STALIN BIOGRAFIA

STALIN BIOGRAFIA

STALIN BIOGRAFIA


Nato a Tiflis nel (1879) da un ciabattino alcolizzato e da una lavandaia, dal 1894 al 1899 con l’aiuto del parroco frequentò il seminario teologico di Tiflis, dove potè conoscere le idee liberali e rivoluzionarie che si erano profondamente diffuse nel Caucaso, luogo di deportazione per condannati politici. Nel 1898 si iscrisse ad una associazione segreta di Tiflis, scoperto venne espulso dal seminario.

Cominciò poco dopo una vera attività politica, ovviamente in contrasto con quella zarista, tanto che fini in carcere a Batum poi in Siberia. Nel ’04 tornò in Caucaso, dove seguì le idee di Lenin, che prevedevano l’inizio di una rivoluzione coordinata dal partito socialista, nel corso della rivoluzione del ’05, Lenin lo notò a causa delle sue azioni spregiudicate.Da adesso fino al ’17 la sua notorietà fu in costante ascesa (entrò a far parte del comitato centrale del partito e divenne direttore della Pravda, si era fatto ancora notare per la pubblicazione del saggio “Il marxismo e il problema nazionale”), nonostante i periodi di prigionia in Siberia, lo deportarono ben tre volte, l’ultima delle quali durò dal ’13 al ’17, poi si trasferì a Pietroburgo dove aderì alle tesi rivoluzionarie di Lenin. Mentre Trockij e Lenin si affermavano alla riunioni di partito bolscevico, Stalin assieme a Sverdlov assumevano il compito dell’organizzazione del comitato centrale che non permetteva loro di stare sempre “sotto la luce dei riflettori “, ma gli permetteva di avere il controllo del partito. Una volta creato il politbjuro (organo direttivo del partito comunista) ne entrarono far parte.

Dopo la rivoluzione dell’ottobre del ’17 S. si adoperò per vincere la guerra civile, divenne segretario del comitato generale nel 3 aprile 1922, col progredire del processo di burocratizzazione del partito il suo potere aumento notevolmente. Con la morte di Lenin (24 gennaio 1924) Stalin iniziò uno duro scontro con Trockji, il primo voleva imporre le sua idea di socialismo in un solo paese, il secondo avrebbe voluto continuare con le idee di Lenin. Prevalse il segretario di partito, che avvio delle riforme per perseguire le sue idee (che vedevano un distacco dalla tradizione internazionale del Marxismo), realizzò la collettivizzazione delle campagne e ideò i piani quinquennali per industrializzare la Russia. Nel ’36 si cominciava a porre il problema del nazismo, Stalin per aver più libertà di agire, decise di eliminare ogni tipo di opposizione (ovvero fu l’inizio delle purghe staliniane), partendo dai leader come Kamenev, Zinov’ev, Trozkji, Radek che avrebbero potuto sostituirlo in caso di crisi, vennero o esiliati o fatti uccidere come Trozkji.

Nel ’39 cominciò la guerra, che mise a dura prova le capacità di S. che comunque seppe resistere anche nei momenti più difficili, usò il conflitto per reintrodurre i valori tradizionali, come il patriottismo, la solidarietà slava, la valorizzazione della storia russa. A fine guerra riuscì a imporre regimi comunisti in quei paesi occupati dall’armata rossa, alterando così la teoria di socialismo in solo paese, comunque in un certo senso si accontentò di quei risultati e tornò alle sue idee conservatrici anche se i contrasti con i paesi capitalisti si accentuarono (iniziò la guerra fredda). Morì a Mosca nel 1953.

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HANNAH ARENDT BIOGRAFIA

HANNAH ARENDT BIOGRAFIA

HANNAH ARENDT BIOGRAFIA


Hannah Arendt nasce nel 1906 a Hannover, in una famiglia benestante appartenente alla borghesia ebraica. A Königsberg, dove nel frattempo la famiglia si è trasferita, consegue nel 1924 l’Abitur, titolo di studio che equivale all’italiano diploma di maturità. Decide quindi di iscriversi all’Università di Marburg, dove si stava facendo strada la tendenza più interessante di quegli anni, la fenomenologia di Husserl.

Arendt incontra un giovane docente destinato a diventare uno dei pensatori più importanti del XX secolo: Martin Heidegger. Con il filosofo tedesco Hannah intratterrà un rapporto personale intenso, che la coinvolgerà sotto diversi aspetti (anche sentimentali) per l’intero arco della vita. Nel 1925 si reca a Friburgo per un semestre di studio, al fine di seguire le lezioni del fondatore della filosofia fenomenologica Edmund Husserl. Quindi, seguendo le indicazioni di Heidegger, si sposta all’Università di Heidelberg, dove, sotto la guida di Karl Jaspers, prepara e porta a termine nel 1929 la ricerca di dottorato “Der Liebensbegriff bei Augustin” (“Il concetto di amore in Agostino. Saggio di interpretazione filosofica”).

Nel 1929, trasferitasi a Berlino, ottenne una borsa di studio per una ricerca sul romanticismo dedicata alla figura di Rahel Varnhagen (“Rahel Varnahagen. Storia di un’ebrea”). Nello stesso anno sposa Günther Stern, un filosofo conosciuto anni prima a Marburg. Nel 1933, dopo l’avvento al potere del nazionalsocialismo e l’inizio delle persecuzioni nei confronti delle comunità ebraiche, Hannah abbandona la Germania attraversando il cosiddetto “confine verde” delle foreste della Erz. Passando per Praga, Genova e Ginevra giunge a Parigi, dove conosce e frequenta, tra gli altri, lo scrittore Walter Benjamin e il filosofo e storico della scienza Alexander Koiré. Fino al 1951, anno in cui le verrà concessa la cittadinanza statunitense, rimane priva di diritti politici.

