VITA SU GIUSEPPE UNGARETTI

VITA SU GIUSEPPE UNGARETTI


-nasce ad Alessandria d’Egitto da genitori toscani, e li vive la sua giovinezza frequentando le scuole superiori- Nel 1912 lascia l’Egitto diretto in Italia, ma va a finire gli studi a Parigi dove frequenta la Sorbina e il College de France. In questa città frequenta soprattutto pittori (Picasso, Modigliani, ecc.) e scrittori (Apollinare, Palazzeschi, ecc) che insieme rappresentano l’avanguardia letteraria e artistica francese e italiana. Due anni dopo torna in Italia per prendere parte alla prima guerra mondiale come volontario. E’ in questo momento che nascerà la sua prima raccolta di poesie “L’Allegria” che verrà pubblicata nel 1925. Sono delle poesie, alle volte brevissime che fissano i suoi dolorosi ricordi della guerra. Quella di Ungaretti è una poesia nuova, pura che aprirà la strada alla poesia del 1900, in particolare all’ermetismo.



* 1888

8 febbraio: Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto da Antonio Ungaretti e Maria Lunardini entrambi lucchesi. Nella città natale trascorre l’infanzia e i primi anni della giovinezza.

* 1890

Muore il padre. Il piccolo Giuseppe viene allevato dalla madre, da una balia sudanese e da Anna, un’anziana croata, adorabile narratrice di favole.

* 1904

Frequenta l‘Ecole Suisse Jacot, dove viene a contatto per la prima volta con la letteratura europea. Lì conosce Mohammed Sceab.

* 1907

Inizia gli studi all’Istituto don Bosco, un collegio dove aveva studiato anche Marinetti.

* 1908

Frequenta la Baracca rossa, un ritrovo internazionale di anarchici, che ha il fervente organizzatore in Enrico Pea, versilese, trasferito a lavorare in Egitto.

* 1912

Si trasferisce in Italia, “la Terra Promessa”, con l’intenzione di compiere studi di diritto a Parigi per poi tornare in Egitto. A poche settimane di distanza si reca a Parigi, raggiunto poi da Mohammed Sceab, morto suicida dopo qualche mese. Si iscrive alla facoltà di lettere della Sorbona e prende alloggio in un alberghetto in rue Des Carmes.

* 1913

Frequenta i maggiori caffè letterari di Parigi, diventa amico di Apollinaire, al quale si lega di profondo affetto. E’ in contatto con il gruppo fiorentino che, staccatosi dalla Voce, ha dato vita a Lacerba. Nell’estate l’amico Mohammed Sceab si toglie la vita.

* 1914

Rientra in Italia per prendere un titolo di studio: l’abilitazione all’insegnamento della lingua francese. Darà l’esame a Torino con Farinelli, ma si prepara in Versilia. Pea è rientrato con la famiglia in patria, ragione per cui Ungaretti è in quella zona. Si sposta poi a Milano dedicandosi all’insegnamento della lingua francese in una scuola secondaria e scrive le sue prime poesie: faranno parte della sezione Ultime che apre L’Allegria.

* 1915

Pubblica le prime liriche su Lacerba nel febbraio, in aprile, in maggio. Viene richiamato e inviato sul fronte del Carso e su quello francese dello Champagne. La prima poesia dal fronte (del Porto Sepolto) è datata 22 dicembre 1915.

* 1916

Trascorre l’intero anno tra prima linea e retrovie; scrive tutto il Porto Sepolto, che viene pubblicato presso una tipogarfia di Udine. Curatore degli ottanta esemplari è “il gentile Ettore Serra”, giovane tenente.

* 1918

Il suo reggimento viene trasferito in Francia: va spesso in licenza a Parigi; cura anche la pubblicazione di un giornale per i soldati.

* 1919

Resta a Parigi, lavora come giornalista, prenderà a collaborare al Popolo d’Italia. Pubblica con Vallecchi, a cura di Ettore Serra, l’edizione provvisoria della raccolta Allegria di Naufragi (quella definitiva uscirà da Preda nel 1931) che comprende il Porto Sepolto, e i versi del ’17, ’18 e ’19, oltre alla sezione Ultime). Compone il saggio sul Petrarca Verso un’arte nuova classica. Sposa Jeanne Dupoix.

