LA FAVOLA DEL PIACERE PARINI
Nel testo della Favola del Piacere Parini racconta la mattinata oziosa del giovane aristocratico e ilpranzo a casa della dama, dove in realtà non si è a tavola per mangiare ma per dimostrare laconoscenza dell’etichetta. In questa occasione, l’autore attraverso la voce del precettore racconta unmito eziologico, cioè La favola del Piacere che mira a spiegare l’origine della disuguaglianza tra gliuomini, in particolare tra aristocratici e plebei. In un tempo mitico i termini nobili e plebei eranoignoti agli uomini perché erano tutti uguali, in quanto non esistevano le classi sociali. Tutti gliuomini avevano lo stesso istinto di bere, mangiare e dormire: difatti bevevano tutti dallo stessofiume, mangiavano tutti dallo stesso albero e riposavano nella stessa ombra. Tutti gli uomini avevanouna stessa preoccupazione sfuggire alla sofferenza e dolore. Ma la situazione di ugualità tra gliuomini non piacque agli dei che inviarono il Piacere sulla terra. Il Piacere accarezzò il corpo degliuomini, ma solo alcuni di questi diventarono nobili e attorno ad essi si aggirarono la Bellezza e laGioia. Fu Prometeo poi che generò in maniera perfetta il nobile corpo inondandolo di fluidoaltrettanto nobile. Nei nobili così si generarono sollecitazioni di piacere e voglie che producono ildesiderio. Tra tutti i sapori, ad esempio, i nobili colsero i più dolci: e quindi preferirono il vinoall’acqua. Così l’uomo si divise: il signore si distinse dai plebei nel cui petto rimasero intorpidite leinsensibili fibre nervose, incapaci di reagire agli stimoli soavi del Piacere che pure aveva toccatoanche loro, ma come i buoi rimasero curvati dallo stimolo del bisogno. Per questo la loro vita rimasetra l’avvilimento, il lavoro e la miseria e per essere chiamati plebe. Il signore a cui parla il precettoreracchiude nelle vene il sangue purificato attraverso mille reni dei suoi antenati nobili, perché è ildestino assegnatoli dal cielo; e l’umile volgo intanto che ha ricevuto in sorte il lavoro, deve fornire alsignore gli strumenti per il suo piacere, perché è nato per servire la nobiltà
La disuguaglianza tra gli uomini è spiegata da Parini con la teoria sensistica. Egli spiega che nell’etàdell’oro tutti gli uomini erano uguali, ma dopo la discesa del Piacere sulla terra per volere degli deigli uomini si differenziarono tra nobili e plebei, così i primi ebbero dei sensi superiori rispetto aisecondi ed aspiravano perciò a non più rispondere ai bisogni ma a desideri e piaceri. In realtà,l’ironia di Parini vuole affermare che solo le ricchezze materiali rendono un aristocratico tale e ladifferenza tra l’età dell’oro e il nostro mondo è proprio la mancanza di tali ricchezze. 3. V. 255 eugualiv. 261 medesimov. 266 medesimov. 269 comunev. 272 sembianza4. Nei versi 263-265: «convenivano insieme i primi padri / del tuo sangue o signore e i primi padri / dela plebe spregiata» l’autore vuole spiegare che gli antenati dei nobili così come quelli dei plebei nellamitica età dell’oro bevevano tutti dalla stessa riva, in quanto non esisteva alcuna distinzione esuperiorità di classe. 5. Per mettere in rilievo la disuguaglianza tra nobili e plebei Parini utilizza parole precise (dal verso319 a 328), riportate qui in grassetto: afferma la nascita delle classi («l’uom si divise»), e si creò unadistinzione tra i nobili (signore) e i plebei (mortali, nel senso di “comuni mortali”), il cui sistemanervoso (fibre) restò insen-sibile (giacquero ancor) nel petto (seno), incapace di reagire (inette arimbalzar) ai dolci impulsi (soavi colpi) del nuovostimolo (nova cagione) da cui (onde)veniva sollecitato (fur tocche, “furono toccate”); e, come (quasi) buoi (bovi) ancora ricurviverso la terra (suol), andarono (andàro) avanti sotto lo stimolo (pungol) del bisogno; e, destinati(nati) a vivere tra la servitù (servitude) e unan condizione umile (viltade), tra lafatica(travaglio) e la miseria (inopia), ricevettero il nome di plebe.