Nella capitale francese collabora presso istituzioni finalizzate alla preparazione di giovani ad una vita come operai o agricoltori in Palestina (l’Agricolture et Artisan e la Yugend-Aliyah) e diventa, per alcuni mesi, segretaria personale della baronessa Germaine de Rothschild. Nel 1940 si sposa per la seconda volta, con Heinrich Blücher. Ma gli sviluppi storici del secondo conflitto mondiale portano Hannah Arendt a doversi allontanare anche dal suolo francese: internata nel campo di Gurs dal governo Vichy in quanto “straniera sospetta” e poi rilasciata, dopo varie peripezie, riesce a salpare dal porto di Lisbona alla volta di New York, che raggiunge insieme al coniuge nel maggio 1941.

Il periodo americano inizia in maniera non facile: alle iniziali difficoltà economiche si aggiunge l’impegno, faticoso quanto necessario, dell’apprendimento di una nuova lingua. Nonostante tutto, è proprio nel nuovo mondo che Hannah ha modo di creare nuove amicizie e di scrivere opere importanti, che le permettono di acquisire autorevolezza e notorietà come intellettuale e pensatrice politica. Nella sua intensa attività, Hannah Arendt è costantemente supportata da una particolare famigliarità con la scrittura: possiede infatti il talento non comune di unire, con fluidità, il pensiero alla penna. In modo più o meno marcato ma sempre indelebile, tale capacità può essere vista come un segno distintivo, presente in tutti i suoi scritti. Le riflessioni vengono proposte attraverso uno stile personale, rigoroso e discorsivo al tempo stesso: in quanto scrittrice avversa al dogmatismo culturale, Hannah Arendt non vuole la passività del lettore, ma al contrario ricerca e richiede un suo coinvolgimento attivo, attento, dialogico.

La figura e l’opera di questa pensatrice possono costituire un esempio eloquente della possibilità di un felice connubio fra pensiero e parola, contemplazione e azione, tradizione e innovazione. Nel 1951 pubblica il fondamentale “The Origins of Totalitarianism” (“Le origini del totalitarismo”), frutto di un’ accurata indagine storica e filosofica. In tale contesto, particolarmente interessante risulta essere l’analisi della cosiddetta “ideologia”, intesa come uso indebito della facoltà razionale umana e perciò crogiolo potenziale di ogni dinamica totalitaria. La mente gioca con se stessa: l’atteggiamento ideologico, privo di un vero ideale, assolutizza la facoltà logica facendola esorbitare dai suoi limiti costitutivi, in modo tale da costruire una pseudo-realtà, impermeabile all’esperienza della realtà autentica, al cui interno vige la pretesa di spiegazione totale che nega, di fatto, la vocazione della natura umana alla libertà di iniziativa.

Dal 1957 comincia la carriera accademica vera e propria: ottiene insegnamenti presso le Università di Berkeley, Columbia, Princeton e, dal 1967 fino alla morte, anche alla New School for Social Research di New York Nel 1961, in qualità di inviata del settimanale “New Yorker”, assiste al processo contro il gerarca nazista Eichmann. Il resoconto di questa esperienza viene inizialmente pubblicato a puntate sulla rivista newyorkese e successivamente proposto in forma unitaria nel 1963, con il libro “Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil” (“La banalità del male. Eichmann in Gerusalemme”).

Sempre nel 1963 pubblica “On Revolution” (“Sulla rivoluzione”), saggio politologico dalle cui pagine emergono giudizi negativi sia sulla Rivoluzione francese sia su quella russa. L’assunto principale dell’opera, il punto fisso su cui fa leva il discorso dell’autrice, è l’intelligenza della correlazione presente fra libertà e politica: la politica infatti è vista, essenzialmente, come l’attività che preserva, cura e garantisce lo spazio all’esercizio concreto della libertà in tutte le sue forme di attuazione.

Nel 1972 viene invitata a tenere le Gifford Lectures all’Università scozzese di Aberdeen, che già in passato aveva ospitato pensatori di prestigio come Bergson, Gilson e Marcel. Due anni più tardi, durante il secondo ciclo delle “Gifford”, subisce il primo infarto. Altre opere significative sono “The Human Condition” del 1958 (“Vita activa. La condizione umana”) e il volume teoretico “The Life of the Mind” (“La vita della mente”), uscito postumo nel 1978, attraverso cui Hannah, sulla scia originaria della migliore filosofia greca, riporta al centro dell’esistenza umana la “meraviglia”. Tale “stupore” metafisico non è uno stato psicologico, bensì un elemento costitutivo della capacità dell’essere umano di conoscere, pensare e vivere in modo costruttivo, come persona in comunione con altre persone. Il 4 dicembre 1975 muore a causa di un secondo arresto cardiaco, nel suo appartamento di Riverside Drive a New York: questo il capolinea storico di un’esistenza “pensante”, pervasa da un senso di gratitudine sempre fedele alla realtà delle cose. Una vita densa non solo di studi e letture ma anche di incontri, luoghi, eventi.

 

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