ILIADE SIMILITUDINI LIBRO UNDICESIMO

ILIADE SIMILITUDINI LIBRO UNDICESIMO


51-53) vv. 62-73
“COME dalle nuvole emerge l’ASTRO MALIGNO
tutto splendente e poi si tuffa di nuovo fra le nuvole ombrose,
COSÌ appariva talora Ettore in prima fila,
ora invece tra gli ultimi, a dare ordini; e tutto di bronzo
brillava COME FOLGORE di Zeus padre, portatore dell’egida
COME I MIETITORI d’orzo o di grano
gli uni di fronte agli altri seguono il solco sul campo
del ricco padrone; e cadono fitti i mannelli:
COSÌ Troiani ed Achei, balzando gli uni sugli altri,
si ammazzavano e nessuno pensava alla fuga nefasta,
La battaglia teneva alla pari le teste e COME LUPI
si avventavano; luttuosa godeva la Furia a tal vista”.
54) vv. 113-121
“COME UN LEONE sbrana senza fatica i piccoli
d’agile cerva, quando li ha presi coi denti robusti,
entrato dentro la tana, e toglie loro la tenera vita;
lei non può aiutarli, anche se è molto vicina,
perché la invade un tremito irrefrenabile;
si slancia veloce tra le macchie folte e la selva,
affannata, sudante sotto la furia della belva invincibile:
COSÌ nessuno a quei due poteva evitare la morte
fra i Troiani, ma fuggivano tutti davanti agli Argivi”.
55) vv. 155-162
“COME QUANDO su una foresta vergine s’abbatte l’INCENDIO distruttore,
dappertutto lo espande il vento vorticoso, le piante
cadono di schianto, strette alla furia del fuoco:
COSÌ sotto Agamennone Atride cadevano le teste
dei Troiani in fuga, molti cavalli superbi
sbattevano i carri vuoti lungo i sentieri di guerra,
rimpiangendo gli esperti cocchieri; questi giacevano
a terra, curati dai rapaci assai più che dalle spose”.
56) vv. 172-178
“Ancora al centro della pianura altri fuggivano COME GIOVENCHE,
che IL LEONE uscito nel cuore della notte ha messo in fuga
tutte, ma solo ad una tocca una morte terribile:
ne spezza il collo, appena l’ha presa coi denti robusti,
per prima cosa ne divora il sangue e tutte le viscere;
COSÌ quelli inseguiva l’Atride, il potente Agamennone,
e sempre ammazzava quello più indietro, gli altri fuggivano”.
57) vv. 267-272
“Ma quando ristagnò la piaga e cessò il sangue di scorrere,
acuti dolori fiaccarono la forza dell’Atride.
COME QUANDO A DONNA in preda alle doglie giunge lo strale acuto,
pungente, che mandano le Ilizie, stimolatrici del parto,
le figlie di Era, signore delle doglie amare,
COSÌ dolori acuti fiaccarono la forza dell’Atride”.
58-60) vv. 292-298
“COME QUANDO UN CACCIATORE aizza i cani di candida zanna
contro un cinghiale terribile o contro un leone,
COSÌ contro gli Achei aizzava i Troiani animosi
Ettore, figlio di Priamo, simile ad Ares massacratore.
Egli stesso avanzava tra i primi, a grandi imprese anelando,
e piombò nella mischia, COME TEMPESTA impetuosa,
che si abbatte dall’alto sopra il mare violaceo”.
61) vv. 304-309
“Questi dunque ammazzò fra i capi dei Danai, e sùbito dopo
la massa, COME QUANDO ZEFIRO spazza le nubi addensate
dal livido Noto, spingendole in vortice fondo;
fitta si agita l’onda rigonfia, e sull’onda la spuma
si spande sotto l’urlo del vento errabondo:
fitte COSÌ le teste cadevano ai colpi di Ettore”.
62) vv. 324-326
“[Ulisse e Diomede] gettatisi quindi sul gruppo, infuriavano COME DUE CINGHIALI
quando superbi s’avventano suo cani da caccia:
COSÌ, voltatisi indietro, scannavano Troiani…”.
63) vv. 414-420
“COME QUANDO CANI giovani e forti attorno a un cinghiale
s’affannano, questo sbuca dal folto della boscaglia
arrotando i denti bianchi tra le mascelle ricurve;
quelli gli saltano addosso e nel mezzo si sente stridore
di denti, ma l’affrontano senza esitare, per quanto terribile,
COSÌ si affannavano allora intorno a Odisseo caro a Zeus
i Troiani…”.
64) vv. 473-484
“Raggiunsero infine Odisseo, caro a Zeus; intorno a lui
i Troiani accorrevano COME SCIACALLI sanguinari al monte
intorno al cervo di splendide corna, trafitto, che un uomo ha colpito
con una freccia dall’arco; gli è scappato di corsa
fuggendo, finché il sangue fu tiepido ed i garretti gli ressero;
ma quando la freccia veloce alla fine lo ha vinto,
gli sciacalli voraci lo sbranano, lì, sopra il monte,
all’ombra di un bosco; ma vuole la sorte che giunga un leone
feroce; gli sciacalli fuggono via e quello divora:
PROPRIO COSÌ quella volta intorno al forte Odisseo ricco di astuzie,
i Troiani accorrevano in massa e in furia, mentre l’eroe,
fidando nella sua lancia, rinviava il giorno fatale”.
65-66) vv. 544-574
“Quand’ecco che Zeus, l’altissimo padre, ispirò paura in Aiace:
questi restò come attonito, gettò dietro di sé lo scudo settemplice,
prese a fuggire, sogguardando la torma, COME UNA FIERA,
voltandosi spesso indietro, a stento alternando
ginocchio a ginocchio. COME LEONE focoso via dal recinto dei buoi
ricacciano i cani e la gente dei campi,
che a lui non lasciano prendere il grasso dei buoi,
tutta la notte all’erta: quello, voglioso di carne,
su avventa, ma nulla conclude: fittissimi
piombano incontro dardi da intrepide mani,
e la fascine accese, che – per quanto infuriato – paventa;
si allontana alla fine sul fare del giorno, con l’orgoglio ferito:
COSÌ Aiace, allora, avvilito in cuor suo, se n’andò dai Troiani
assai contro voglia: trepidava per le navi Achee.
COME QUANDO UN ASINO accostandosi al campo disobbedisce ai ragazzi,
caparbio, sulla cui groppa si rompono molti bastoni;
entrato dentro, bruca la folta messe, e i ragazzi
lo battono con i bastoni, ma la loro forza è infantile;
a fatica lo scacciano, solo quando è sazio di grano:
COSÌ allora finalmente il figlio di Telamone, il grande Aiace,
i Troiani animosi e i numerosi alleati
inseguivano senza posa, con l’aste battendolo in mezzo allo scudo.
Di tanto in tanto Aiace ritrovava la furia di guerra,
voltandosi indietro, e conteneva le schiere dei Troiani
domatori di cavalli; poi di nuovo tornava a fuggire.
A tutti comunque impediva di andare alle navi veloci,
si slanciava egli steso nel mezzo, fra Troiani ed Achei,
resistendo, e le lance scagliate da intrepide mani
in parte giungendo a segno si conficcavano nel grande scudo,
in parte a metà strada senza sfiorare la bianca pelle,
si piantavano al suolo, pur bramando assaggiare la carme”.

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