RIASSUNTO DI ROSSO MALPELO

RIASSUNTO DI ROSSO MALPELO


1°: PRESENTAZIONE E PRIMA DESCRIZIONE DI ROSSO MALPELO

Rosso Malpelo è un ragazzino dai capelli rossi da tutti considerato «birbone, malizioso, cattivo e monellaccio» e per questo viene costantemente evitato e tenuto a distanza da tutti. Rosso lavora nella stessa cava di rena in cui aveva lavorato e dove aveva perso la vita il padre. Il rapporto con la madre è conflittuale e per niente affettuoso: « Del resto, ella lo vedeva soltanto il sabato sera, quando tornava a casa con quei pochi soldi della settimana e siccome era Malpelo c’era anche a temere che ne sottraesse un paio di quei soldi». Pessimo anche il rapporto con la sorella che «s’era fatta sposa e aveva altro pel capo».

2°: RACCONTO DELLA MORTE DEL PADRE

Viene poi narrata la morte del padre, mastro Misciu, già implacabilmente segnato dal giudizio della comunità con il nomignolo spregiativo di “Bestia”; mastro Misciu rimane schiacciato sotto un pilastro che crolla mentre lui stava terminando un lavoro a cottimo. Viene chiamato l’ingegnere della cava (che si trovava in quel momento a teatro) ma il tentativo di soccorso fallisce. Viene qui introdotto un altro personaggio, lo Sciancato, collega di lavoro nella cava di mastro Misciu, per nulla solidale con lui.

3°: DESCRIZIONE DI COME ROSSO LAVORA

Dopo la morte del padre Malpelo diventa « più tristo e cattivo del solito […] pareva gli fosse entrato il diavolo in corpo» e scarica tutta la sua cattiveria sugli altri (picchia, per esempio, senza pietà, l’asino grigio che lo accompagna quotidianamente nel lavoro nella cava).

4°: IL RAPPORTO CON RANOCCHIO E I RAPPORTI CON LA CASA

Nel frattempo arriva alla cava un «povero ragazzetto» che, essendo caduto da un ponte ed essendosi lussato il femore, non è più in grado di proseguire il suo lavoro da manovale. Rosso, legato a Ranocchio da affetto sincero, gli trasmette la propria filosofia dell’esistenza, ha un atteggiamento didattico, è come un padre che suggerisce al figlio il giusto comportamento per le varie occasioni. Non vuole che il ragazzino rimanga ingenuo come mastro Misciu, (è significativo che lo apostrofi proprio col nomignolo “Bestia”) ma vuole che impari la necessità della violenza.

I rapporti di Rosso con la madre e la sorella sono invece regolati dalla sola legge economica e privi di affettività: la madre lo paragona addirittura a un «cane rognoso». Il paragone col mondo animale è una tecnica costante nella novella per la definizione psicologica del protagonista.

5º: RITROVAMENTO DEL CADAVERE DI MASTRO MISCIU

Un giorno nella cava venne ritrovata una delle scarpe di mastro Misciu ma non il suo corpo; Rosso venne colto da una tale paura di veder comparire fra la rena anche il piede nudo del padre, che decise di andare a lavorare in un altro punto della galleria e di non tornare mai più da quelle parti. Due o tre giorni dopo venne ritrovato il cadavere.

6º:L’ASINO GRIGIO GETTATO NELLA SCIARA E LE VISITE DI ROSSO E RANOCCHIO

Nel frattempo morì di stenti e vecchiaia l’asino grigio che aveva lavorato ogni giorno con Malpelo nella cava. Il carrettiere lo gettò lontano nella sciara e Malpelo sentenziò:«Così si fa! Gli arnesi che non servono più si buttano lontano». Nei giorni successivi costrinse Ranocchio ad andare con lui a visitare la carcassa dell’asino perché « a questo mondo bisogna avvezzarsi a veder in faccia ogni cosa, bella e brutta».

