IMMAGINI DI HITLER A COLORI

IMMAGINI DI HITLER A COLORI

IMMAGINI DI HITLER A COLORI

pellicole Kodachrome da 35 millimetri 

in questa serie di foto di Life

Source:  Lifetime 
Copyright : Time Life Pictures

provenienza foto: http://imgur.com/

provenienza foto: http://time.com/tag/hugo-jaeger/

per acquisto foto: http://www.gettyimages.it/

Ma per quanto le immagini a colori siano assolutamente sconvolgenti, è importante ricordare che la macchina della propaganda di Hitler, seppur potente, è stata sconfitta.


Il partito nazista di Hitler era fin troppo noto per il pesante uso del simbolismo adottato nelle sue campagne. Oggi, l’uso di striscioni e aquile enormi, insieme al dispiegamento di grandi folle ordinate in fila sull’attenti ha lasciato un’impressione meritatamente sinistra, tanto da essere stato copiato dalla maggior parte degli stati totalitari e brutali dipinti dalla finzione letteraria. Eppure, nonostante molti di noi sappiano quanto potente fosse la macchina della propaganda e dell’estetica di Hitler, vederla ritratta a colori in questa splendida serie di foto di Life è stato come ricevere un pugno nello stomaco.con questa serie di Hugo Jaeger, uno dei fotografi personali di Hitler.Vedere intere città avvolte da bandiere con la svastica è inquietante. Ma osservarle a colori è l’unico modo per comprendere quanto quelle insegne rosse fossero in contrasto con l’ambiente circostante.Il potere di Hitler era generato in parte dal culto assoluto dell’estetica che lui stesso trasudava. Di fronte a una macchina così incredibilmente efficiente, che in apparenza dipinge tutto di rosso ovunque vada, per un individuo diventa difficile esprimere il proprio dissenso.
Di conseguenza, le foto in bianco e nero che siamo abituati a vedere di corredo ai testi non possono competere con il colore. Soggetto storico a parte, le foto di Jaeger sono tecnicamente impressionanti. Le pellicole Kodachrome da 35 millimetri erano state lanciate nel 1936, e fu solo dopo che le fotografie a colori avrebbero vissuto la propria lenta diffusione nelle mani dei professionisti.
È un esempio piuttosto incredibile di quanto potente lo sviluppo tecnico possa rivelarsi, anche nelle arti; pochi anni dopo l’avvento commerciale della pellicola a colori, quest’ultima è stata utilizzata per creare immagini che evocano ancora più emozioni delle loro controparti in bianco e nero, perfino oggi. Sotto questa luce, l’abilità mostrata da Jaeger con il nuovo mezzo è notevole, almeno sulla base di un portfolio del genere, sebbene sia molto spiacevole vederla impiegata per documentare la vita di uno dei dittatori più famigerati della storia.

 

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VITA RICHARD WAGNER

VITA RICHARD WAGNER

VITA RICHARD WAGNER

Formatosi a Dresda e Lipsia, Wagner  (Lipsia, 1813 – Venezia, 1883) si interessa fin da giovane alla letteratura, alle lingue classiche e al teatro. Inizia gli studi musicali senza dimostrare particolare talento; egli stesso riconobbe più tardi che fu la frequentazione con Franz Liszt a dare una certa profondità alle sue conoscenze armoniche. Wagner è un giovane piuttosto impetuoso, interessato all’arte, attratto dalle amicizie a carattere intellettuale, affascinato dal mistico e dal soprannaturale, carico di una forte dose di sensualità. Anche la politica desta i suoi interessi ed egli si avvicina al gruppo rivoluzionario Junges Deutschland, mentre nascono le sue prime composizioni. Scrive quindi il suo primo libretto per un’opera: Die Hochzeit, di cui però mette in musica solo la prima scena.

Nel 1833 scrive la sua prima opera compiuta: Die Fenn (Le Fate), il cui libretto era tratto da La donna serpente, del Gozzi. Nel 1835 fa eseguire Das Liebesverbot, lavoro ispirato dall’odio per il puritanesimo tedesco di quegli anni, ma l’opera ebbe un esito disastroso. Nello stesso anno sposa l’attrice Minna Planer. Dopo l’opera Die Fenn (Le Fate, 1833), scrive il Rienzi e Der fliegende Holländer (L’Olandese volante), che vengono entrambe eseguite al Teatro di Corte di Dresda, rispettivamente nel 1842 e nel 1843, la seconda con esito contrastato. Nel 1848 scrive il libretto del Lohengrin e si dedica anche a rivoluzionari scritti politici, partecipando attivamente ai moti di Dresda di quell’anno; per questo motivo fugge dalla città, rifugiandosi dapprima presso Liszt, a Weimar, quindi a Zurigo.