* 1920

Torna a Roma, e su incarico del Ministero degli Esteri, si dedica alla stesura del bollettino informativo quotidiano. Collabora alle riviste La Ronda, Tribuna, Commerce. La moglie nel frattempo insegna francese.

* 1923

La difficile condizione economica lo induce a trasferirsi a Marino nei Castelli Romani. Pubblica a La Spezia, con il titolo Il Porto Sepolto, una nuova edizione de L’Allegria; include le liriche composte tra il 1919 e il 1922 e la prima parte del Sentimento del Tempo. La prefazione è di Benito Mussolini.

* 1925

Nasce la prima figlia, Anna Maria. Seguita a frequentare il caffè Aragno; collabora alla rivista Commerce, di cui è redattore.

* 1926

Muore la madre.

* 1928

E’ l’anno della Pietà, della piena conversione alla religione cattolica, dopo un periodo passato a Subiaco, nella settimana di Pasqua. Ungaretti ha quarant’anni.

* 1930

Termina la collaborazione con il Ministro degli Esteri. Nasce il secondo figlio, Antonio.

* 1931

Esce L’Allegria, edizioni Preda. La raccolta (poesie tra il 1914 e il 1919) acquista il suo titolo definitivo.

* 1932

Con il premio del Gondoliere assegnato a Venezia, la sua poesia ha il primo riconoscimento ufficiale.

* 1933

Pubblica con Vallecchi, nei Quaderni di Novissima, Sentimento del Tempo, con un saggio di Gargiulo. Numerosi in questi anni i viaggi in Francia, Belgio, Olanda, Spagna, e le collaborazioni giornalistiche, in particolare con il quotidiano La Gazzetta del Popolo e la rivista Mesures.

* 1934

Esce a Praga il suo primo volume di poesie tradotte.

* 1936

Dà alle stampe il volume Quaderno di traduzioni che comprende testi di Gòngora, Blake, Eliot, Rilke, Esenin. Il pen Club lo invita a tenere una serie di lezioni in Sud America. In Brasile gli viene assegnata la cattedra di Letteratura Italiana presso l’Università di San Paolo, che terrà fino al 1942. Esce l’edizione compiuta del Sentimento del Tempo, da novissima (poesie tra il 1919 e il 1935).

* 1937

Muore il fratello Costantino, per il quale scrive le liriche Se tu mio fratello e Tutto ho perduto, aperse successivamente in francese in Vie d’un homme.

* 1939

Esce a Parigi, pubblicata da Gallimard, Vie d’un homme. Muore in Brasile, per un attacco di appendicite malcurato, il figlio Antonietto, di nove anni.

* 1942

Rientra in patria, dopo l’entrata in guerra del Brasile contro l’Asse. E’ nominato Accademico d’Italia; gli viene conferito un insegnamento universitario a Roma per “chiara fama”. Mondadori inizia la pubblicazione delle sue opere sotto il titolo generale Vita d’un uomo.

* 1944

Pubblica, presso l’editore Documento, la traduzione di 22 sonetti di Shakespeare.

* 1945

De Robertis raccoglie le Poesie disperse e cura il primo apparato delle varianti per Allegria e Sentimento.

* 1946

Esce nella collana Lo Specchio di Mondadori la traduzione 40 sonetti di Shakespeare già pubblicata nel 1942 dalla casa editrice Mondadori.

* 1947

E’ sottoposto a procedimenti di “epurazione” presso l’Associazione degli scrittori: nessun addebito da muovergli. Viene iniziato anche un procedimento per l’abolizione della cattedra di “chiara fama”(avuta anche da De Robertis): dopo una lotta tra il Consiglio Superiore e il Ministro Gonella (favorevole alla permanenza in cattedra dei due maestri), sentite le rispettive Facoltà l’insegnamento è confermato. Pubblica con Mondadori Il Dolore ( poesie tra il 1937 e il 1946).

* 1948

Appare da Mondadori il volume di traduzioni Da Gòngora a Mallarmé.

* 1949

Gli viene consegnato da Alcide De Gasperi il premio Roma; escono il volume di prosa Il povero nella città e alcuni abbozzi di La Terra Promessa. La rivista Inventario pubblica il suo saggio Ragioni di una poesia.

* 1950

Esce la nuova raccolta di poesie alla quale, con abbozzi, aveva cominciato a lavorare fin dal 1935: La Terra Promessa. Esce anche la traduzione della Fedra di Racine.

