LA RIVOLUZIONE RUSSA RIASSUNTO

LA RIVOLUZIONE RUSSA RIASSUNTO

LA RIVOLUZIONE RUSSA RIASSUNTO


Marx e Lenin credevano che si potesse arrivare alla rivoluzione del proletariato nel momento del capitalismo assoluto. La grande rivoluzione sarebbe stata contro lo sfruttamento di massa. Lenin ha scritto testi su queste teorie, ma, dopo la Rivoluzione di Febbraio si è accorto che le condizioni per una rivoluzione del proletariato erano comunque favorevoli. C’erano grandi problemi dal punto di vista economico e dal punto di vista politico. L’economia socialista si poggiava su un’industrializzazione piuttosto forte, ma l’economia russa era per la maggior parte agraria. Politicamente era altrettanto difficile: il popolo non era abituato alla lotta; il popolo russo era completamente soggetto e, per gestire il potere, questo era un grosso deterrente. La Russia avrebbe dovuto essere l’ultimo dei Paesi in cui la rivoluzione si sarebbe dovuta sviluppare. I proprietari terrieri non intendevano avviare un’industrializzazione. La Russia arrivava al 1917 con un’economia prevalentemente agricola. La situazione della terra venne portato in primo piano.

Nel 1905 in Russia c’era stata una rivoluzione poiché la classe operaia (in minoranza rispetto ai contadini) non poteva reclamare i propri diritti. Il proletariato russo si trovava nelle condizioni della Prima Rivoluzione Industriale. Il movimento del Comunismo era più a carattere sociale che politico, voleva aiutare il popolo a rivendicare i propri diritti. Nello stesso 1905 lo Zar concedette la Duma, il Parlamento russo, che però fu poco rispettato e composto da rappresentanti scelti dallo stesso Zar. Il potere rimaneva nelle mani dello stesso Zar. Rimaneva il problema della terra e nel 1906 si fece una pseudo-riforma della terra. La riforma agraria proposta era assolutamente insufficiente e prevedeva il frazionamento delle terre comunali e la trasformazione dei contadini in piccoli proprietari. I contadini erano in grosso disagio. Vi erano anche i kulaki: contadini agiati che avevano di che vivere e che col tempo si arricchivano (rimanendo pur distinti dai grandi proprietari). Per il resto si avevano contadini con mezzi insufficienti e braccianti.

Prima della Rivoluzione Russa si potevano trovare liberali, la borghesia nascente ed i proprietari terrieri. Lo Stato era di tipo costituzionale. La borghesia nascente aveva contatti con Francia ed Inghilterra e si schierava contro la Russia aristocratica sebbene evitando di appoggiare una eventuale rivoluzione socialista. Il gruppo deisocialisti era molto eterogeneo: vi erano i rivoluzionari, che facevano parte dei soviet, il Partito Social-Democratico, parte del quale diverrà Partito Comunista, e che già era diviso tra menscevichi, proponenti un programma di minima, e bolscevichi, proponenti un programma di massima. I primi cercavano di giungere allo Stato Socialista attraverso le riforme, i secondi credevano nella rivoluzione. Il socialismo non si può costruire all’interno di una società borghese. Lenin ha criticato la riforma agraria del 1905 perché non avrebbe portato ad un incremento della produzione. La produzione doveva essere globale e si necessitava di un’unione delle terre. Prima della Rivoluzione Russa si creò il Partito Bolscevico.

Le forze che si opposero alla Guerra Mondiale erano le classi aristocratiche, mentre i liberali erano favorevoli. I liberali venivano detti cadetti. L’alta borghesia era a favore dell’entrata in guerra a fianco dell’Intesa per il legami con Francia ed Inghilterra. La rivendicazione dei diritti della borghesia si esplicò nell’alleanza con l’Intesa. Non ci fu propaganda perché la popolazione non veniva nemmeno considerata. Nella manifestazione del 1917 la Polizia si era alleata con i protestanti. Dopo questa manifestazione si creò un Governo provvisorio retto da cadetti, borghesi indipendenti ed un socialista rivoluzionario (Kerenskij). Questo socialista, da Febbraio ad Ottobre sarebbe stato alla testa di questo Governo provvisorio, fino a subire la Rivoluzione di Ottobre. In Russia, in quel periodo, si creò un importantissimo dualismo di potere: contemporaneamente al Governo sono nati i soviet: consigli di operai, contadini, disertori, reduci di guerra. Questi consigli avevano rappresentanti incaricati di portare le istanze del popolo. La rivoluzione si sparse dai soviet di Pietrogrado (centro del movimento) fino a quelli dei villaggi. Questi soviet comprendevano rivoluzionari, menscevichi e bolscevichi, i quali però rimasero in minoranza fino alla Rivoluzione di Ottobre.