La Favola del Piacere di Parini spiega ironicamente la disuguaglianza tra nobiltà e plebe, col fine didimostrare invece l’uguaglianza biologica degli uomini. Parini utilizza le teorie sensistiche care alui e ai suoi contemporanei, le quali potevano essere distorte e usate per dimostrare che ledifferenze di classe fra gli uomini dipendevano dalle differenti qualità dei loro sensi. PerParini, però, come si riscontra anche nel Dialogo sopra la nobiltà non esiste nessuna differenzabiologica tra aristocratici e plebei. La differenza sta solo nelle ricchezze che i rispettivi antenatihanno saputo accumulare attraverso l’astuzia, la bravura, il caso e, soprattutto, attraverso la violenza.Parini è molto chiaro: solo le ricchezze materiali si ereditano, facendo sì che un aristocraticopossa continuare a essere tale. Il testo Di Parini potrebbe essere confrontato con il Manifesto della razza del 1938, il quale peròpuntava concretamente ad affermare la superiorità della razza ariana rispetto alle altre e in particolarel’inferiorità della razza ebrea. Il 5 agosto 1938 sulla rivista La difesa della razza viene pubblicato ilseguente manifesto: Il ministro segretario del partito ha ricevuto, il 26 luglio XVI, un gruppo di studiosi fascisti,docenti nelle università italiane, che hanno, sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare,redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista.Uno dei punti di tale manifesto afferma che
IL CONCETTO DI RAZZA È CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICO.
Concludendo comprendiamo la vicinanza dei due testi i quali peròpuntano assolutamente a due fini opposti.
7. PUNTI DI CONTATTO FAVOLA LUPO E AGNELLO DI FEDRO E FAVOLA DEL PIACEREDI PARINI
“Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, erano venuti allo stesso ruscello.”“A un rivo stesso a un medesimo frutto a una stess’ombra convenivano insieme i primipadri del tuo sangue o signore e i primi padri della plebe spregiata.” (261-265)“Allora il malvagio, incitato dalla gola insaziabile, cercò una causa di litigio.”“L’uniforme de gli uomini sembianza spiacque a’ celesti: e a variar lor sorte il Piacer fuspedito” (272-274)“E così, afferratolo, lo uccide dandogli una morte ingiusta.”“E tra la servitude e la viltade e il travaglio e l’inopia a viver nati ebber nome di plebe”.(326-328)
FAVOLA DI FEDRO:«Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, erano venuti allo stesso ruscello.Il lupo stava più in alto e, un po’ più lontano, in basso, l’agnello.Allora il malvagio, incitato dalla gola insaziabile, cercò una causa di litigio.”Perché – disse – mi hai fatto diventare torbida l’acqua che sto bevendo?E l’agnello, tremando:”Come posso – chiedo – fare quello di cui ti sei lamentato, o lupo? L’acqua scorre da te alle mie sorsate!”Quello, respinto dalla forza della verità:”Sei mesi fa – aggiunse – hai parlato male di me!”Rispose l’agnello:”Ma veramente… non ero ancora nato!””Per Ercole! Tuo padre – disse il lupo – ha parlato male di me!”
E così, afferratolo, lo uccide dandogli una morte ingiusta.Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con falsi pretesti.» 8. “Vero forse non è” l’incipit del testo fa comprendere come Parini vuole far capire al lettore chesta introducendo un mito eziologico con il quale spiegare l’origine della disuguaglianza degliuomini in un’età che non è storica ma mitica. Per cui vi è la possibilità che tale spiegazione non siveritiera ma solo una leggenda.