OPERE DI GIOTTO

OPERE DI GIOTTO

OPERE DI GIOTTO


Nel 1334 è nominato capomastro dell’opera del Duomo di Firenze

Discepolo di Cimabue, superò il maestro ritrasse le figure con naturalezza. Giotto rinnegò lin maniera definitiva la tradizione bizantina e tuttavia rientra ancora nell’ambito del Medioevo. Da questo punto di vista egli è paragonabile a Dante e va quindi considerato non iniziatore ma precursore di quel Rinascimento che avrà inizio in Firenze verso il 1420. Tante novità : chiaroscuro che conferisce alle figure solidità plastica e volumetrica, il senso intensissimo della realtà, la ricerca dello spazio(drammatica catarsi). Il suo esordio fu visto in certe scene del Vecchio e del Nuovo Testamento e nella storia della vita di San Francesco ad Assisi nella Basilica superiore. Già qui egli mostra di staccarsi nettamente non  solo dai pittori bizantineggianti ma dallo stesso Cimabue. La grandezza di Giotto fu capita già dai suoi contemporanei. Vasari: Giotto divenne così buono imitatore della natura che  affatto quella goffa della maniera greca (bizantina) e risuscitò la moderna e buona arte della pittura”

Giotto ha una visione totalmente nuova fondata sulla statuaria concretezza delle immagini, sulla coscienza di uno spazio fisico, sui rapporti prospettici nella distribuzione degli elementi.

sostituisce così alla piatta superficialità, la saldezza granitica delle figure

elimina il fondo aureo …………per introdurre il fondo azzurro intenso e profondo del cielo.

Mette nelle figure un’alta e viva spiritualità, tradotta attraverso le acute espressioni dell’occhio e un gestire pacato e solenne.

Egli ad esempio non riproduce i monti come essi sono, ma ne dà una sintesi di valore universale ed eterno. Così la figura umana per la quasi costante ed uguale misura delle teste acquista un significato simbolico portandosi al di fuori della contingenza dell’occasionalità, creando quel senso di assoluto universale, immutabile essenziale e quindi di puro che sempre la sua pittura trasmette allo spettatore.

Il mondo di fatto sembra liberato dalle passioni umane. Il suo interesse è assorbito interamente dall’aspetto volumetrico delle immagini che riduce a blocchi possenti, chiusi entro linee decise, sicché esse sembrano più scolpite che dipinte.

Egli non è un gotico, pur vivendo ormai in una epoca pregna di fermenti gotici. Il suo statuario plasticismo, lo pone nella linea dell’eredità classica. Le conseguenze che l’arte di Giotto ebbero nella storia della pittura furono di portata immensa. Egli infatti determinò il modo di essere fondamentale della pittura toscana, soprattutto fiorentina, la quale ribadirà attraverso Masaccio, Piero della Francesca i valori volumetrici, concludendosi nel linguaggio eroicamente plastico di Michelangelo Buonarroti. Giotto porta a termine l’evoluzione romanica, assimila la monumentalità gotica dell’occidente e definisce un primo tempo della Rinascenza. Come Giunta Pisano, Giotto fu mosso dal bisogno di svolgere completamente lo stile figurativo. Enrico degli Scrovegni lo chiamò a Padova per decorare le pareti della Cappella (1303-1310) che egli aveva fatto costruire sui ruderi dell’arena romana, dedicandola alla Madonna della Carità in espiazione delle colpe del padre. I muri nudi della cappella privi di membrature architettoniche , presenti invece nella Basilica di Assisi, furono ricoperti interamente da dipinti.

L’insieme della Cappella degli Scrovegni di Padova, rivela infatti una grande decisione in senso compositivo. Qui la pittura s’impadronisce completamente del muro e li organizza secondo le sue esigenze. Attenzione al momento drammatico. Il naturalismo di Giotto si prescrive una doppia limitazione:lo spazio e l’espressione  non sono cercati in quanto tali. Lo spazio è la condivisione di uno sviluppo solido e l’espressione è la condivisione di un effetto drammatico intenso. Giotto era perfettamente padrone del suo stile quando ritornò a Firenze

Opere : Basilica di Assisi (affreschi 1280 della navata inferiore ciclo delle storie della vita di San Francesco 28 riquadri (il pittore trasferisce con una nuova dimensione lo spazio e l’umanità dei personaggi nella concretezza della vita quotidiana dando spazio reale al leggendario non c’è tra le varie storie una continuità di narrazione ogni rapporto consiste tra lo spazio del dipinto e quello architettonico della navata le storie rivelano la realtà borghese e mercantile della Firenze dell’Arte  della lana e dei banchieri) – Basilica di San Giovanni in Laterano (affresco per l’indizione del Giubileo) – Basilica di San Pietro (compose un mosaico per la facciata pervenuti  solo frammenti) – Chiesa d’Ognissanti di Firenze ( Maestà degli Uffizi non c’è più il tono distaccato, ieratico delle Madonne bizantine ma l’umanità e la realtà fisica della Vergine) – Cappella degli Scrovegni di Padova ( la volta a botte, azzurra e stellata, accoglie altri tondi; nella controfacciata la scena del Giudizio finale con il ritratto di Enrico Scrovegni che offre alla Madonna il modello della Cappella. Fra gli affreschi dell’arco trionfale, disposti simmetricamente, vi sono dipinti due spazi senza figure, detti corretti o cappelle segrete che nella finzione di due vani coperti a crociera danno l’illusione della profondità spaziale. L’insieme della Cappella rivela una grande decisione in senso compositivo. Questo edificio semplice sala con volta a pieno centro e sei finestre sul lato sud è stato concepito come vaso atto ad accogliere pitture: forse un architettura di Giotto stesso. La pittura s’impadronisce completamente del muro e lo organizza secondo le sue esigenze. Sopra uno zoccolo ornato di nicchie si succedono scene della vita di Cristo e della Vergine. I valori spaziali e plastici si approfondiscono : le figure dipinte ricordano le sculture gotiche poiché su una superficie piatta egli crea con i colori graduati dalla luce l’illusione della profondità. Come legare la struttura bidimensionale della superficie del muro con la tridimensionalità delle cose? Egli ricorse a determinati mezzi compositivi, l’uso della prospettiva intuitiva gli consente di accordare spazio e superficie.) – Campanile di Santa Maria del Fiore a Firenze (nel 1334 è nominato maestro dell’opera del Duomo ed il suo interesse si appunto sulla costruzione del Campanile. L’idea fu completamente nuova rispetto ai modelli tradizionali; la torre con gli spigoli sottolineati dai torrioncini poligonali e l’apertura progressiva e finale verso l’alto delle bifore fu compiuta successivamente da Francesco Talenti)

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