Il Governo provvisorio voleva continuare la guerra per ottenere il maggior guadagno possibile. La riforma agraria fu demandata all’Assemblea Costituente, prima emanazione del Governo. L’Assemblea Costituente doveva decidere della Costituzione ed era stato un elemento classico delle rivoluzioni liberali dell’800. I soviet erano contro entrambe le decisioni. Ad Aprile Lenin poté tornare in Russia dall’esilio svizzero, grazie all’appoggio dei Tedeschi. Subito furono emanate le “Tesi di Aprile“, teorie della Rivoluzione di Ottobre, che sarà invece sancita dai “Decreti di Novembre“. Tutto il potere doveva andare nelle mani dei soviet, scavalcando il Governo provvisorio borghese. La rappresentanza parlamentare veniva screditata. Altri progetti prevedevano la confisca e la nazionalizzazione delle terre e la nazionalizzazione delle banche.

Nel Novembre ci fu un colpo di stato. Prima della Rivoluzione di Febbraio, Lenin incitava il popolo a supportare la Rivoluzione Borghese. Le Tesi di Aprile furono traumatiche per gli stessi bolscevichi ed i soviet sarebbero rimasti lontani dall’idea di prendere il potere. I militari fecero una forte manifestazione e Lenin venne incolpato e costretto alla fuga. Trockij fu arrestato ed il giornale dei bolscevichi venne chiuso. Il popolo era stanco. Sotto il Governo provvisorio, in Galizia i Russi subirono una grave disfatta; la popolazione si agitò in un disordine inusuale. Il momento necessitava di una figura forte in sostituzione del Governo. Il primo ministro Keresnskij si era reso conto del problema. Il tentativo di colpo di stato della destra fu capeggiato dal Generale russo Kornilov. Il colpo dell’esercito avrebbe riavvicinato il Governo russo allo Zar. I soviet chiamati in aiuto, organizzarono una difesa: i ferrovieri impedirono il movimento delle forze militari ed i soviet cominciarono così a ricevere il favore del popolo russo. Non essendoci opposizione, la rivoluzione fu del tutto formale e venne lasciato spazio ai bolscevichi. In questo modo si giunse ai Decreti di Novembre. Il nuovo Governo era capeggiato da tre personaggi: Lenin, Trockij e Stalin. Le banche furono nazionalizzate, le fabbriche vennero gestite dai consigli di fabbrica, le terre furono confiscate ma non nazionalizzate. Le terre furono concesse in usufrutto e date ai soviet per essere distribuite tra i contadini. In questo caso Lenin contravvenne alle sue Tesi di Aprile. Dalle stesse tesi però egli riprese l’idea della Terza Internazionale. Con i Decreti di Novembre ci fu la dichiarazione dell’uguaglianza e del diritto di autodeterminazione delle popolazioni russe.

A Novembre si tennero le elezioni per l’Assemblea Costituente, nelle quali i bolscevichi non conseguirono la maggioranza. Lenin dichiarò che i soviet come organizzazione erano più rappresentativi del Governo borghese della Costituente. La democrazia rappresentativa venne rifiutata. L’Assemblea avrebbe dovuto dichiarare la sua subordinazione ai soviet, ma non lo fece, e per questo fu sciolta con la forza. I bolscevichi presero il potere con la forza, dichiarando la nascita della Repubblica Socialista Federativa Sovietica. Ogni forma di opposizione fu eliminata, anche e soprattutto quella menscevica. Nel 1918 la Capitale fu spostata a Mosca. Nel 1919 il Partito Bolscevico divenne Partito Comunista. Il potere non subì alcuna ripartizione, bensì fu tutto concentrato nelle mani dei soviet. Nel 1922 si formò l’U.R.S.S. (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche).

I soviet gestivano il potere e la loro distribuzione andava dal livello comunale agli organi supremi. Questi consigli rimandavano il potere in mano a Lenin, Trockij, Stalin,Sverdlov. La distribuzione del potere era ridotta alla gestione dello stesso in 4. Vi fu contrapposizione tra Trockij e Lenin: Torckij era convinto che la rivoluzione russa si sarebbe estesa e voleva attendere prima di uscire dalla guerra con condizioni gravose; Lenin, invece, voleva assolutamente uscire dalla guerra ed arrivò a minacciare le sue dimissioni. Firmati i Trattati di Pace, l’Europa si spaventò per la paura del contagio rivoluzionario e perché i Russi non riconoscevano più i debiti della Russia zarista. Così Europa, U.S.A. e Giappone appoggiarono l’anti-rivoluzione. Tra il ’18 ed il ’20 si scontrarono l’Armata Bianca e l’Armata Rossa, in una guerra civile.

Nel 1919 si tenne il Congresso della Terza Internazionale: le linee principali del Congresso furono espresse in 21 punti che prevedevano l’obbligo per i Partiti partecipanti di condividere la Rivoluzione Russa di tentare, all’interno delle rispettive Nazioni di appartenenza, di imitare ciò che era accaduto in Russia.

Alla morte di Lenin Trockij e Stalin si contrapposero: la posizione di Stalin fu quella che, alla fine, ebbe la meglio, poiché più realista nel suo intento di mantenere la rivoluzione all’interno.

