DANTE ALIGHIERI LA VITA NUOVA ANALISI

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La “Vita nuova”

Fin dalla sua giovinezza Dante venne a contatto con tutte le culture presenti nella Firenze del tempo. Ciò lo portò a dedicarsi subito alla poesia. Inizialmente scelse il genere più raffinato ma anche più difficile, il cui tema principale era la lirica che cantasse l’amor cortese. In un secondo tempo, dopo esser entrato a far parte dell’elite fiorentina, dopo essere divenuto amico di Guido Cavalcanti, i suoi testi poetici subirono una trasformazione: il tema centrale delle sue opere divenne la sofferenza causata dall’amore. Quasi subito abbandonò questa tipologia di stilnovismo per intraprendere una strada totalmente nuova. Un’opera appartenente a questa nuova strada è la “Vita Nuova”. Dante la scrive in seguito alla morte di Beatrice; comprende diverse liriche ognuna delle quali è preceduta da un “prologo”, nel quale il poeta descrive le circostanze che hanno portato alla stesura di quel componimento, e seguita da un “commento retorico”. Nell’opera Dante narra di aver incontrato Beatrice all’età di nove anni e sin dal primo istante in cui la vide ne rimase impressionato. Dopo un periodo di altri nove anni Dante incontrò nuovamente Beatrice, la quale saluta il poeta che da quel momento ripose in ella tutta la sua felicità. Tuttavia, seguendo i canoni dell’amor cortese, per salvaguardare l’onore della sua dama, finse di amare altre donne, chiamate “donne dello schermo”; ciò provocò lo sdegno di Beatrice che da quel momento gli negò il saluto. Questa negazione portò Dante ad uno stato di sofferenza che lo portò a comporre un’opera in lode all’amata. Poco dopo Beatrice morì facendo piombare Dante in uno stato di grande sconforto che viene alleviato momentaneamente da una “donna gentile”: la filosofia. Infatti da quel momento Dante di innamorò della filosofia, amore che tuttavia terminò quasi subito in seguito ad una apparizione in sogno di Beatrice che spostò nuovamente tutti i pensieri di Dante sulla sua amata. Subito dopo Dante ebbe una nuova visione che lo indusse a non parlare più di lei almeno fino a quando “non fosse stato in grado di dire di lei ciò che nessun altro uomo sia stato capace di dirle”.

  • L’opera è divisa in tre parti:
  • 1) la prima tratta gli effetti dell’amore sull’amante;
  • 2) la seconda tratta la lode della donna;
  • 3) la terza tratta la “morte della gentilissima”

CRITICA: Alcuni critici interpretano la “Vita nuova” come un insieme di esperienze reale che racchiudono dei “significati segreti” validi per sempre. Charles Singleton afferma che il modo che Dante ha per intendere l’amore (nel primo stadio lo intende come un amore cortese; nel secondo stadio l’amore per una donna è fine a se stesso) ha parecchie cose in comune con l’amore mistico. Infatti l’amore per Beatrice non si limita ad ingentilire l’uomo ma contribuisce ad innalzarlo fino a Dio. Per questo motivo in Dante non esiste più il conflitto tra Dio e amore.


 

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Dante nacque a Firenze nel 1265, da una famiglia nobile di parte guelfa che però era in condizioni economiche difficili. Tuttavia Dante ricevette un’ottima educazione. Il suo maestro fu Brunetto Latini che gli fornì un’ottima cultura alla quel, quasi subito, si affiancò la vocazione per la poesia. Sia la sua vita sentimentale che quella intellettuale ruotarono intorno alla figura di Beatrice, la cui morte prematura (avvenuta nel 1290) provocò in Dante un senso di smarrimento che viene inizialmente colmato dagli studi filosofici, che contribuirono ad arricchire la sua cultura personale, e dall’esperienza politica nella sua città. Infatti, dopo essere entrato nella corporazione Arte dei Medici e Speziali, ricoprì importanti ruoli istituzionali. In quel periodo la città di Firenze era lacerata dalla lotta tra guelfi bianchi e guelfi neri. Questo scontro si risolse in favore dei guelfi neri e Dante, appartenendo a quelli bianchi, fu costretto a subire diverse persecuzioni e diversi processi da parte dei vincitori. Fu processato e condannato a morte mentre era fuori Firenze e, per sfuggire alla condanna, non tornò più nella sua città natale. L’allontanamento dalla città toscana contribuì ad un ampliamento delle visione del mondo del poeta. Questo ampliamento lo portò a formulare l’ipotesi che per fare ritornare l’ordine nell’Italia settentrionale era necessaria la presenza di un imperatore. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Ravenna dove morì nel 1321.


 

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