L’episodio della morte dell’asino grigio entra nel racconto come esempio che permette a Malpelo di dimostrare e rinforzare la sua scienza della vita, un percorso assurdo in attesa della morte. Il passo è denso delle sentenze di Rosso sulla logica della violenza che sfociano nell’unica immagine di pace possibile: la morte.

7°: MALATTIA E MORTE DI RANOCCHIO

Di li a poco Ranocchio si ammalò gravemente, tanto da non riuscire più nemmeno ad andare nella cava; Malpelo si recava a casa sua a trovarlo e, quando Ranocchio morì, Rosso si stupì moltissimo della enorme sofferenza provata dalla madre; Rosso non aveva mai visto sua madre soffrire così tanto per lui e nemmeno riusciva ad immaginarlo possibile.

8°: L’EVASO SI NASCONDE NELLA CAVA

Qualche tempo dopo arrivò un evaso a lavorare nella cava, personaggio che incuriosì moltissimo Malpelo, ma dopo poco l’evaso se ne andò dichiarando di essere stanco di quella vita da talpa e di preferire la vita nella prigione.

9°: ESPLORAZIONE DELLA CAVA E SPARIZIONE DI ROSSO

Rosso venne un giorno mandato a esplorare un passaggio della cava molto pericoloso (viene scelto proprio lui perché nessuno dei suoi famigliari si interessa di lui e del suo destino) e non vi fece mai più ritorno.

Si ripete quindi la situazione già verificatasi per mastro Misciu: Malpelo è l’unico ad avventurarsi in un pericoloso passaggio della miniera così come il padre era stato l’unico ad accettare il «magro affare» che lo condusse alla morte. Ma Malpelo, a differenza di mastro Misciu, è consapevole della sorte che lo aspetta; porta infatti con se tutti gli oggetti a cui è affettivamente legato( piccone, zappa, lanterna, ecc…), gli setssi che erano stati spettatori del tragico crollo in cui era morto il padre, in un ultimo atto simbolico di identificazione col padre stesso.

Il racconto si conclude al modo delle fiabe, la storia di Malpelo diventa nella fantasia popolare una leggenda: Malpelo diventa un fantasma che può apparire all’improvviso e spaventare i ragazzi.

Malpelo che si perde nella cava è metafora dell’impossibilità di sfuggire al proprio destino nel mondo che, come la cava, inghiotte senza pietà gli uomini.

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ROSSO MALPELO RIASSUNTO

ROSSO MALPELO RIASSUNTO


-Da “Vita dei campi” di G. Verga-

La novella racconta la vita di un ragazzo che veniva chiamato Rosso Malpelo a causa dei suoi capelli rossi. Proprio la gente lo riteneva un ragazzo malizioso e cattivo a causa dei capelli ed egli invece che smentire lo riconferma volutamente anche se nel profondo è sensibile e prova molti sentimenti.

Viene presentato attraverso l’opinione ostile della voce narrante, di un narratore popolare che rispecchia i pensieri e le idee della comunità.

Così facendo, il Verga ha creato un artificio della regressione, cioè che l’autore rinuncia alla sua posizione di intellettuale per adottare il punto di vista del popolo, e si può notare l’effetto di straniamento, cioè lo scarto che esiste tra il punto di vista del narratore popolare e dell’autore.

Malpelo lavora in una cava di rena rossa e tutti lo chiamavano così e perfino sua madre non si ricordava più il suo vero nome del resto ella si interessava a lui solo quando portava la paga e siccome era Malpelo sospettavano che rubasse un po’ del denaro così la sorella gli faceva la ricevuta a scapaccioni anche se il padrone della cava aveva confermato che i soldi c’erano tutti.

Alla cava tutti lo trattavano male, lo picchiavano e lo insultavano. Aveva molta fama (conosciuto come la bettonica) e la miniera veniva anche chiamata “la cava di Malpelo”. Lo tenevano per carità, perché suo padre, mastro Misciu (Domenico), era morto nella cava per un crollo mentre lavorava da solo dopo l’orario per arrotondare. Nessuno ha trovato il corpo e Malpelo si è messo a scavare a mani nude.