* 1952

Da Schwarz appare Un Grido e Paesaggi, con illustrazioni di Giorgio Morandi.

* 1958

Lucca celebra i settant’anni del poeta, assegnandogli la cittadinanza onoraria. La rivista Letteratura gli dedica un numero d’omaggio di 370 pagine. Muore Jeanne, la “devota, tollerante, paziente” compagna, alla quale dedica l’epicedio “Per sempre”.

* 1960

Leone Piccioni cura il volume Il Taccuino del Vecchio, pubblicato da Mondadori con prefazione di Jean Paulhan e testimonianze critiche di Pound, Spitzer, Moore, Eliot. Con Fautrier e Paulhan compie una specie di giro del mondo in aereo, con lunga sosta in Giappone. Ungaretti riceve il premio Montefeltro.

* 1961

Escono le prose di viaggio del Deserto e dopo, che riprendono e ampliano quelle del Povero nella città. Vi raccoglie anche traduzioni della poesia brasiliana.

* 1962

E’ eletto presidente della Comunità europea degli scrittori. Nasce la nipote Annina.

* 1964

Tiene, come visiting professor, presso la Columbia University, una serie di lezioni e stringe amicizia con letterati e pittori beats del Village newyorkese.

* 1965

Esce da Mondadori il volume Visioni di William Blake, traduzione delle opere del poeta inglese.

* 1966

Torna sulla tomba di Antonietto in Brasile, dove nella primavera conosce Bruna Bianco.

* 1968

In occasione degli ottant’anni riceve solenni onoranze da parte del governo italiano: a Palazzo Chigi è festeggiato dal presidente del Consiglio Moro e da Montale e Quasimodo, con tanti amici attorno. Escono due edizioni rare: Dialogo, con una combustione di Burri, piccola raccolta di poesie d’amore (Bruna Bianco – Giuseppe Ungaretti); e Morte delle stagioni, illustrata da Manzù, che raccoglie unite le stagioni della Terra Promessa, del Taccuino del Vecchio e gli ultimi versi fino al ’66.

* 1969

Esce, in suo onore, un numero unico di L’Herne. Presso Gallimard esce la raccolta di saggi Innocence et mémoire, tradotta da Philippe Jaccottet. Viaggia negli Stati Uniti, in Svezia, in Germania. Nel settembre esce il volume mondadoriano che comprende Tutte le poesie, con note, saggi, apparati delle varianti, a cura di Leone Piccioni, alla dodicesima edizione nel 1988.

* 1970

Nella notte tra il 31 dicembre ’69 e il primo gennaio ’70 scrive l’ultima poesia L’impietrito e il velluto. Torna negli Stati Uniti per ricevere un premio all’Università di Oklahoma. A New York s’ammala e viene ricoverato in clinica. Rientra in Italia e si stabilisce per curarsi a Salsomaggiore. Muore d’improvviso a Milano la notte tra l’1 e il 2 giugno.

/ 5
Grazie per aver votato!

GIUSEPPE UNGARETTI VITA

GIUSEPPE UNGARETTI VITA

GIUSEPPE UNGARETTI VITA


Nasce nel 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi, trasferiti per fare fortuna. Il padre è operaio al canale di Suez e muore quando il figlio ha solo 2 anni. La madre gestisce un forno nella periferia povera della città. Ungaretti vive la sua infanzia in questo luogo lontano dall’italia. Frequentava una delle scuole più prestigiosi di Alessandria, anni di grandi letture. Fino al 1912 sta ad alessandria. Legge Leopardi, Bodlaire, Nietzche. Anni vissuti in un contesto multietnico, dove vivono esperienze linguistiche e culturali diverse.

Il porto sepolto è il titolo della sua prima raccolta poetica. Sotto Alessandria d’Egitto vi è secondo dei racconti un porto sepolto.

Abbastanza giovane si trasferisce a Parigi nel 1912, lascia il deserto egiziano e si reca a parigi, luogo di grande fermento culturale e luogo delle avanguardie. Studia la sorbona, facoltà di lettere dell’università di parigi. Conosce Apolinaire che scrive calligrammi.

Incontra un amico di infanzia mohammed Scheab, morira suicida nel 1913 a Parigi, eventi che lo formano. Nel 14 lascia Parigi. Esperienza della guerra, Ungaretti è un interventista e parte volontario. Contatti con i futuristi che lo avevano convinto che fosse una buona cosa. È più vecchio degli altri soldati.

