RICERCA COMPLETA SU KARL MARX

RICERCA COMPLETA SU KARL MARX

RICERCA COMPLETA SU KARL MARX

Il dottor Marx questo è il nome del mio idolo, è ancora giovanissimo (ha circa 24 anni). Egli darà il colpo di grazia alla religione e alla filosofia medievali. Egli unisce in sé lo spirito più mordace con la più profonda serietà filosofica: immaginati Rousseau, Voltaire, d’Holbach, Lessing, Heine e Hegel fusi in una sola persona … ecco il dottor Marx »


Karl Marx nacque a Treviri nel 1818 da una famiglia ebrea convertitasi al protestantesimo per ragioni politiche, ma agnostica. Marx ricevette un educazione di stampo liberale e razionalistico. Entro a contatto con i giovani hegeliani e studiò la filosofia di Hegel. Si laureò in filosofia con una tesi sulla Differenza la tra filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro. Divenne caporedattore della Gazzetta Renana, ma fu costretto a trasferirsi a Parigi in seguito al blocco del giornale da parte del governo. Scrisse nel 43 Critica della filosofia del diritto di Hegel. Nel 44 esce il primo e unico numero degli annali franco-tedeschi. A Parigi strinse amicizia con Engels, un amicizia che durò tutta la vita. In questo periodo scrive i manoscritti economico-filosofici e in seguito si trasferisce a Bruxelles dove con Engels scrive la Sacra Famiglia contro Bauer. Intanto matura il distacco polemico dalla filosofa tedesca.  Che si concretizza nella Tesi su Feuerbach e su L’ideologia tedesca in cui vengono poste le basi della concezione materialistica della storia. Nel 1847 si tiene il primo congresso della Lega dei Comunisti a cui Marx non può partecipare e viene rappresentato da Engels. Nello stesso anno viene incaricato dalla lega di elaborare un documento teorico programmato che viene pubblicato in collaborazione con Engels col titolo di Manifesto del partito comunista. Marx emigra a Londra e dopo un tentativo di riorganizzare la lega fallito si ritira dall’attività politica e lavora al British Museum. Sono anni difficili per la sua famiglia, ma la sua produzione non si arresta. Tra il 57 e il 59 scrive Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica e nel 59 pubblica Per la critica dell’economia politica. Nel 66 inizia il primo libro del Capitale (il secondo e il terzo verranno pubblicati da Engels dopo la morte di Karletto) Nel 70 scrive indirizzi sulla guerra Franco prussiana e nel 71 La guerra civile in Francia con importanti osservazioni sulla comune di Parigi. Muore nel 1883 due anni dopo la moglie.

L’analisi di Marx ha un carattere globale, non è riducibile a una dimensione puramente filosofia, sociologica o economica. Il suo pensiero appare pervaso da una energia totalistica: egli tende ad indagare il fatto scoiale non a compartimenti stagni, ma nell’unità organica delle sue manifestazioni.

Il marxismo è legato con la pressi ossia tende a fornire un interpretazione dell’uomo e del suo mondo che sia anche impegno di trasformazione rivoluzionaria. Nonostante la sua spiccata predisposizione per il pensiero e la scienza Marx ha perseguito tutta la vita l’ideale dell’unione tra teoria e prassi.

Marx vuole tradurre in atto l’incontro tra realtà e razionalità, che Hegel aveva pensato, con la prassi, mediante l’edificazione di una nuova società.

Le influenze che stanno alla base del Marxismo sono: la filosofia classica tedesca di Hegel, Feuerbach, l’economia politica borghese da Smith a Ricardo e il pensiero socialista di Saint-Simon e Owen.

Il rapposto Hegel Marx è molto complesso: l’hegelismo ha esercito su Marx un notevole influsso. La critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico è uno scritto filosofico e politico al tempo stesso, infatti troviamo una momento filosofico e uno storico-politico. Secondo M lo stratagemma di Hegel consiste nel fare delle realtà empiriche delle manifestazioni necessarie dello Spirito. Hegel invece di limitarsi a constatare che in certi ordinamenti storici esiste la monarchia ipotizza che lo stato presuppone una sovranità che si incarna necessariamente nel monarca che è la sovranità personificata. Inoltre egli deduce la piena logicità della monarchia identificandola con la razionalità politica in atto.

