L’INGANNO DEL CAVALLO ENEIDE

L’INGANNO DEL CAVALLO ENEIDE


ENEIDE

Di fronte all’impossibilità di sferrare un colpo risolutivo, i greci ricorsero al noto stratagemma. Prima finsero di salpare e abbandonare il campo di battaglia, attraccando le navi presso un isola vicina, poi lasciarono sulla spiaggia il cavallo di legno, ideato da Odisseo e realizzato da Epeo.
I troiani trovarono il greco Sinone, il quale raccontò che era stato lasciato sulla spiaggia come sacrificio e che i greci avevano deciso di tornare in patria. Sempre secondo Sinone, il cavallo era stato costruito per propiziarsi Atena, ed era stato concepito così grande per impedire che i troiani lo portassero in città, se ciò fosse accaduto, infatti, essi avrebbero vinto la guerra (inutile dire che era tutto un trucco).
In realtà il cavallo era pieno di soldati greci, tra cui Odisseo e Neottolemo, il figlio di Achille. Quando i troiani lo portarono dentro le mura, i soldati aspettarono che facesse notte e con tutta comodità uscirono per mettere a ferro e fuoco la città. Così, grazie all’astuzia, cadde la resistenza di una città assediata per un decennio.
Re Priamo fu ucciso dal figlio di Achille, Elena riportata al marito, Menelao. Tra i pochi a salvarsi fra i troiani fu Enea, destinato ad approdare nel Lazio e diventare capostipide della stirpe dell’Urbe.

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