Ungaretti è un nazionalista, rivuole le terre irredente, venezia-giulia, fiume dalmazia. È caporale perché è più anziano degli altri. Viene mandato al fronte sul Carso.

Subisce il trauma esistenziale e duro della guerra. Scrive poesie antimilitariste proprio lui che era stato interventista. Guerra combattuta in trincea. Al fronte matura un modo di pensare totalmente diverso e comprende il lato negativo della guerra. Compone delle poesie anche al fronte.

Il porto rappresenta il luogo che il poeta vorrebbe raggiungere per trovare un tesoro. (80 esemplari di porto sepolto). Il libro esce nel 1916.

Il testo viene ripubblicato nel 1919 con il nuovo titolo: “allegria di naufragi”. Il titolo definitivo uscirà in un’edizione definitiva chiamata l’allegria.

Allegria perché in questa situazione estrema di esistenza umana scaraventata lui recupera ciò che più è essenziale nella vita (il senso della vita). Il porto sepolto che è immerso in una profondità è risalito per portarci la parola, una parola che ha recuperato tutto il suo valore, tutta la sua importanza e la sua pregnanza. Ungaretti recupera il valore assoluto della parola che è fondamentale. È importante ogni lettera di ogni parola. Nella pagina bianca si stagliano pochissime parole, parola come la grappa, qualcosa che scuote subito, è fortissima, ne basta pochissima. La parola di Ungaretti è come un distillato, è priva di ornamenti.

Recupera il tema della fratellanza e della comunanza con gli altri uomini. Non scrive mai in prosa, solo poeta. Ama la musicalità della poesia, riscrive molte volte le stesse poesie. Spesso il testo è frantumato, le pause e i silenzi sono importantissimi e lo spazio bianco anche. A quel tempo si scrivevano poesie lunghissime.

Dopo la guerra ha rapporti con il fascismo, redattore di un giornale fascista all’estero. Tra il 21 e il 35 viaggia come inviato speciale della gazzetta del popolo. Si sposa nel 20 con una donna che gli resterà accanto per tutta la vita, avrà dei figli. Nel 36 esce la raccolta poetica “sentimento del tempo”, seconda stagione della sua poesia.

Finisce a san paolo del brasile dove accetta una cattedra università, dal 39 al 42 rimane in Brasile. Nel 43 muore un figlio. Nel 47 pubblica “il dolore”.

Nel 42 torna a Roma dove escono altre raccolte. La sua poesia è sempre più ricca di analogie e rarefatta.

Diventa caposcuola nella sua ultima fase di poetica dell’ermetismo (Quasimodo), che si chiamerà poi “poesia pura”. Muore nel 70 a Milano.

Eccentricità di Ungaretti:

  • Lateralità geografica della sua educazione culturale, avvenuta in luoghi eccentrici rispetto all’Italia.

  • Formazione bilingue

  • Sviluppo intellettuale in contesto europeo

  • Matura una consapevolezza non legata all’Italia

La poesia con la quale si confronta è quella europea francese, non è quella di d’Annunzio che in Italia era presa come mezzo di paragone da tutti. Non dovendo confrontarsi con la tradizione italiana, può accostarsi alla poesia senza limitazioni.

Il legame tra vita e poesia è fondamentale (già visto in Saba). Gli oggetti poetici sono sempre in relazione con la biografia, è centrale la nozione di memorai, consapevolezza di un vissuto che si deposita nella coscienza. Altro polo della sua poesia è la nozione di innocenza, stato ideale dell’animo, che si identifica nell’infanzia.

Conclude la sua attività poetica con un volume che raccoglie tutte le sue poesie chiamato “vita di un uomo”, opera definitive. I critici definiscono la sua “biografia allegorica”.

È come se vedesse le cose che lo circondano per la prima volta. Deve esprimere limpida meraviglia e delirante fermento. La nuova parola poetica non deve ricalcare modelli, schemi e avere trepidazione. Deve illuminare le cose con una luce nuova e non essere legata alla tradizione. La parola deve essere vergine, pura ed essenziale.

La poesia emerge dal silenzio, dagli abissi misteriosi della coscienza. Per analogia si accostano le parole ed emergono dei nuovi significati profondi

Sintassi:

Frase scarna. Punteggiatura minima e quasi assente. Il ritmo di spezza e le frasi sembrano quasi un singhiozzo. Versi minimi.

