CALIPSO E ODISSEO VV 151-227

CALIPSO E ODISSEO VV 151-227


-Se sei una dea, di quelle che abitano l’ampio cielo,
invero io ad Artemide, figlia del grande Zeus,
per la bellezza, per la statura, per l’aspetto ti giudico in tutto simile;
se invece tu sei una delle creature mortali che abitano sulla terra,
tre volte beati tuo padre e la tua augusta madre,
e tre volte beati i fratelli: certamente molto a loro il cuore
sempre si addolcisce di gioia per te,
quando ammirano un tale virgulto che si accinge alla danza.
Ma felicissimo in cuore, in modo straordinario al di sopra degli altri,
quello che, ricco di doni, ti condurrà nella sua casa.
Infatti non vidi mai una tale creatura mortale coi miei occhi,
né uomo, né donna: stupore mi prende a guardarti.
A Delo una volta presso l’altare di Apollo
un giovane fusto di palma vidi levarsi:
andai infatti anche là, e molta gente mi seguì,
nel viaggio in cui mi dovevano avvenire tristi sventure.
Così ugualmente vedendo anche quello restai stupito nell’animo
a lungo, poiché mai fino ad allora una tale pianta si era innalzata da terra,
come te, o donna, ammiro e resto incantato e temo terribilmente
di toccarti le ginocchia; ma un grave dolore mi giunge.
Ieri, al ventesimo giorno, scampai al mare colore del vino:
fino ad allora, costantemente mi trascinava l’onda e le tempeste violente
lontano dall’isola Ogigia; e ora qui mi gettò un dio,
perché forse io soffra anche qui un male; infatti non penso che
termineranno, ma ancora molti gli dèi ne compiranno prima.
Ma tu, o signora, abbi pietà: giacché dopo aver sofferto molti mali
vengo supplice davanti a te per prima, non conosco nessuno degli altri
uomini che abitano questa città e questa terra.
Mostrami la città e dammi un cencio da gettarmi addosso,
se mai avevi un telo per i panni venendo qui.
A te gli dèi concedano tante cose quante ne brami nel tuo cuore,
un uomo, una casa e la concordia ti concedano
preziosa: poiché non c’è bene più saldo e prezioso di questo,
di quando concordi nei pensieri gestiscono la casa
un uomo e una donna; grandi dolori per i nemici,
gioie per gli amici; soprattutto essi stessi ne traggono fama

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