QUIETE DOPO LA TEMPESTA DI LEOPARDI

QUIETE DOPO LA TEMPESTA DI LEOPARDI

FIGURE RETORICHE



Figure retoriche:

La quiete dopo la tempesta fu scritta nel settembre del 1829, poco prima del Sabato del villaggio. Entrambi i canti sono considerati dai critici la migliore espressione idillica del Leopardi.
In questo componimento il poeta riesce, soprattutto nella prima parte, a ritrovare negli eventi quotidiani il significato della vita.

Enjambements = sereno v. 4, duolo v. 47, umana v. 50.

Rime semantiche = montagna campagna v. 5-6, sentiero giornaliero v. 17-18, offese cortese v. 40-42.
Rime asemantiche: tempesta festa v. 1-2, felice lice v. 51-52, morte smorte v 35-38.

Allitterazione della R nei versi 9-10 significa rumori da attività umane.

Onomatopea v. 23 è il cigolio del carro.

Termini aulici e letterari: (augelli, romorio, fassi) sia termini quotidiani (gallina, tempesta, artigiano); essi vengono anche accostati (v. 2, augelli-gallina), creando un contrasto di registro del tutto originale.

Le figure retoriche del significato sono anch’esse rare: v’è una personificazione nel v. 19 (“il Sol… sorride”) e una metafora nel v. 32 (“Piacer figlio d’affanno”); vi sono però alcune importanti ironie, come quelle del v. 42 (“natura cortese”), del v. 44 (“diletti”), dei vv. 50-51 (“Umana prole cara agli eterni”).
Anche per quanto riguarda la struttura sintattica, le due parti in cui la lirica è divisa differiscono molto. Nella prima, i periodi sono semplici, infatti prevale la paratassi; è presente anche una chiusura chiastica (vv. 8-25) che incornicia il quadretto delle presenza umane: ciò conferisce allegria e dinamismo. Nella seconda, i periodi sono lunghi, complessi, sono presenti molte inversioni (per far risaltare le aspre e drammatiche parole in fine verso): questo per dare ancora di più una sensazione d’angoscia. Vi sono infine alcune anafore: “Ecco il sol che ritorna, ecco sorride” (v. 19), che sottolinea la gioia; “Apre i balconi, apre terrazzi” (vv. 20-21), che dà l’idea del moltiplicarsi delle azioni.