Porto Sepolto

1916. una dei più grandi documenti umani sul trauma della guerra e sugli sconvolgimenti provocati sull’individuo. Ungaretti si pone come testimone lirico della guerra e nell’esserlo si distingue in modo netto dalla mitologia patriottica dannunziana e dall’idea dei futuristi (guerra = sola igiene del mondo). La guerra diventa per lui occasione di analisi della condizione umana.

Rappresenta l’inizio della poesia italiana. Ungaretti inventa il frammentismo, la frase breve (come illuminazione), base della poesia ermetica

Non si interroga sul perché della guerra ma sul come la presenza del rischio (incombere della morte) strappi l’individuo a sé stesso e lo spingano a ricercare una “innocenza perduta”. Una condizione originaria nella quale l’”io” riconosce la sua fragilità di creatura. In virtù di questa consapevolezza ritrovata l’uomo- soldato cerca un intimo legame con i suoi simili e con il cosmo, l’idea del nemico perde consistenza.

La guerra è un esame di coscienze per il poeta perché difronte agli orrori della guerra muta il significato della scrittura ed entra in primo piano la responsabilità etica di chi scrive e nessun formalismo è eticamente ammesso, la scrittura deve esprimere ciò che è essenziale. Riduzione ai termini minimi della scrittura. Rappresenta ciò che è autentico. Tutto ciò si conferma in un’originalissima sperimentazione formale, che investe tutto il linguaggio poetico (strutture metriche, sintassi, lessico…) che avrà un esito rivoluzionario per la poesia italiana del 900.

L’allegria

Sono 32 liriche, raccolta composta al fronte e stampata in 80 copie. Le poesie si propongono come una successione di fogli di diario, portano tutte l’indicazione della data e del luogo.

Il titolo deriva dalla sua infanzia egiziana (porto sepolto). Il titolo allude il viaggio del poeta verso aspetti originali.

Nel 19 esce l’allegria di naufragi, titolo che allude al naufragio totale della guerra, è un titolo ossimorico che allude all’esultanza di un attimo. Volontà di vivere nonostante la morte.

Le due raccolte (porto sepolto e allegria di naufragi) confluiscono ne “l’allegria”.

Temi:

tutto ruota intorno allo scontro tra guerra e pace.

  • La guerra è il tema cardine a cui si contrappone l’aspirazione alla pace

  • Rapporto vita morte

  • Compare l’idea di miraggio, desiderio inappagato di amore universale, fraternità possibile, difronte alla precarietà della storia e al paesaggio delle macerie che lo circondano

  • Le macerie, elemento ricorrente, brandello, carcassa, rappresentano una sorta di deserto che si sovrappone al paesaggio del carso

  • Mancanza d’acqua

  • Esistenza ridotta alla sua essenzialità che si rivela come una condizione biologica estrema, “la morte si rivela vivendo”, il poeta arriva a sentirsi una “cosa” in aderenza fisica e totale con il paesaggio.

  • Reificazione, riduzione a cosa da parte dell’essere umano

Fratelli

Inizio descrittivo e realistico, incontro tra soldati di reggimenti diversi al fronte durante la prima guerra mondiale. Si pongono una domanda comune, ma vi è aggiunta una parola nuova, “fratelli”. Una parola che rimane sospesa nell’arie e parola di attesa, parola chiave di tutta la poesia. Dopo il poeta cerca i significati di questa parola senza dare una risposta alla domanda.

Parola tremante nella notte = parola tremante perché inconcruente con il contesto della guerra ma anche perché continuasse.

Foglia appena nata = solidarietà e fratellanza.

Valore apotropaico dell’ultimo “fratelli”. Diventa rituale e preghiera. Valore apotropaico = significato di formula magica. La ripetizione della parola per scacciare il male. Compare tre volte e due è isolata. Riscoperta del significato della parola.

Sinestesia = parola tremante, parola (verde) foglia

Alliterazione = fratelli, tremante, fragilità

Stasera

Componimento molto breve dalla parafrasi molto semplice. La balaustrata di brezza è una metafora. Nella brezza il poeta vede una balaustra, oggetto stabile e d’appoggio. Su questa balaustra il poeta appoggia la propria malinconia. Il poeta trova una breve pausa nella guerra. il lettore è estraniato da questo appoggio che non può avvenire.

