CARATTERI DEL TOTALITARISMO

CARATTERI DEL TOTALITARISMO

L’articolazione del regime totalitario appare abbastanza complessa; la si può tuttavia riassumere in sei punti, che ne circoscrivono le caratteristiche fondamentali:

  1. Un’ideologia elaborata e totale
  2. Un partito unico e il suo leader
  3. L’instaurarsi di una politica del terrore
  4. Il controllo dei mezzi di comunicazione
  5. Il controllo degli armamenti
  6. La centralizzazione dell’economia

Alla base di ogni regime totalitario sta prima di tutto un’ideologia elaborata che abbraccia tutti gli aspetti vitali dell’esistenza umana e stabilisce un corpo ufficiale di dottrine che subordina tutte le attività sociali, economiche e politiche, intellettuali, culturali, spirituali. L’ideologia stabilisce un “modello di azione” al quale si suppone aderiscano tutti gli individui, che determina l’uniformarsi della società a vantaggio del gruppo dominante e la orienta verso uno stadio finale e perfetto. Le ideologie totalitarie ponevano le basi in un’idea storica o naturale (e quindi necessaria) che veniva a costituire una premessa assiomatica,e attraverso una serie di deduzioni logiche che obbedivano al principio di non contraddizione andavano a plasmare l’ordine sociale e la vita individuale dell’individuo a vantaggio del partito.

Una volta che in un paese sia salito al potere un partito, i suoi membri diventano l’élite del paese stesso, l’intera società viene assoggettata da un’organizzazione gerarchica che fa capo ad un solo uomo, il dittatore, onnipotente e dotato di grande carisma. Nonostante composto solitamente da una percentuale relativamente piccola della popolazione, il partito controlla direttamente gli organi burocratici del paese, le forze armate e i mass media. Tutti i gruppi non allineati al potere vengono annientati.

La popolazione che vive sotto un regime totalitario è continuamente sottoposta a una pesante pressione fisica e psicologica dovuta all’instaurarsi di una politica del terrore. La presenza della polizia segreta contribuisce all’aumento di un clima di diffidenza e insicurezza nel cittadino. Queste forme di terrorismo erano rivolte non solo verso singoli o gruppi dissidenti ma anche contro classi della popolazione scelte più o meno arbitrariamente.

Il monopolio dei mezzi di comunicazione è ottenuto facendo sì che tutti i mezzi di comunicazione attraverso i quali la popolazione riceve informazioni siano emanazione del partito stesso. Giornali, riviste, radio e televisione, teatro e cinema sono controllati dal centro. Le forme di informazione che non si uniformano al pensiero del partito vengono considerate eversive, e sottoposte a censura.

Nei regimi totalitari il controllo delle forze armate e degli armamenti è tipicamente usato per impedire cambiamenti politici e sopprimere eventuali forme di rivolta e colpi di Stato.

Il controllo centralizzato dell’economia permette a uno stato totalitario di privilegiare il potenziamento dell’industria pesante e degli armamenti. L’apparato burocratico del potere può controllare i lavoratori, togliere loro arbitrariamente il permesso di lavoro, renderli completamente dipendenti dal potere politico

Obbiettivo dei sistemi totalitari fu quindi assoggettare l’intera società all’ideologia del partito e dominarla in tutti i suoi aspetti attraverso un apparato legittimato di controllo e repressione e il monopolio dei mezzi di comunicazione e persuasione per educare gli individui attraverso una studiata propaganda. Uno dei fattori principali per esercitare questo controllo sulla società fu la mobilitazione della popolazione e la sua partecipazione alle attività politiche. Difatti il totalitarismo tentò di organizzare in modo profondo il consensodei cittadini, non solo con la propaganda e la costruzione dell’immagine del regime ma soprattutto con la creazione di occasioni di partecipazione: momenti di identità e appartenenza per tutti, marce, adunate, manifestazioni di massa. Importanti manifestazioni vennero organizzate direttamente dai partiti per coinvolgere le masse e diffondere l’ideologia, obbligando i cittadini alla partecipazione a riti e parate. Inoltre realizzò attorno al mito della guerra forme di aggregazione ideale, grandi occasioni retoriche di creazione d’identità, di senso di appartenenza al partito e alla memoria della nazione. Infatti per tramutare la dottrina del partito in un articolo di fede era richiesto il coinvolgimento delle masse alla vita politica per assicurare al partito il consenso della popolazione. L’instaurarsi di gruppi giovanili fu un ulteriore mezzo di propaganda che permise ai regimi di formare la popolazione secondo l’ideologia del partito e uniformare gli individui conforme i canoni stabiliti dalla dottrina totalitaria.

La pretesa dello stato di dettare una sola verità, una sola giustizia – che sono conseguenza della pretesa di un solo partito, una sola cultura – ha come devastante conseguenza la “cultura del sospetto”: potenzialmente dietro ognuno poteva nascondersi la spia, il dissidente politico che tentava di soverchiare il regime. Una politica del terrore era necessaria oltre che per limitare l’attività degli strati sovversivi anche per mantenere una tensione continua che giustificasse il mutamento incessante. Difatti queste forme di repressione erano spesso rivolte verso particolari gruppi che lo Stato si proponeva di eliminare ai fini di un presunto miglioramento della società. Questo accanimento ingiustificato se non arbitrario era utile per individuare un capro espiatorio sul quale dirigere la violenza delle masse e legittimare la repressione poliziesca sulla popolazione.

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