DALLA SOCIETÀ DI MASSA AL TOTALITARISMO

DALLA SOCIETÀ DI MASSA AL TOTALITARISMO

Molto importante per la ricostruzione della nascita dei regimi totalitari è dunque il collegarli ad un fenomeno tipico del Novecento: la società di massa. Occorre  considerare due importanti fattori che coinvolgono le masse.

Il primo è che nelle società industriali venivano assumendo un’importanza crescente le organizzazioni, cioè le strutture stabili della vita collettiva, che davano forma alle masse, raccogliendole e indirizzandole. Sotto questo aspetto il passaggio tra il XIX e il XX secolo fu segnato dalla tendenziale prevalenza delle organizzazioni sugli individui, o almeno dall’emergere di un dualismo tra la vita individuale e quella organizzata.

Il secondo fattore è che i movimenti di massa mutarono alla radice i termini in cui si era svolta sino allora la lotta politica. Il cammino compiuto dalle società industriali rese anacronistica la concezione della politica e del governo degli Stati riservati a gruppi sociali più o meno ristretti. Nel dopoguerra fecero irruzione nella politica i ceti e le classi che ne erano rimaste ai margini: la piccola borghesia, gli operai, i contadini.

Questo fatto cambiò i soggetti e gli strumenti della politica, e in qualche misura ne modificò anche i fini e gli obiettivi. Cambiò i soggetti politici, perché la scena venne occupata stabilmente dai partiti di massa. Essi si differenziavano dalle forme politiche dell’età precedente per il fatto di avere una struttura organizzativa stabile e capillare, una diffusa militanza di base e un’ideologia di riferimento che ne costituiva il principale fattore d’identità.

Cambiarono anche gli strumenti della politica. In un tale cambiamento esercitò un ruolo fondamentale la somma di esperienze compiute durante la prima guerra mondiale. Un primo effetto dell’esperienza bellica fu il trasferimento dell’uso della violenza organizzata dalla sfera militare a quella della lotta sociale e politica.

Un secondo effetto fu l’uso della propaganda come strumento di mobilitazione delle masse a fini politici.

Un terzo effetto fu l’emergere di capi politici che istituivano un rapporto diretto con le masse, simile al rapporto esistente in guerra tra ufficiali e truppe.

Vi è infine da considerare che l’irruzione delle masse nella politica tendeva anche a modificarne i fini e gli obiettivi. Terminava l’epoca in cui i fini della politica e del governo erano quelli definiti, in linea teorica, dalla cultura e dalla tradizione liberale: convivenza civile, difesa, potenza nazionale, ordine pubblico, giustizia e amministrazione, promozione dell’istruzione popolare. Le nuove attese si erano tradotte, nel dopoguerra, in una diffusa aspirazione ad un nuovo ordine.

Ora la politica dilatava i propri confini e questa dilatazione raggiunse il suo culmine nelle ideologie totalitarie. Nelle ideologie totalitarie la politica si proponeva fini ultimi e supremi, che riguardavano non solo l’ordine sociale o l’organizzazione degli Stati, bensì

l’uomo nella sua interezza e tutto il sistema di valori che ne dovevano orientare la vita, anche privata. Esse proclamavano come fine della politica la creazione di un uomo nuovo. La politica si assumeva pertanto aspetti sacrali, si alimentava di riti e di miti collettivi, penetrava nella sfera delle coscienze, richiedeva una dedizione totale e incondizionata, era autorizzata a servirsi di qualunque mezzo.

In questo senso le ideologie totalitarie sono state definite religioni secolari, in quanto proponevano ai loro seguaci una salvezza terrena, cioè la realizzazione di un ordine perfetto in nome di valori supremi, ai quali tutti gli altri dovevano venire subordinati.

Le ideologie totalitarie erano diverse tra loro in quanto ai contenuti e ai valori proclamati, ma erano simili in questo assegnare alla politica un significato di assolutezza e di totalità. Per questo motivo tutte si presentano come ideologie aggressive e intolleranti.

Solitamente le ideologie proclamavano prima di tutto la superiorità di una razza (nel caso del nazismo) o di una classe sociale (come fece il comunismo) e da lì muovevano per modificare l’intera società eliminando gli elementi ritenuti estranei alla massa e quindi inquinanti la nazione. Se il significato di ideologia come lo si intende oggi è quello di sistema di credenze o di valori, che viene utilizzato nella lotta politica per influire sul comportamento delle masse, per orientarle in una direzione piuttosto che in un’altra, per ottenerne il consenso, infine per fondare la legittimità del potere, è ovvio che le ideologie totalitarie non erano usate semplicemente per legittimare le manovre politiche perseguite dal partito al potere, ma sancivano una linea di condotta che andava a influenzare la vita privata del cittadino nella sua interezza e lo obbligava ad attenersi alla dottrina sacrificando la sua libertà.

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