Il titolo richiama al fatto che la fragilità della guerra è molto forte. Come se non ci potesse essere un’altra sera.

Il vento richiamato dalle ripetizioni di B e R.

San Martino del Carso

Sempre della raccolta allegria e parla sempre della guerra. S. martino è teatro della guerra. Dopo uno scontro il poeta si ferma a riflettere. 4 strofe, parallelismo tra strofe, le prime due con anche un’anafora si rafforza il concetto della metafora dei brandelli di muro e persone e distruzione di questo teatro di guerra. La seconda parte della poesia inizia con un “ma” e ciò denota un cambiamento. Nel suo cuore si forma un paese di connotati umani. Dolore con funzione costruttiva per raccogliere tutti gli amici e i compagni morti.

Il “ma” fa cambiare dal paese esteriore al paese interiore del poeta.

Veglia

p.239 esperienza di queste poesie della guerra di trincea. Scritta in “limine mortis”. La parola si staglia dentro la pagina bianca, e acquista un nuovo significato. Parole scelte con grande cura, Ungaretti vuole evocare è che ogni parola assuma significato e importanza, parola disossata, fredda e scarnificata.

Tema bellico, rappresenta il primo anno del poeta in trincea. Digrignato, verbo espressivo, animalesco. Plenilunio, unico elemento naturale in una poesia di morte. Mani del morto tese verso il poeta che penetrano nel suo silenzio. No punteggiatura. Lettere d’amore, attaccamento alla vita del poeta, ribadito anche nel finale.

Struttura: versi liberi. La poesia nasconde un messaggio ermetico, la parola buttato, il poeta vuole con questa parola si sente usato, abbandonato, lasciato a sé stesso nella guerra.

Il plenilunio, la luna piena può anche rappresentare il poeta nel pieno della sua giovinezza che non dovrebbe essere in guerra.

Traumatizzante sequenza di participi passati. Dal punto di vista formale segnala una situazione pietrificata. La presenza della morte pietrifica questa situazione. La presenza della morte urla attraverso la bocca digrignata e artiglia con le mani gonfie.

Il componimento si sviluppa a partire da un lungo e prolungato ossimoro, presenza della morte e attaccamento alla vita. Il percorso lirico si apre su questa contrapposizione. La morte produce questo istinto vitale. È come se la presenza vicino al cadavere con tratti grotteschi segni un’esperienza che dilania e che produce un attaccamento alla vita.

I fiumi

p. 703 elemento centrale del fiume. Sui fiumi che hanno segnato la sua biografia. Ungaretti fa un bagno nell’Isonzo, quando si immerge ricorda quali sono stati gli altri fiumi che ne hanno segnato la biografia. Serchio, Lucca, origine famigliare. Il nilo, fiume della giovinezza in Egitto. La Senna, primo periodo adulto a Parigi. La dolina è uno degli avvallamenti tipici del Carso, cavità circolare, paesaggio brullo e molto essenziale. Momento di abbandonata tristezza. Letto del fiume è paragonato ad un’urna, insieme alla reliquia allusione a morte ma anche al grembo materno. Reificazione, il poeta si paragona ad an sasso. Assonanza e richiamo, sasso ossa.

Metafore dell’incertezza, come l’acrobata, il soldato è in una condizione di precarietà.

Essere in armonia con l’universo lo porta a ricordare come in questo caso dei fiumi. Mani nascoste del fiume che intridono il corpo del poeta di rara felicità (di essere una docile fibra dell’universo).

Questo, come se ricordasse dalla mente.

  • Serchio, origini della famiglia

  • Il Nilo che mi ha visto nascere e crescere, e ardere di inconsapevolezza nelle pianure

  • La Senna, il torbido è per il periodo della sua vita, morte dell’amico, pulsioni della giovinezza, esperienze nuove, rimescolato e conosciuto sé stesso

La sua nostalgia che viene fuori da ognuno di questo fiumi. La vita appare come una corolla di tenebre.

