ORAZIO EPISTOLE

ORAZIO EPISTOLE


Argomenti.

La prima raccolta di Epistole a cui Orazio estende pure il termine di “Sermones” è stata composta tra il 30 e il 23 a.c. (I libro), la seconda dopo il 20 (II libro).

I libro. Il principio di variatio delle materie trattate è in effetti simile alle satire, si passa dagli sfoghi personali e dalle riflessioni filosofiche a inviti a pranzo, tuttavia differente è lo spirito con cui Orazio affronta tali temi: “no, non è più quel tempo, non è più quello spirito”, “così ora lascio i versi con tutti i giocosi diletti del vivere: la verità e la bellezza dell’animo sono tutto il mio pensiero e il mio desiderio”, scrive egli stesso.

Il tono si fa più intimo, i momenti di riflessione filosofica e morale sostituiscono totalmente quelli satirici ed aggressivi (presenti frequentemente nelle satire); gli stessi interlocutori si fanno silenziosi diventando semplici ascoltatori.

Il poeta sente avvicinarsi la vecchiaia, per questo preferisce dedicarsi con maggiore impegno all’introspezione al fine di dedicarsi interamente alla ricerca della tanto agognata felicità, cioè l’equilibrio interiore.

Lo scenario di fondo delle epistole è la campagna, contrariamente alla tradizione che voleva la satira ambientata in città, vicina alle vittime dei suoi mordaci attacchi; la novità si giustifica con l’usuale esigenza di Orazio di un luogo appartato, isolato, vieppiù ora che il suo spirito sta diventando sempre più inquieto, insoddisfatto.

Questa sorta di “spleen” costringe il poeta a peregrinare alla ricerca di un “ubi consistam”, un “centro di gravità permanente” che però può essere trovato solamente in sè stessi. La “strenua inertia” (espressione utilizzata dall’autore stesso nelle epistole), la tenace inerzia, opprime sempre più l’animo di Orazio.

II libro. Con la seconda raccolta vengono trattati argomenti più attuali.

Nell’Epistola ad Augusto Orazio manifesta la propria indipendenza di pensiero criticando l’intento di Ottaviano di risollevare la produzione teatrale, da tempo in crisi per l’assenza di validi artisti in questo campo. Per il princeps il teatro sarebbe stato uno degli strumenti più idonei per la sua propaganda, tuttavia riconoseva il basso livello degli autori moderni, soprattutto se paragonati ai grandi del passato.

Orazio non solo critica questi ultimi giudicandoli anacronistici, ma difende anche gli autori contemporanei e manifesta grande scetticismo nei confronti di un “risorgimento” teatrale: il pubblico non avrebbe di certo apprezzato la poesia drammatica dato il suo basso livello culturale.

L’Epistola ai Pisoni, nota come Ars poetica, è un trattato di poetica diviso in tre parti: PÒIESIS, riguardante il contenuto ovvero la materia trattata da un’opera; PÒIEMA, concernente la forma e lo stile; POIETÈS, che descrive le caratteristiche del poeta ideale.

Nell’Ars poetica la poesia, destinata ad un pubblico colto, deve unire l’utile (principi etici) al dilettevole ed è definita come un esercizio dello spirito: essa necessita infatti di una vasta istruzione di base e delle nobili e tradizionali virtù (che si identificano con quelle riproposte dalla propaganda augustea). Il poeta deve essere in grado di conciliare INGENIUM, cioè il talento naturale, con ARS, intesa come abilità appresa con lo studio: entrambe le caratteristiche sono essenziali ma esigono un perfetto equilibrio.

Vengono inoltre descritte le tecniche formali del labor limae e della callida iunctura.

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