I MALAVOGLIA TRAMA

I MALAVOGLIA TRAMA

I Malavoglia (1881)

La trama in sintesi (da R. Luperini, Perché letteratura). Il romanzo è formato da quindici capitoli. La vicenda si svolge fra il 1863 (ma l’azione comincia solo nel settembre 1865) e il 1877 o 1878. È la storia della famiglia Toscano, nota in paese con il soprannome antifrastico di “i Malavoglia”: si tratta in realtà di gente laboriosa, a cui non manca certo la voglia di lavorare. La famiglia è composta dal nonno, padron ‘Ntoni, piccolo proprietario (possiede una casa – la «casa del nespolo» – e una barca, la Provvidenza), dal figlio Bastianazzo e dalla nuora Maruzza, detta la Longa, e dai nipoti ‘Ntoni, Luca, Messi, Mena e Lia. Per fare la dote a Mena, padron ‘Ntoni compra a credito una partita di lupini, indebitandosi con l’usuraio del paese, Campana di legno (detto anche zio Crocifisso). Durante il trasporto dei lupini, la barca fa naufragio e Bastianazzo muore in mare. Comincia un periodo di disgrazia e di miseria. Quando la famiglia sembra riprendersi e Mena (che in realtà ama un povero carrettiere, compare Alfio) sta per fidanzarsi con Brasi Cipolla, figlio di un ricco possidente e dunque ottimo partito, la morte di Luca nella battaglia di Lissa, un nuovo naufragio della Provvidenza e poi il desiderio di evasione di ‘Ntoni ricacciano la famiglia nella disgrazia, sino a indurre il vecchio padron ‘Ntoni a vendere la barca e a cedere la casa per poter pagare il debito. ‘Ntoni, che durante il servizio militare ha conosciuto le grandi città e appare affascinato dal “progresso”, cerca fortuna a Trieste; poi, tornato più povero di prima, comincia a fare il “predicatore” di idee di eguaglianza, e a frequentare la bettola e gli ambienti del contrabbando, disonorando la famiglia. Contemporaneamente il brigadiere don Michele insidia la giovane Lia. Sorpreso in flagrante durante il contrabbando, ‘Ntoni accoltella don Michele e viene condannato a cinque anni di carcere. Lia – di cui l’avvocato difensore di ‘Ntoni mette in piazza la relazione con don Michele – fugge da casa e diventa prostituta a Catania. Trascorso il periodo di carcere, ‘Ntoni torna a casa: nel frattempo Alessi ha sposato una vicina, Nunziata, e ha riacquistato la casa del nespolo, mentre il nonno è morto all’ospedale della città. Mena invece, considerandosi disonorata dalla sorte della sorella e del fratello, ha rifiutato di sposare compare Alfio. ‘Ntoni resta nella casa del nespolo solo una notte: all’alba riparte per sempre. Ha capito che non può vivere in una famiglia di cui ha violato le norme morali e in un paese che ora vede come un’oasi di tranquillità e di serenità. 

Il primo capitolo del romanzo

Il passo riportato, con cui si apre il romanzo, è suddiviso in due distinte sequenze narrative. Nella prima (rr. 1-45) il narratore popolare presenta al lettore i membri della famiglia Malavoglia così come sono noti da sempre alla gente del paese. La seconda parte (rr. 46-96) rievoca l’evento che determina la rottura dell’equilibrio iniziale: ‘Ntoni viene chiamato per la leva obbligatoria, stabilita dalle leggi del neonato Regno d’Italia. Il testo è alle pp. 241-244 (rr.1-45 e rr.76-83, 91-95) del manuale.

Let’s recap

Aspetti fondamentali del primo capitolo de I Malavoglia.

Perché il primo capitolo è importante?

a) In primo luogo perché Verga adotta in maniera sistematica l’artificio della regressione, come si evince immediatamente dall’incipt che per un lettore dell’Ottocento, abituato alla narrativa realista del primo Ottocento, ma anche alla precedente produzione romanzesca di Verga, doveva risultare quantomeno spiazzante. Perché?

