VITA OPERE DI PIER PAOLO PASOLINI
VITA OPERE DI PIER PAOLO PASOLINI
Pier Paolo Pasolini nacque a Bologna il 5 Marzo del 1922.
Il padre, Carlo Alberto Pasolini, essendo un tenente di fanteria, fece trascorrere l’infanzia al primogenito Pier Paolo cambiando spesso residenza e fermandosi in varie cittadine del Veneto e dell’Emilia, da Bologna a Parma, Belluno, Cremona….
La madre, Susanna Colussi, era una maestra elementare originaria di Casarsa, Friuli.
Pier Paolo Pasolini vide sempre in questa unione un incrocio derivato dall’unità d’Italia stessa.
Il tenente Pasolini discendeva da un’antica famiglia nobile della Romagna, al contrario la madre Susanna proveniva da una famiglia di contadini friulani che con il tempo si erano innalzati ad una condizioni di piccola-borghesia.
A Belluno, nel 1925, nacque il secondogenito Guido.
Pier Paolo crescerà legato moltissimo alla madre Susanna, che ricorderà sempre come una donna idealista e sognatrice, al contrario i rapporti col padre andranno a peggiorare col tempo.
Sarà il forte legame con la madre, ma anche gli studi di filologia romanza, a spingerlo nella ricerca di una poetica in dialetto friulano.
Dopo aver frequentato la scuola elementare ottenne il passaggio dalle elementari al Ginnasio, che frequentò a Conegliano.
Durante gli anni del liceo Pasolini creò un gruppo letterario per la discussioni sulla poesia, ne fecero parte Luciano Serra, Ermes Parini, Franco Farolfi e Fabio Mauri.
A 17 anni, conclusi gli studi liceali, si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università di Bologna.
In questi anni Pasolini scrisse poesie sia in friulano che in Italiano, che raccolse in un primo volume: “Poesie a Casarsa”.
Collaborò a “Il Setaccio”, un periodico Bolognese della Gil, e partecipò anche alla redazione della rivista “Stroligut” con altri letterati friulani.
Con loro creò l’Academiuta di lenga furlana.
Infatti il dialetto rappresentava l’opposizione al fascismo che pretendeva l’omologazione, una unica lingua nazionale, dai dialetti regionali ad un unico italiano.
Anche la sinistra prediligeva l’uso della lingua italiana e l’uso dialettale era diventata una prerogativa clericale.
Per queste motivazioni Pasolini tentò di portare anche a sinistra l’uso dialettale all’interno della cultura.
Pasolini venne arruolato a Livorno nel 1943 ma nel settembre dello stesso anno disobbedì all’ordine di consegnare le armi ai tedeschi e fuggì.
Dopo alcuni spostamenti si recò Versutta con la famiglia, piccola frazione di Casarsa, luogo poco esposto ai bombardamenti tedeschi.
Lì iniziò l’insegnamento al Ginnasio.
Nel 1945 il fratello Guido pasolini venne massacrato nelle malghe di Porzus.
Guido si era rifiutato di restare nascosto a Versutta e aveva intrapreso la lotta partigiana nella divisione Osoppo.
Quando nacquero dei conflitti intestini tra i vari gruppi della resistenza friulana la situazione degenerò, un gruppo di Garibaldini catturarono il gruppo degli Osoppo e li passarono alle armi.
Guido riuscì a fuggire e a rifugiarsi da una contadina, ma quando i garibaldini lo trovarono lo trascinarono fuori e lo massacrarono.
Pasolini metterà in versi nel Corus in morte di Guido, che appariranno nello Stroligut dell’agosto 1945:
Dopo la morte di Guido, che ebbe effetti devastanti per la famiglia Pasolini, Pier Paolo si
legò ancor più alla madre che era distrutta DAL DOLORE.
Pasolini si laureò nel 1945, con la tesi “Antologia della lirica Pascoliana (introduzione e commenti)”.