Dopo la morte del padre Malpelo lavorava come un uomo e quando succedeva qualche incidente si sapeva sempre che era stato lui. Con gli altri ragazzi era perfino crudele perché sa che la società è dominata dalla legge del più forte.

Poi cominciò a proteggere un ragazzino che a causa di un incidente si era lussato il femore che viene soprannominato Ranocchio. Malpelo gli dava anche un po’ del suo pane e il narratore scambia questo bisogno di affetto in cattiveria (per il gusto di tiranneggiarlo) ma l’autore prende le distanze con un “dicevano”

Ma Malpelo tormentava il povero ragazzo in tutti i modi picchiandolo sempre più forte. Lo faceva per fargli capire che la società era dominata dalla legge del più forte e gli insegnava a reagire e a subire. Ma quando Ranocchio piagnucolava perché aveva dei lavori troppo duri Malpelo lo picchiava e se non smetteva gli dava una mano o gli offriva la sua mezza cipolla.

Il sabato sera quando tornava a casa tutto sporco e cencioso, la sorella lo nascondeva dal suo fidanzato e passava la domenica a prendere a sassate le lucertole o a sforacchiare le siepi di fichidindia. La cava era l’unico pasto dove si sentiva a suo agio.

Un giorno si ritrovò il corpo di mastro Misciu e la madre adattò i calzoni e la camicia mentre le scarpe le avrebbe conservate per quando sarebbe cresciuto perché il fidanzato di sua sorella non le aveva volute. Quei vestiti avevano un significato importante per lui perché suo padre era l’unica persona che gli avesse mai voluto bene. Usava anche il piccone e la zappa del padre anche se erano sproporzionate per la sua età e anche se glieli avrebbero pagati come nuovi.

Poi un giorno morì l’asino grigio e Malpelo con Ranocchio, trascinato a forza perché non voleva andarci, andarono a visitare la sua carcassa. I cani accorrevano da tutte le fattorie per spolparlo e il Rosso raccontava che adesso il grigio non soffriva più e che i denti che gli laceravano le viscere non lo piegheranno come una badilata sulla schiena che era abitudine dargli per mettergli un po’ di vigore.

Da lì a poco Ranocchio si ammalò a tal punto che la sera dovettero portarlo via con l’asino. Malpelo lo aiutava prendendolo sulle spalle e gli faceva animo sgridandolo e picchiandolo. Poi un giorno dopo una botta sboccò del sangue e Malpelo cercò cosa gli avesse fatto e cominciò a prendersi a batte con un sasso per dimostrare che lui non aveva fatto niente. Ma Ranocchio non guariva, aveva sempre la febbre e continuava a sputare sangue. Allora il Rosso rubò un po’ di soldi dalla sua paga per comprargli del vino e della minestra calda e gli diede i suoi calzoni che lo coprivano meglio, ma non guariva. Malpelo stava sempre ad accudirlo e vedendolo soffrire con l’occhio spento come l’asino grigio gli diceva che era meglio che crepava piuttosto che soffra così.

Poi un giorno Ranocchio non venne più alla cava e Malpelo il sabato andò a trovarlo. La madre piangeva e strillava e lui non capendone il motivo lo chiese al malato. Ma non gli rispose e pensò che fosse stato tenuto come uno di quei bambini che non si slattano mai.

La madre e la sorella di Malpelo si sposarono e andarono a vivere altrove lasciandolo da solo.

Egli morì nella cava: una volta si doveva esplorare un canale che si riteneva sboccasse col pozzo grande a sinistra. Nessuno voleva entrarci perché se non era vero si correva il rischio di perdersi e di non tornare mai più. Ci fecero andare Malpelo e lui si ricordò di un minatore che anni prima si era smarrito e camminava ancora gridando aiuto senza che nessuno possa sentirlo. Entrò nella galleria e non si seppe più niente di lui.

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