sì cara vieni,
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge

Forse perché tu sei l’immagine della morte,
a me giungi così gradita,
o Sera! Sia quando ti accompagnano con gioia
le nuvole estive e i venti di primavera che portano il sereno,
sia quando dal cielo carico di neve conduci sulla terra
le inquietanti e lunghe ombre della notte
sempre scendi gradita, e i più nascosti
pensieri del mio animo occupi dolcemente.
Porti il mio pensiero sulle tracce
che conducono alla morte; e intanto se ne va via velocemente
quest’ età malvagia, e insieme ( con il tempo) se ne vanno
anche le schiere degli affanni a causa dei quali quest’epoca insieme a me si consuma;
e mentre contemplo la tua immagine di pace,
si placa quell’ansia appassionata che si agita dentro di me.


PARAFRASI

Forse perché sei l’immagine della morte che dona la quiete; tu sei per me così cara, o sera! Sia quando ti accompagnano festosamente le leggere nubi dell’estate e i venti tiepide della primavera che rasserenano l’aria, sia quando attraverso l’aria fredda di neve conduci lunghe notti sconvolte dalla tormenta, scendi sempre desiderata da e prendi possesso con dolcezza dei sentieri nascosti che portano al mio cuore. Fai vagare i miei pensieri sulle tracce che vanno verso la morte e intanto fugge questo tempo malvagio e doloroso e vanno con lui la grande quantità delle preoccupazioni assieme alle quali si consuma la mia vita e mentre guardo la tua pace, dorme quell’animo inquieto e combattivo che ruggisce dentro il mio cuore.


ANALISI DEL TESTO

L’autore sembra essersi già posto implicitamente delle domande che il lettore può forse solo immaginare dopo aver letto gli ultimi versi. Il poeta, in un difficile periodo personale di vita e della sua patria, è lacerato da uno spirito ribelle che tormenta il suo animo, ma al calar della sera questo sentimento si assopisce perché la sera è immagine e anticipazione della morte.
Si può osservare che il sonetto foscoliano esce dallo schema consueto che associa la sera placida alla pace interiore (come in “La mia sera” di Giovanni Pascoli). Anche la sera tempestosa o cupa dell’inverno è pur sempre, in quanto immagine di morte, portatrice di serenità. Foscolo fa una sorta di analisi della sua esistenza nel momento in cui viene la sera, come quando la giornata finisce e si fa un resoconto di ciò che si è vissuto.
Il sonetto segue lo schema metrico ABAB ABAB CDC DCD. La struttura fedele alla tradizione viene però interamente modificata con alcuni enjambement ai versi 5-6, 7-8, 10- 11, 11-12,. Quest’ultimo è particolarmente forte in quanto cade fra una terzina e l’altra, dove di solito si pone una pausa marcata. Anche tra le quartine, invece della pausa, c’è continuità sintattica, sottolineata dal parallelismo: “E quando… e quando”. Alla sera è un sonetto composto da due quartine e due terzine, le rime sono strutturate in questo modo. AB AB – CD C .

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