Trovò lavoro come insegnante in una scuola media di Valvassone, in provincia di Udine
Nel 1947 diede la propria adesione al Pci e iniziò a collaborare al settimanale del partito, “Lotta e Lavoro”.
Aderire al Pci significò per Pasolini condividere il suo ideale con le stesse persone, lo stesso partito friulano che in passato provocò tanto doloro alla sua famiglia con la morte del fratello Guido.
Fu quasi un atto di coraggio.
Pasolini divenne segretario della sezione di SanGiovanni di Casarsa ma non venne visto di buon occhio nel partito, per il suo eccessivo interesse per la cultura borghese e per le suo opere poetiche dialettali e spesso senza un soggetto politico.
Il 15 Ottobre 1949 iniziò la lunga e denigrante trafila giudiziaria che umiliò il poeta per tutta la vita.
Infatti venne segnalato ai Carabinieri di Cordovado per corruzione di minorenne.Il periodo era aspro, segnato da controversie tra sinistra e Dc, e la posizione di Pasolini venne più volte criticata sia dalla destra che dalla sinistra.
Dopo la denuncia, prima ancora del processo, Pasolini fu espulso dal Pci.
In pochi giorni perse il lavoro da insegnante, fu espulso dal partito e si trovò in una situazione tesa con la madre.
Decise di fuggire da Casarsa e si trasfeì a Roma con la madre
primi anni trascorsi a Roma furono difficili per Pier Paolo Pasolini, si ritrovò in povertà e solitudine, una situazione drammatica che racconterà lui stesso:
“Nei primi mesi del ’50 ero a Roma, con mia madre: mio padre sarebbe venuto anche lui, quasi due anni dopo, e da Piazza Costaguti saremmo andati a abitare a Ponte Mammolo; già nel ’50 avevo cominciato a scrivere le prime pagine di Ragazzi di vita. Ero disoccupato, ridotto in condizioni di vera disperazione: avrei potuto anche morirne. Poi con l’aiuto del poeta in dialetto abruzzese Vittori Clemente trovai un posto di insegnante in una scuola privata di Ciampino, a venticinque mila lire al mese”. ( “Profilo autobiografico” in Ritratti su misura di scrittori italiani, a cura di E.F. Accrocca, Venezia 1960. )
Per superare le difficoltà economiche cercò lavoro nel campo del cinema, ottenendo la parte di generico a Cinecittà, correggendo bozze e vendendo i suoi libri nelle bancarelle rionali.
Con l’aiuto del poeta abruzzese Vittori Clemente trovò lavoro come insegnante in una scuola di Ciampino.
L’impatto con la realtà delle borgate romane portò Pasolini a mitizzare la vita rurale delle campagne friulane.
Roma divenne per Pasolini il centro della storia, il mito del sottoproletariato urbano lo spunto per una crescita lenta e dolorosa.
Pasolini preparò le antologie sulla poesia dialettale; collaborò a “Paragone”, una rivista di Anna Banti e Roberto Longhi. Proprio su “Paragone” pubblicò la prima versione del primo capitolo di Ragazzi di vita.
Angioletti lo chiamò a far parte della sezione letteraria del giornale radio, accanto a Carlo Emilio Gadda, Leone Piccioni e Giulio Cartaneo.
Superò così gli anni difficili della sua vita romana.
Nel 1954 Pasolini abbandonò l’insegnamento e si stabilì a Monteverde Vecchio,un quartiere piccolo-borghese di Roma.
Pubblicò il suo primo importante volume di poesie dialettali: La meglio gioventù.
Nel 1955 venne pubblicato da Garzanti il romanzo Ragazzi di vita, che ebbe un vasto successo, sia di critica che di lettori. Il giudizio della cultura ufficiale del Pci fu in gran parte negativo. Il libro venne definito intriso di “gusto morboso, dello sporco, dell’abietto, dello scomposto, del torbido”.
La Presidenza del Consiglio, tramite il ministro degli Interni Tambroni, promosse un’azione giudiziaria contro Pasolini e Livio Garzanti.