Il verbo ripassare, passare in rassegna, percorrere fisicamente le fasi della sua vita. Movimento orizzontale dell’acqua che lo bagna. Il viaggio inizia con il movimento dell’acqua. Forte l’empatia con il creato, anche paragone con il grembo materno, origine della vita. Nel testo si vedono i segni dell’aridità

  • Dolina

  • Sasso

  • Ossa

Segni della morte

  • Mutilato

  • Abbandonato

Dall’altra parte vitalità e fecondità data dai fiumi

  • I fiumi

I segni della negatività e di morte sono rovesciati e si confondono con i segni positivi dei ricordi. I due momenti di morte e vita trovano riassunto espressivo massimo nel sintagma (unione di due parole) urna d’acqua che simboleggia il ventre dove si genera la vita e la reliquia che raccoglie il corpo dopo la morte.

Comunione con il cosmo.

È segnato un ritorno al cantico delle creature di San Francesco, una specie di religiosa solennità: acrobata, figura vagamente cristologa. Primordiale innocenza che è data da alcune scelte stilistiche.

Qui e Questo tende a mettere l’io al centro delle cose. Struttura da litania (formula religiosa di ripetizione). Il modulo paratattico, tipico dell’austerità e della poesia delle origini. Le visioni rimandano alla purezza degli elementi. Perseguimento dell’innocenza.

Commiato

È dedicata Ettore Serra, un amico del poeta. 1916 al fronte. Serra è un letterato che si è occupato della prima edizione del porto sepolto, anch’egli è al fronte.

Fioriti dalla parola, trasfigurati, cambiati dalla parola (il linguaggio). Il modo appare fiorito perché nominato dalla parola, la parola è l’essenza del reale. Limpida meraviglia di un delirante fermento, improvvisa e sbalorditiva chiarezza che nasce dalle insondabili profondità e dai territori nascosti. Ricordo del porto sepolto.

Mattina e Soldati

Naufragi, e Girovago inizialmente il titolo di mattina era cielo e mare. Posti luogo e data come nelle altre poesie. Struttura minima, in poche righe vi sono significati molto ampi. Ungaretti rinuncia all’estensione. Gli spazio bianchi hanno un valore molto grande, di riflessione. Situazione precaria dei soldati in guerra. Rappresentano due stati d’animo contrapposti. Mattina, stupore della mattina che il sole provoca nel poeta.

Il distico (due versi) di mattina è molto vago. Immenso descritto in mattinaè la sensazione che la luce arrivi a lui. Illumino e immenso sono parole molto simili.

Concetto di fratellanza tra i soldati.

Mattina:

è un settenario spezzato. Importante il rapporto con il titolo è importante per contestualizzare. Versi che condensano e assolutizzano un’esperienza soggettiva, si tratta di un attimo totale. La figura retorica su cui si poggia la poesia è la sinestesia, c’è la conversione di una sensazione visiva in una sensazione interiore che è la percezione dell’immensità. L’aspetto fonico è centrale, parallelismo di lettere, consonante apostrofata.

Il mondo interiore del poeta (m apostrofata) al mondo esterno (d apostrofata). Effetto di paronomasia (figura retorica: cambiando di poco una lettera, significato diverso, volte volto), imno.

Si coglie un’allusione a Leopardi, Immensità, come nell’infinito

Soldati:

Sono una creatura

p. 702 nel porto sepolto nel 1916, composizione in versi liberi. Gli ultimi tre versi sono trisillabi che compongono un novenario spezzato.

La poesia nella prima strofa fa riferimento alla pietra di san michele, vicino a gorizia, teatro di guerra. Segue un climax da fredda refrattaria. La pietra indica il pianto invisibile del poeta. La morte è una pena che si sconta già durante la vita. Pietra-pianto, morte-vita.

Nel titolo il poeta indica la sua fragilità di creatura. Pietra diventa un correlativo oggettivo (simbolo) dello stato d’animo del poeta. Propone la sua esistenza semplice, scarna, immediata, tuttavia diversamente da altre poesie non vi è segno di personificazione, empatia con il creato. Ma si ha sentimenti di opacità, data dal paesaggio brullo del carso. Si esprime estraneità e un sentimento impenetrabile. La pietra riflette per il poeta impotenza e insufficienza (del pianto).

La prima strofa inizia con un paragone, il ritmo accelera anche grazie all’anafora del “così”.

Nella seconda strofa si rivela il termine di paragone. Il suo inaridirsi indica il suo dolore ma la creatura reagisce.

L’ultima strofa è completamente negativa.

/ 5
Grazie per aver votato!

Privacy Policy

Cookie Policy

error: Content is protected !!