La Russia venne isolata dal resto d’Europa ed i contadini producevano tendendo ad eliminare quasi totalmente gli scambi con le città: la popolazione cittadina venne ridotta alla fame. Così, dal ’18 al ’20 si attuò il “Comunismo di guerra“. Le materie prime furono fatte arrivare in città, si fece ricorso alle requisizioni forzate. Nel ’19 si stabilì la requisizione, per cui lo Stato divenne il distributore delle scorte, bandendo il libero commercio. La situazione si fece difficile, lo Stato divenne l’unico produttore/distributore. Nella campagna nacque una borsa nera ed il malcontento inizialmente legato all’economia, prestò si allargò anche al malcontento politico. All’interno delle città e delle fabbriche lo stato prese tutto in mano.

La seconda fase dell’economia fu quella rappresentata dalla NEP: Nuovo Corso Politico. Lo Stato doveva eliminare la possibilità che le città ricadessero nuovamente nella fame. La Russia doveva affrontare un duro attacco di nemici interni ed esterni. Vista l’inconsistenza di una linea che non appoggiasse la rivoluzione, la Russia era impossibilitata a far giungere viveri dall’estero. La NEP era una posizione intermedia, dovuta alla necessità dello sviluppo di una industria pesante. Il momento di transizione doveva essere gestito transitoriamente dal punto di vista economico. Furono ammessi la competitività ed il discorso del profitto tipico del Capitalismo, ma solo per le piccole aziende, poiché quelle grandi rimanevano sotto il controllo statale come il capitale finanziario.

Dopo la NEP lo Stato non ha realizzato a livello politico le tesi della rivoluzione permanente. Il Governo, nonostante Trockij, ha abbandonato quell’idea. Si sentiva il bisogno di riaprire i rapporti con l’estero: nel 1924 la Russia tentò un’apertura e la prima a riconoscere la Russia come tale è stata l’Inghilterra. Seguita a ruote da tutte le altre potenze europee. Si cercava un accordo anche per il bisogno di finanziamenti che la Russia aveva.

Lenin morì nel 1924 e lasciò Stalin e Trockij: Trockij voleva la rivoluzione permanente dentro e fuori dallo Stato, per impedire la cristallizzazione del potere nelle mani di pochi; Stalin, invece, diceva che bisognava rafforzare il socialismo in Russia. Il passaggio di potere fu violento e con l’avvento di Stalin Trockij fu costretto a fuggire fino a quando nel ’40 venne ucciso in Messico. Alcuni bolscevichi furono “costretti al riposo”. Le “purghe staliniane” attaccavano chi era contro la politica di Stalin. Lenin aveva fatto l’errore di eliminare i non bolscevichi dal Partito, ma all’interno era comunque riuscito a mantenere un dibattito. Con Stalin si passò alla dittatura. I kulaki erano stati avvantaggiati nel periodo della NEP e come ai tempi dello Zar questi contadini arricchiti sottomettevano i contadini. Stalin voleva portare la Russia al livello produttivo degli altri paesi capitalisti e da quel punto iniziare il socialismo. Si procedette così ad una industrializzazione a marce forzate. I kulaki agiati si opposero e Stalin decise di reprimere i kulaki come classe sociale. Chi si ribellava veniva eliminato, cominciarono anche le deportazioni. Nacquero campi di concentramento..Mentre il fascismo è stata la degenerazione del governo liberale, lo stalinismo è stata la degenerazione del governo socialista

L’economia era organizzata in piani quinquennali e l’industrializzazione prevedeva lo sviluppo dell’industria pesante. Il popolo russo era disagiato e sacrificato a causa dell’arrivo di questa forte industrializzazione. L’evoluzione fu soprattutto industriale perché la Russia aveva una grande possibilità con i nuovi macchinari, ma a livello agricolo era arretrata.

La critica che viene dalla sinistra all’operato di Lenin è stata quella concernente l’eliminazione di ogni opposizione politica. La critica marxista ha visto in questo i presupposti della crisi della politica stalinista. Lenin ha sbagliato a tagliare fuori i menscevichi, sebbene all’interno dei bolscevichi ci fosse dibattito ed il dissenso era ammesso. Si poteva allargare il dibattito. L’idea di Trockij della rivoluzione permanente dentro e fuori teneva contro del fatto che il sistema economico socialista era diverso da quello liberale e liberista. Bisognava portare la rivoluzione fuori per poter avere agganci economici e politici. Inoltre, mantenere la rivoluzione sempre viva anche all’interno, permetteva di evitare che il comunismo si trasformasse in dittatura. Il dibattito era necessario anche per mantenere un rapporto costante con il popolo e per evitare lo scollamento della base e del Governo. La rivoluzione permanente delle idee avrebbe evitato il cristallizzarsi o l’incancrenirsi del potere. Alla fine la ricchezza si concentrò nelle mani di poco invece che nelle mani dello Zar. L’Internazionale del 1919 ha chiesto a tutte le Nazioni di seguire l’esempio della Russia. I rivoluzionari si sarebbero dovuti dissociare dai socialisti riformisti per entrare nella Terza Internazionale.

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