Giosamente canto di Guido delle Colonne

Giosamente canto di Guido delle Colonne


Gioiosamente canto
e vivo in allegranza,
ca per la vostr’ amanza,
madonna, gran gioi sento.
S’eo travagliai cotanto,
or aggio riposanza:
ben aia disïanza
che vene a compimento;
ca tutto mal talento – torna in gioi,
quandunqua l’allegranza ven dipoi;
und’eo m’allegro di grande ardimento:
un giorno vene, che val più di cento.

Ben passa rose e fiore
la vostra fresca cera,
lucente più che spera;
e la bocca aulitosa
più rende aulente aulore
che non fa d’una fera
c’ha nome la pantera,
che ‘n India nasce ed usa.
Sovr’ogn’agua, amorosa — donna, sete
Fontana che m’ha tolto qualunque sete,
per ch’eo son vostro più leale e fino
che non è al suo signor l’assesino.

Come fontana piena
che spande tutta quanta,
così le meo cor canta
sì fortemente abonda
de la gran gioi che mena,
per voi, madonna, spanta,
che certamente è tanta,
non ha dove s’asconda
E più c’augello in fronda — so’ gioioso,
e bene posso cantare più amoroso
che non canta gia mai null’altro amante
uso di bene amare trapassante.

Ben mi deggio allegrare
d’Amor che ‘mprimamente
ristrinse la mia mente
d’amar voi donna fina;
ma più deggio laudare
voi, donna, caunoscente,
donde lo meo cor sente
la gioi che mai non fina.
Ca se tutta Messina – fusse mia,
senza voi, donna, nente mi saria:
quando con voi a sol mi sto, avenente,
ogn’altra gioi mi pare che sia nente.

La vostra gran bieltate
m’ha fatto, donna, amare
e lo vostro ben fare
m’ha fatto cantadore;
ca, s’eo canto la state,
quando la fiore apare,
non poria ubriare
di cantar la fred[d]dore.
Così mi tene Amore — corgaudente,
ché voi siete la mia donna valente.
Sollazzo e gioco mai non viene mino:
così v’adoro como servo e ‘nchino.


ANALISI

Si tratta di una canzone di cinque stanze, ognuna di dodici versi, divise in due piedi identici di settenari e sirma di endecasillabi, concatenata tramite una rima interna; nella prima e nella quarta stanza una di queste rime è condivisa da fronte e sirma: abbc, abbc; (c) DDEE. Sono presenti rime siciliane al versi 13-17 e 16-20.
Per rima siciliana s’intende quella rima di “i” con “e” chiusa e di “u” con “o” chiusa.
Dal punto di vista lessicale: al vv3 amanza: “amore” grazie alla diffusione del suffisso –anza.
Vv.4 “gioi”: (gioia, felicità) si tratta di un gallicismo. Vv.9: “ca” (che) è un meridionalismo. Sempre nel v.9 mal talento (malumore) è un gallicismo. Vv.14” cera” (viso) si tratta anch’esso di un gallicismo. Vv 42 “caunoscente” (saggia) trattasi di un provenzalismo.
In questa canzone di Guido delle Colonne l’amore è finalmente corrisposto, evidente è la gioia del rimatore (peraltro giudice), ed è evidente e sottolineato dalla parola “gioia” felicità che ricorre in ogni stanza. Come abbiamo spiegato nel discorso sui poeti siciliani, la canzone è soggetta a variazione ed uso di ogni poeta, sicché possono variare il numero delle stanze.
Il rimatore dice di cantare gioiosamente e allegramente perché l’amore lo ha ritemprato, lo ha fatto rinascere, dopo aver sopportato le peggiori pene, è arrivato l’agognato premio, e il poeta non esita a cantarlo.
Molte le metafore a sfondo naturalistico evidenti ad esempio nella seconda stanza : “ come fontana piena/che spande tutta quanta/ così lo meo cor canta/ si fortemente abonda/ de la gran gioi che mena/ per voi, madonna, spanta. Ovvero il mio amore sgorga come una fontana, ed è pieno della vostra gioia, sicché così grande è che non posso nasconderlo.
Al verso 24, notiamo “assessino”. Si tratta molto probabilmente di un membro della feroce setta degli ismailiti, musulmani eterodossi, seguaci eterodossi del Veglio della montagna, i cui ordini eseguivano con fanatica obbedienza,e, si riteneva, sotto l’effetto dell’hashish.
Ancora molto presenti sono le metafore naturalistiche dove il rimatore paragona la sua gioia a quella di un uccello fra gli alberi.
L’elogio della bellezza come in Giacomo da Lentini è ricorrente, nonché ricorrente è l’elogio all’amore.

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