In morte del fratello Giovanni Parafrasi
In morte del fratello Giovanni Parafrasi
Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, me vedrai seduto su la tua pietra, o fratel mio, gemendo il fior de’ tuoi gentil anni caduto. La Madre or sol suo dì tardo traendo parla di me col tuo cenere muto, ma io deluse a voi le palme tendo e sol da lunge i miei tetti saluto. Sento gli avversi numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta, e prego anch’io nel tuo porto quiete. Questo di tanta speme oggi mi resta! Straniere genti, almen le ossa rendete allora al petto della madre mesta. |
Un giorno, se io non andrò sempre fuggendo Nostra madre ora, sola, trascinando la sua vecchiaia (dì tardo) Sento che il destino (numi=dei) è sfavorevole, e sento i segreti e prego anch’io di trovare la quiete nel tuo stesso porto (ossia la morte). Solo questo mi rimane di tanta speranza (speme): popoli stranieri (ossia gli austriaci), restituite almeno le ossa
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Genere letterario: sonetto.
Commento:
Il sonetto riguarda un episodio autobiografico della vita dell’autore: il fratello Giovanni, anche lui militare e dotato di un carattere simile a quello di Ugo, si suicidò per una questione d’onore legata ad un debito di gioco.
Ugo, in esilio dalla sua patria Venezia, non potendo riabbracciare la madre e visitare la tomba del fratello, spera almeno di trovare come lui la pace nella morte e di tornare almeno da morto vicino a loro.
Figure retoriche:
Allitterazioni:
Diverse allitterazioni della T (“tardo traendo”), (“tetti saluto”).
Allitterazione della R (“Sento gli avversi numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta”): esse suggeriscono la durezza della vecchiaia della madre, dell’esilio e della vita del fratello.
Apostrofi:
“o fratel mio”, “straniere genti”.
Metafore:
“il fior dei tuoi gentil anni”, “che al viver tuo furon tempesta”, “nel tuo porto”.
Enjambements:
“fuggendo//di gente”, “seduto//su la tua pietra”, “gemendo//il fior”, “secrete//cure”, “rendete//allora”.
Sinestesia (figura retorica che consiste nell’associare due parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse):
“cenere muto”.
Iperbato (fig. ret. che consiste nel separare e porre distanti due parole che dovrebbero essere vicine):
“il fior de’ tuoi gentil anni caduto”.
Ipallage (fig. ret. che consiste nel riferire un aggettivo non al sostantivo cui dovrebbe riferirsi, ma a un altro):
“palme deluse”: non sono i palmi delle mani di Foscolo ad essere delusi, ma è Foscolo stesso.
Metonimia e sineddoche:
(Figure retoriche che consistono nel sostituire una parola con un’altra strettamente legata alla prima, ad esempio legata da un rapporto di causa/effetto, contenente/contenuto, materia/oggetto, tutto/parte;
Quando il rapporto è di qualità si parla di metonimia, mentre quando il rapporto è di quantità si parla di sineddoche).
Metonimie:
“su la tua pietra”: materia (“pietra”), al posto dell’oggetto (“tomba”).
Sineddoche:
“ossa mie”: la parte (“ossa”), al posto del tutto (“corpo”).