PARINI LA POETICA

PARINI LA POETICA


Parini, pur condividendo con la cultura settecentesca l’entusiasmo per la scienza e l’idea di una utilità civile della letteratura (lo sostiene nel Discorso sopra la poesia, del 1768, e lo dimostra praticamente nelle sue Odi civili, ispirate da problemi di stringente attualità) resta convinto del valore e dell’autonomia del bello poetico: si tratta di miscere utile dulci, secondo il precetto oraziano, o, come dice lui stesso a conclusione de La salubrità dell’aria, “va per negletta via / ognor l’util cercando / la calda fantasia, / che sol felice è quando / l’utile unir può al vanto / di lusinghevol canto”. In particolare la poesia, secondo la cosiddetta poetica del sensismo (una poetica chiaramente influenzata dalle teorie di Condillac, per il quale le sensazioni fisiche sono prioritarie e determinanti la stessa vita spirituale dell’uomo), deve essere capace di stimolare la vita interiore destando forti sensazioni, attraverso l’uso di parole energiche e precise (icastiche), che suscitino nel lettore immagini intensamente visive, tattili, foniche, olfattive. Pur tuttavia Parini non riesce a distaccarsi dal linguaggio consacrato dalla tradizione classica: si conservano i latinismi, l’aggettivazione esornativa e  i riferimenti mitologici la sintassi mantiene la complessità e le inversioni proprie del periodare latino.

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