Dante Epistola XIII a Cangrande

Dante Epistola XIII a Cangrande

Epistola a Cangrande Della Scala, signore di Verona, come dedica e guida alla lettura
della Commedia
Per chiarire quanto stiamo per dire, occorre sapere che non è uno solo il senso di
quest’opera: anzi, essa può essere definita polisensa, ossia dotata di più significati. Infatti,
il primo significato è quello ricavato da una lettura alla lettera; un altro è prodotto da una
lettura che va al significato profondo. Il primo si definisce significato letterale, il secondo, di
tipo allegorico, morale oppure anagogico. E tale modo di procedere, perché risulti più
chiaro, può essere analizzato da questi versi: “Durante l’esodo di Israele dall’Egitto, la
casa di Giacobbe si staccò da un popolo straniero, la Giudea divenne un santuario e
Israele il suo dominio”. Se osserviamo solamente il significato letterale, questi versi
appaiono riferiti alll’esodo del popolo di Israele dall’Egitto, al tempo di Mosè; ma se
osserviamo il significato allegorico, il significato si sposta sulla nostra redenzione ad opera
di Cristo. Se guardiamo al senso morale, cogliamo la conversione dell’anima dal lutto
miserabile del peccato alla Grazia; il senso anagogico indica, infine, la liberazione
dell’anima santa dalla servitù di questa corruzioe terrena, verso la libertà della gloria
eterna. E benchè questi significati mistici siano chiamati con denominazioni diverse, in
generale tutti possono essere chiamati allegorici, perché sono traslati dal senso letterale o
narrativo. Infatti allegoria viene ricavata dal greco alleon che, in latino, si pronuncia
alienum, vale a dire diverso.
(…)
Il titolo del libro è “Inizia la Commedia di Dante Alighieri, fiorentino di nascita, non di
costumi”. A chiarimento di ciò dobbiamo sapere che commedia deriva da “comos”,
“villaggio”, e “oda”, cioè “canto”: da qui commedia quasi “canto villereccio”. La commedia
è un genere di narrazione poetica che differisce da tutti gli altri. Differisce dalla tragedia
riguardo al contenuto: infatti la tragedia all’inizio suscita un sentimento di quieta
ammirazione, ma nella conclusione è rivoltante e terrificante; è definita così perché deriva
da “tragos”, che è il “capro” e “oda”, come se si trattasse di un “canto del capro”, ossia
disgustoso e maleodorante appunto come un capro, come appare palese nelle tragedie di
Seneca. La commedia, poi, propone all’inizio le difficoltà di un evento, ma lo sviluppo di
questo approda a un esito felice, come si palesa nelle commedie di Terenzio. Da qui alcuni
scrittori hanno preso l’abitudine di usare, nei loro saluti, invece di “salve”, l’espressione “
tragico principio e comico finale”. Allo stesso modo i due generi differiscono
nell’espressione: alata e sublime è la tragedia, dimessa e umile la commedia,
(…)
E per questo appare chiara la ragione per cui quest’opera si intitola Commedia. Infatti, se
guardiamo al contenuto, inizialmente orribile e ripugnante, poiché descrive l’Inferno, alla
fine appare positiva, desiderabile e gradevole, perché illustra il Paradiso; quanto
all’espressione, viene impiegato un linguaggio misurato e umile, in quanto usa la lingua
volgare in cui si esprimono le donnette. Ma vi sono anche altri generi di narrazioni
poetiche, come il carme bucolico, l’elegia, la satira e il canto votivo, come Orazio spiega
nella sua Arte poetica; ma, in questo contesto, non è opportuno parlare al riguardo.
(…)
L’obiettivo dell’opera e della Cantica potrebbe essere molteplice, ossia riguardare la realtà
immediata e quella futura; ma, tralasciando ogni sottigliezza, per parlare brevemente,
l’obiettivo della Commedia e di questa cantica consiste nell’allontanare i viventi, durante la
loro esistenza, dallo stato di miseria spirituale, per condurli alla salvezza.

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