La riforma agraria di Tiberio

La riforma agraria di Tiberio

Nel 134 a.C. Tiberio divenne tribuno della plebe. Il suo cavallo di battaglia era stata la sua idea di riforma agraria.

I punti della riforma agraria di Tiberio erano sostanzialmente tre:

1. Ampliamento della precedente legge agraria Licinia-Sestia (tra l’altro, di fatto caduta in disuso da molto tempo). Ai proprietari terrieri statali (ager publicus) veniva garantito un limite non più di 500 jugeri (125 ettari) ma di 1.000 (250 ettari). La base era di 500 jugeri più 250 jugeri per ogni figlio, ma comunque il limite restava sempre 1.000.

2. L’ager publicus che non sarebbe stato assegnato perchè in avanzo, sarebbe stato riassegnato allo stato, che si sarebbe incaricato a redistribuirlo in piccoli appezzamenti di 30 jugeri ai più poveri, a titolo di affitto ereditario e senza possibilità di venderlo a terzi che non fossero i legittimi eredi. Questa norma andava nella direzione di impedire che i latifondisti più abbienti si impadronissero selvaggemente dei piccoli appezzamenti rovinando così la piccola proprietà.

3. La costituizione di una commissione di tre persone plenipotenziarie incaricate di attuare la riforma, elette da una assemblea popolare e rieleggibili annualmente.

Ovviamente la riforma incontrò l’ostilità del senato che cercò di mettergli contro anche un altro tribuno, Ottavio (lui stesso proprietario terriero), che pose il suo veto alla legge. Dopo aver convinto il popolo che un tribuno non poteva ostacolare decisioni in favore della plebe, Tiberio fece in modo di destituire Ottavio ottenendo così l’apprivazione della legge che passò con il nome di lex Sempronia (133 a.C.). Con l’approvazione Tiberio aveva forzato la prassi fin lì rispettata che non aveva mai visto i comizi tribuni legiferare, malgrado fosse previsto dalla legge.

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