VERRA LA MORTE E AVRA I TUOI OCCHI

VERRA LA MORTE E AVRA I TUOI OCCHI

cesare pavese


Parafrasi della poesia.

La morte verrà ed avrà i tuoi occhi (cioè mi guarderà attraverso i tuoi occhi e io guarderò lei attraverso i tuoi occhi). (Il pensiero di) questa morte, infaticabile e sorda, che mi (ci) accompagna dalla mattina alla sera, è come un vecchio rimpianto e come un vezzo ingiustificato, (la morte che non dorme mai, che non ascolta nessuno, è come una vecchia colpa che ritorna sempre alla coscienza, è un male assurdo perché incomprensibile agli uomini). I tuoi occhi saranno muti come una parola vana, saranno chiusi come un grido taciuto, saranno fissi come un silenzio. Tu li vedi in questo modo ogni mattina, quando ti pieghi da sola nello specchio. O cara speranza, nel giorno della morte anche noi sapremo se dopo di essa ci sarà la vita o il nulla. La morte guarda tutti con uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (scendere nel regno dei morti sarà liberarsi dall’idea ossessiva del suicidio), sarà come rivedere un viso conosciuto dall’al di là, sarà come vedere una bocca chiusa (cioè sarà come vedere e sentire i visi dei morti che non parlano). Scenderemo muti nel tartaro.

Sintesi della poesia “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”.

Constance, la morte si presenterà con i tuoi occhi. Il pensiero del mio suicidio mi accompagna giorno e notte e la morte, che è infaticabile, è per me come una vecchia colpa e come un vezzo strano. I tuoi occhi saranno spenti e tristi come una parola inutile, frustra, un grido sommesso, quasi un silenzio.
Tu Connie vedi i tuoi occhi in questo modo quando ogni mattino ti guardi allo specchio.
O speranza nel giorno della morte sapremo se dopo la morte c’è il nulla o la vita.
Scendere nel regno dei morti (dalla lettera del 25 agosto 1950 a Davide Lajolo) sarà per me come liberarmi dall’idea ossessiva del suicidio, come rivedere un antico viso di una persona già morta e come vedere una bocca muta.
Scenderemo muti, io e la morte, che avrà il tuo aspetto.
Il primo verso della poesia che dà il titolo all’intera raccolta poetica inizia con la certezza che “verrà la morte  e avrà i tuoi occhi”. Poi la poesia descrive la morte, che non dorme mai, indifferente, che è simile ad un vecchio rimorso, a un vizio assurdo. Poi il poeta passa a descrivere gli occhi dell’attrice che lo guarderanno per l’ultima volta. La parte finale della poesia è dedicata all’ingresso nell’Ade. Nel tredicesimo verso il poeta, riprendendo il noi già usato prima, intendendo con esso l’umanità intera, dice che gli uomini scenderanno giù nel gorgo muti, perché la dolce vita è finita, la parola è vana e li aspetta il lungo ed eterno silenzio dell’eternità. Ma l’ultimo verso esprime la discesa personale del poeta, insieme alla morte, nell’Ade.

Tema della poesia.

Il tema della poesia è senza dubbio l’identificazione di amore e morte. Il poeta identifica la morte con le sembianze dell’attrice e descrive la sua discesa nell’Ade accompagnato dalla morte che ha gli occhi di Constance.
In questo modo per il poeta la discesa negli inferi sarà meno tediosa e meno dolorosa perché sarà accompagnato dal viso dell’amata.
Il poeta stesso identifica il tema scrivendo nel diario qualche giorno dopo, il 13 maggio: “Amore e morte – questo è un archètipo ancestrale”.
La morte resta sempre un fatto doloroso e violento rispetto alla vita, che è luce e parola, mentre la discesa nell’Ade è qualcosa che avviene in silenzio.
Infatti la morte non parla, ma falcia soltanto, e la differenza tra il regno dei vivi e il regno dei morti è proprio questa. Mentre i vivi urlano e litigano, nel regno dei morti non si parla fin dalla discesa nell’Ade per cui “scenderemo nel gorgo muti”.
La morte effettiva è insonne e sorda ed è un male incomprensibile per gli uomini. Gli occhi di Constance saranno spenti, muti, fissi. E la morte, dice  il poeta, dirà agli uomini se dopo di essa ci sarà la risurrezione o il nulla eterno.
La morte guarda tutti con uno sguardo e la discesa nell’Ade farà cessare il tedio della vita e il mal di vivere, sarà come vedere riapparire visi dall’al di là, sarà come vedere visi dei morti che non parlano. Noi, umanità, uomini, scenderemo nel gorgo dell’Ade muti e silenziosi.

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