Il processo li vide assolti in quanto “il fatto non costituisce reato”.
Il libro, che era stato ritirato dalle librerie per un anno, venne dissequestrato.
Pasolini divenne uno dei bersagli preferiti dai giornali di cronaca nera: venne accusato di reati al limite del grottesco: favoreggiamento per rissa e furto; rapina a mano armata ai danni di un bar limitrofo a un distributore di benzina a San Felice Circeo.
Nel 1957 Pasolini, insieme a Sergio Citti, collaborò al film di Fellini, Le notti di Cabiria, stendendone i dialoghi nella parlata romanesca.
Firmò le sceneggiature insieme a Bolognini, Rosi, Vancini e Lizzani, col quale esordì come attore nel film Il gobbo del 1960.
In quegli anni Pasolini collaborò alla rivista “Officina” accanto a Leonetti, Roversi, Fortini, Romanò, Scalia.
Nel 1957 pubblicò le raccolte di poesie Le ceneri di Gramsci da Garzanti e l’anno successivo, il 1958, da Longanesi, L’usignolo della Chiesa cattolica.
Nel 1960 Garzanti pubblicò la raccolta di saggi “Passione e ideologia“, e nel 1961 un altro volume di versi La religione del mio tempo.
Nel 1961 Pasolini realizzò il suo primo film da regista e soggettista, Accattone.
Il film venne vietato ai minori di diciotto anni e suscitò non poche polemiche alla XXII Mostra del cinema di Venezia.
Del 1962 è Mamma Roma.
Nel 1963 l’episodio La ricotta diretto da Pasolini e inserito nel film RoGoPaG, venne sequestrato e Pasolini fu imputato per reato di vilipendio alla religione dello Stato.
Nel 1964 diresse l Vangelo secondo Matteo; nel 1965 Uccellacci e Uccellini; nel 1967 Edipo re; nel 1968 Teorema; nel 1969 Porcile; nel 1970 Medea; tra il 1970 e il 1974 la trilogia della vita, ovvero Decameron, I racconti di Canterbury e Il fiore delle mille e una notte; il suo ultimo film fu Salò o le 120 giornate di Sodoma del 1975.
Il cinema lo portò a intraprendere numerosi viaggi all’estero: nel 1961, con Elsa Morante e Moravia, andò in India; nel 1962 in Sudan e Kenia; nel 1963 in Ghana, Nigeria, Guinea, Israele e Giordania, dove girerà un importante documentario dal titolo Sopralluoghi in Palestina.
Nel 1966, in occasione della presentazione di Accattone e Mamma Roma al festival di New York, compì il suo primo viaggio negli Stati Uniti; rimase molto colpito da quel paese e soprattutto da New York.
Confessò a Oriana Fallaci:
“Non mi era mai successo di innamorarmi così di un paese. Fuorché in Africa, forse. Ma in Africa vorrei andare e restare, per non ammazzarmi. Sì, l’Africa è come una droga che prendi per non ammazzarti. New York invece è una guerra che affronti per ammazzarti”.
(Oriana Fallaci, Lettera a Pier Paolo Pasolini, in “Europeo”, 14 novembre 1975)
Nel 1968 Pasolini andò di nuovo in India per girare un documentario.
Nel 1970 tornò in Africa: in Uganda e Tanzania realizzò il documentario Appunti per un’Orestiade africana.
Nel 1972, presso Garzanti, pubblicò i suoi interventi critici, soprattutto di critica cinematografica, nel volume Empirismo eretico.
Negli anni della contestazione studentesca Pasolini assunse una posizione originale rispetto al resto della cultura di sinistra.
Seppure accettando e appoggiando le motivazioni ideologiche degli studenti, ritenne che questi fossero antropologicamente dei borghesi, e in quanto tali destinati a fallire nel loro tentativo rivoluzionario.
Nel 1968 Pasolini ritirò dalla competizione del Premio Strega il suo romanzo Teorema e accettò di partecipare alla XXIX Mostra del cinema di Venezia solo dopo che, come gli fu garantito, non ci sarebbero state votazioni e premiazioni.