Il soggiorno svizzero si rivela di fondamentale importanza per l’autore: qui scrive le importantissime opere teoriche Kunst und Drama e Kunst und Klima e qui stende la parte letteraria della tetralogia Der Ring des Nibelungen (L’anello del nibelungo), la cui prima opera, Das Rheingold (L’oro del Reno), è terminata nel maggio del 1854. Segue la composizione de Die Walkürie (La Valchiria), che si protrae per due anni, quindi quella del Siegfried ( Sigfrido), che però il musicista interrompe nel 1857 per dedicarsi alla stesura del Tristan und Isolde, concluso nell’agosto del 1859. Dopo anni di grandi difficoltà economiche, nel 1864 il re di Baviera Ludwig II, suo acceso sostenitore, gli offre protezione. Nel 1865 Wagner si lega sentimentalmente a Cosima Liszt, figlia del compositore e moglie del direttore d’orchestra Hans von Bülow. Di nuovo in Svizzera, Wagner si dedica ai Maestri cantori (Die Meistersinger von Nürberg) e al Siegfried, concludendo la tetralogia con Das Götterdammerung (Il crepuscolo degli dei). Durante questo secondo esilio svizzero avviene, a Tribschen, l’importante incontro con Friederich Nietsche.

Dopo le aspre critiche ricevute per le opere precedenti e, soprattutto, nel 1865 per il Tristano, nel 1868 il Meistersinger viene eseguito per la prima volta con enorme successo. Un trionfo si rivela anche il Lohengrin nella sua prima rappresentazione italiana (Bologna, 1870). Wagner decide di affrontare la difficile impresa della costruzione di un teatro idoneo ai suoi ideali artistici ma solo dopo molte difficoltà di diverso tipo sorge il teatro di Bayreuth, completato nel 1876. In Italia scrive, nel 1882, la sua ultima opera: Parsifal. Richard Wagner muore a Venezia il 13 febbraio 1883. Wagner utilizza per i suoi primi lavori teatrali il linguaggio musicale dell’opera nazionale tedesca fondendolo con spunti presi da Auber, Bellini e Donizetti, per poi concentrarsi su un suo proprio ideale compositivo: in effetti già ne L’olandese volante il linguaggio musicale si emancipa. La stessa storia del dramma, in cui un navigatore olandese è condannato a errare sul suo vascello per l’eternità, fino a quando non sarà salvato dall’amore fedele di una donna, è utilizzata per rappresentare i significati più generali compresi nelle idee di maledizione e redenzione, presenti in tutte le opere successive del compositore. Nell’Olandese sono ancora presenti le forme chiuse dell’opera ma i confini tra arie e recitativi sono smussati in scene di grande respiro ed è già presente il ricorso a motivi musicali che tornano in momenti successivi.

Nel Tannhäuser Wagner aggiunge ai temi di maledizione e redenzione anche quello dell’amore sensuale mentre sempre più consistente è l’utilizzo di uno stesso motivo musicale in riferimento a un’idea, un personaggio o una situazione espressi nel libretto. Questo uso del tema musicale ricorrente, in seguito denominato Leitmotiv, “motivo conduttore”, è già ben definito nel successivo Lohengrin. Nel 1851, nel saggio Kunst und Drama (Opera e Dramma), Wagner espone integralmente la sua visione di un’opera totale, nella quale il testo del libretto e il dramma che esso esprime e la musica sono intimamente fusi tra loro ( Wort-Ton-Drama). La musica ha il compito di esprimere ciò che le parole non possono, così i più sottili e ingegnosi artifici dell’orchestrazione e dell’armonia indicano i mutamenti psicologici nei personaggi, il corso dell’azione sarà sostenuto dai motivi conduttori che sono riferimenti precisi a idee, situazioni, stati mentali.

Le tecniche della rima e dell’allitterazione collegano tra loro le immagini che il testo stesso esprime. I significati universali da trasmettere sono comunicati dal dramma con l’aiuto della musica che agisce sul sentimento senza mediazioni razionali ed è così che il cerchio tra gli elementi dell’opera totale si chiude. Rifacendosi direttamente a questa sua teoria Wagner si dedica alla composizione dell’Anello del nibelungo, una saga su antichi miti nordici. Nel Tristano e Isotta la vicenda raccontata è quella dell’amore travolgente tra i due protagonisti, i quali tradiscono la fiducia del re Marco, marito di Isotta. Musicalmente l’opera è di una modernità sconvolgente, grazie soprattutto al suo esasperato cromatismo. I Maestri cantori di Norimberga è l’unica opera con elementi comici mentre il Parsifal affronta i temi wagneriani di maledizione e redenzione attraverso il percorso spirituale del protagonista.

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