Sia i Promessi Sposi sia I Malavoglia iniziano mostrando i luoghi in cui si svolge la vicenda (il ramo sud-orientale del lago di Como / i villaggi di pescatori della costa orientale della Sicilia) e presentando i personaggi principali (don Abbondio / i Malavoglia), ma la differenza è enorme: Manzoni li descrive dall’alto con uno sguardo onnisciente, mantenendo la propria distanza e la propria superiorità. Verga, al contrario, decide di mettersi allo stesso livello dei suoi personaggi pescatori: rinuncia, per così dire, ai suoi privilegi di intellettuale borghese, cioè ai privilegi del narratore onnisciente che conosce tutto, per assumere i valori e l’ottica parziale dei suoi personaggi. Nasce così il “narratore regredito”, che realizza un racconto condotto dall’interno del mondo che descrive. Per la prima volta, in questo modo, entrano di pieno diritto nel romanzo moderno, genere tradizionalmente borghese, le classi subalterne. Nel caso dei Malavoglia pertanto la rivoluzione stilistica del narratore “regredito” comporta anche una rivoluzione tematica (le classi subalterne entrano a pieno titolo nel romanzo moderno che Hegel aveva definito la moderna epopea borghese: ora tale strumento narrativo è in grado di rappresentare anche un’altra visione del mondo, quella “dal basso” delle classi lavoratrici). Non solo: è proprio la mancanza di un narratore onnisciente che prende per mano il suo lettore e lo guida passo dopo passo nella vicenda e che fornisce anche l’interpretazione generale della storia (si pensi al “sugo della storia” del cap. 38 dei Promessi Sposi), a decretare l’insuccesso dei Malavoglia, che sono un vero romanzo d’avanguardia, perché sperimentano tecniche innovative e rivoluzionarie che in quanto tali faticano ad essere accettate;

b) In secondo luogo perché il primo capitolo introduce alcuni temi portanti del romanzo:

1.in primo luogo la contrapposizione tra il mondo arcaico e patriarcale e le trasformazioni della modernità, opposizione che si registra a più livelli:

a) dal punto di vista temporale (da una parte il tempo immutabile e circolare (che si ripete nel ciclo delle stagioni e dei fenomeni naturali), senza sviluppi e fuori dalla storia e proprio per questo rassicurante in cui vive la famiglia Malavoglia protetta dalla saggezza e dall’esperienza del suo capofamiglia; dall’altro il tempo lineare della storia: in questa dimensione ciclica del tempo viene a inserirsi un tempo storicamente definito, che sconvolge i ritmi naturali con l’irruzione delle novità introdotte dal progresso, in questo capitolo rappresentato dal neonato Stato unitario che impone la leva obbligatoria);

b) all’interno della famiglia nella contrapposizione tra il giovane ‘Ntoni e il nonno; il giovane è un personaggio dinamico e complesso, che non accetta né il mondo patriarcale del nonno, con la sua “religione della famiglia” e i suoi valori morali, né la concezione fatalistica e immobile della comunità del villaggio; il nonno rappresenta la fedeltà ai valori tradizionali, una visione della realtà arcaica e statica;

c) l’opposizione tra la famiglia Malavoglia e la comunità del villaggio, qui rappresentata dalle figure autorevoli del paese (il prete, il farmacista e il segretario comunale): ai Malavoglia, fedeli alla tradizioni, depositari di valori, quali integrità morale e senso dell’onore, l’operosità e il senso del dovere si contrappongono l’interesse personale, il progresso economico, perseguito come unico scopo di cui sono significativi rappresentanti il segretario comunale e soprattutto l’usuraio, zio Crocifisso, sempre pronto ad approfittare delle disgrazie altrui per arricchirsi (sarà lui a vendere il carico di lupini a ‘Ntoni e a pretendere il saldo del debito anche dopo il naufragio della Provvidenza e la morte di Bastianazzo) modernità: la fiumana del progresso, il cambiamento di mestiere, l’allontanamento di ‘’Ntoni;

2.In secondo luogo perché l’irrompere della modernità in uno scenario sociale e culturale arretrato è rappresentato da un da un evento chiave che è la partenza in treno del giovane ‘Ntoni per la leva (in città, lontano dal villaggio di pescatori): è il fatto che segna la rottura dell’equilibrio, il dilagare della fiumana del progresso nel mondo statico e atemporale della famiglia Malavoglia: per supplire alla mancanza delle braccia da lavoro del giovane nipote, ma anche per “bramosia dell’ignoto”, per la ricerca di benessere che è il vero motore del progresso, Padron ‘Ntoni, venendo meno a uno dei principi cardine del suo sistema di valori, cambierà mestiere tentando l’impresa del commercio di lupini e indebitandosi con l’usuraio zio Crocifisso; l’esito sarà fallimentare e tragico (naufragio della Provvidenza e morte di Bastianazzo), per ripianare il debito Padron ‘Ntoni sarà costretto alla fine a vendere la casa del nespolo (la dimora della famiglia Toscano) e morirà in ospedale (esiliato per così dire dalla famiglia); il giovane ‘Ntoni, tornato dalla leva dopo aver respirato l’aria della città, farà fatica ad adattarsi nuovamente al mondo arcaico e statico del villaggio di pescatori e soprattutto alla mentalità conservatrice e tradizionalista del nonno; tenterà la fortuna a Trieste, ma tornerà senza un soldo e si darà al contrabbando finendo poi in prigione.  

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