Infatti Pasolini fu tra i maggiori sostenitori dell’Associazione Autori Cinematografici che si batté per ottenere l’autogestione della mostra.
Il 4 settembre il film Teorema venne proiettato per la critica in un clima arroventato.
Pasolini intervenne alla proiezione del film per ribadire che il film era presente alla Mostra solo per volontà del produttore, ma in quanto autore pregò i critici di abbandonare la sala.
Ciò non avvenne.
Il regista si rifiutò allora di partecipare alla tradizionale conferenza stampa, e invitò i giornalisti nel giardino di un albergo per parlare non del film, ma della situazione della Biennale.
Nel 1972 Pasolini decidette di collaborare con i giovani di Lotta Continua, ed insieme ad alcuni di loro, tra cui Bonfanti e Fofi, firmò il documentario 12 dicembre, sulla strage di piazza Fontana a Milano.
Nel 1973 cominciò la sua collaborazione al “Corriere della Sera”, con interventi critici sui problemi del paese.
Nel 1970 Pasolini acquistò quel che resta di un castello medievale nei pressi di Viterbo.
Lo ristrutturò e qui cominciò la stesura della sua opera che restò incompiuta, Petrolio.
Nel 1975, presso Garzanti, pubblicò la raccolta di interventi critici, Scritti corsari, e ripropose le poesia friulana con il titolo di La nuova gioventù.
La mattina del 2 Novembre 1975, sul litorale romano di Ostia, in un campo incolto in via dell’idroscalo, una donna, Maria Teresa Lollobrigida, scoprì il cadavere di un uomo.
Fu Ninetto Davoli a riconoscere il corpo di Pier Paolo Pasolini.
“Quando il suo corpo venne ritrovato, Pasolini giaceva disteso bocconi, un braccio sanguinante scostato e l’altro nascosto dal corpo.
..
I capelli impastati di sangue gli ricadevano sulla fronte, escoriata e lacerata. La faccia deformata dal gonfiore era nera di lividi, di ferite. Nerolivide e rosse di sangue anche le braccia, le mani. Le dita della mano sinistra fratturate e tagliate. La mascella sinistra fratturata. Il naso appiattito deviato verso destra. Le orecchie tagliate a metà, e quella sinistra divelta, strappata via. Ferite sulle spalle, sul torace, sui lombi, con il segni dei pneumatici della sua macchina sotto cui era stato schiacciato. Un’orribile lacerazione tra il collo e la nuca. Dieci costole fratturate, fratturato lo sterno. Il fegato lacerato in due punti. Il cuore scoppiato”.
(Dalla “Perizia compiuta sul cadavere di Pasolini”, “Corriere della Sera” del 2 novembre 1977.)
Nella notte i carabinieri fermarono un giovane, Giuseppe Pelosi, detto “Pino la rana” alla guida di una Giulietta 2000 che risulterà di proprietà di Pasolini.
Il ragazzo, interrogato dai carabinieri, e di fronte all’evidenza dei fatti, confessò l’omicidio.
Raccontò di aver incontrato Pasolini presso la Stazione Termini, e dopo una cena in un ristorante, di aver raggiunto il luogo del ritrovamento del cadavere; lì, secondo la versione di Pelosi, Pasolini avrebbe tentato un approccio sessuale e vistosi respinto avrebbe reagito violentemente; questo avrebbe scatenato la reazione del ragazzo.
Il processo portò alla luce retroscena inquietanti.
Si ipotizzò da diverse parti il concorso di altri nell’omicidio.
Non si ebbe mai chiarezza su questo punto.
Pino Pelosi venne condannato, unico colpevole, per la morte di Pasolini.
Pasolini è sepolto a Casarsa, nel suo mai dimenticato Friuli.
Nome: Pier Paolo Pasolini
Data e luogo di nascita: 5 Marzo 1922, Bologna, Italia
Data e luogo di morte: 2 Novembre 1975, Ostia, Italia