Marx definisce questo procedimento misticismo logico, le istituzioni finiscono per esser allegorie o personificazioni di una realtà spirituale che se ne sta occultamente dietro di esse. M dice che essa è il risultato del capovolgimento idealistico tra soggetto e predicato, concreto e astratto. L’idealismo fa dunque del concreto la manifestazione dell’astratto. M oppone ad esso il metodo trasformativo che consiste nel riconoscere di nuovo ciò che è veramente soggetto e veramente predicato. Hegel sbaglia anche sul piano politico perché razionalizza i dati di fatto, trasformandoli in manifestazioni razionali e necessarie dello Spirito. Il giustificazionismo speculativo di Hegel è anche politico e conduce all’accettazione delle istituzioni statali vigenti puntellando ideologicamente la reazione. Marx riconosce però la visuale dialettica di Hegel ossia la visione della realtà come totalità storico processuale.

La teoria di Marx è una critica globale della civiltà moderna e dello Stato liberale. Il punto di partenza è la scissione nella frattura tra società civile e Stato. Tra queste due nel mondo moderno l’uomo è costretto a vivere due vite: una in terra come borghese cioè nell’ambito degli interessi particolari della società borghese e una in cielo come cittadino ovvero nella sfera superiore dello stato e dell’interesse comune. Tutta via il cielo dello Stato è puramente illusorio perché la sua pretesa di porsi come organo che persegue l’interesse comune è falsa.

La civiltà moderna rappresenta al tempo stesso la società dell’egoismo e delle particolarità reali e della fratellanza e delle universalità illusorie. M scorge i tratti essenziali della civiltà moderna nell’individualismo e nell’atomismo, ossia nella separazione del singolo dal tessuto comunitario. E siccome lo Stato post-rivoluzionario concede la libertà individuale e la proprietà privata esso non è altro che la proiezione politica di una società strutturalmente a-sociale o contro-sociale. Ma ha in mente una società in cui esiste una compenetrazione perfetta tra singolo e genere, individuo e comunità e nella quale ciascuno è realmente solo un momento dell’intero popolo. Egli ritiene che l’unico modo per realizzare tale modello di comunità sia l’eliminazione delle disuguaglianze reali tra gli uomini e in particolare del principio stesso di ogni disuguaglianza: la proprietà privata. L’arma cui egli fa appello è la rivoluzione sociale del proletariato: solo la classe prima di proprietà può realizzare la democrazia comunista. Marx contrappone l’ideale di una emancipazione umana che mira alla democrazia e all’uguaglianza sostanziale a quello dell’emancipazione politica che mira all’uguaglianza formale.

Nei confronti dell’economia borghese il suo atteggiamento è duplice, poiché da un lato egli la considera come un espressione teorica della società capitalista e dall’altro le muove l’accusa di fornire un’immagine globalmente mistificata, cioè falsa, del mondo borghese. Ciò è dovuto principalmente alla sua incapacità di pensare in modo dialettico. Essa eternizza il sistema capitalistico considerandolo come il modo naturale immutabile e razionale di produrre e di distribuire la ricchezza. Essa non scorge la conflittualità che caratterizza il sistema capitalistico e che si incarna soprattutto nell’opposizione reale tra capitale e lavora salariato, tra borghesia e proletariato.

Mentre per Hegel l’alienazione aveva un significato sia positivo sia negativo e per Feuerbach solo negativo in Marx essa diviene un fatto reale, di natura socio-economica, in quanto si identifica con la condizione storica del salariato nell’ambito della società capitalistica. L’alienazione dell’operaio viene descritta attraverso 4 aspetti fondamentali.

  • Il lavoratore è alienato rispetto al prodotto della sua attività, in quanto egli produce il capitale che però non gli appartiene
  • Il lavoratore è alienato rispetto alla sua stessa attività, la quale prende la forma di un lavoro forzato in cui egli è strumento di fini estranei
  • Il lavoratore è alienato rispetto alla sua essenza. Infatti la prerogativa dell’uomo nei confronti dell’animale è il lavoro libero, mentre nella società capitalistica è costretto ad un lavoro forzato, ripetitivo e unilaterale
  • Il lavoratore è alienato rispetto al prossimo perché l’altro è soprattutto il capitalista, ossia un individuo che lo tratta come un mezzo e facendo si che i rapporti con l’umanità siano conflittuali.

La causa risiede nella proprietà privata, perché i salariati vengono sfruttati dai capitalisti.

La dis-alienazione si identifica con il superamento del regime di proprietà privata e con l’avvento del comunismo. La storia si configura come luogo della perdita e della riconquista della propria essenza da parte dell’uomo e il comunismo diviene la soluzione dell’enigma della storia. Questa è una dialettizzazione del corso della storia.

Marx afferma che Feuerbach è il solo che si trova in un rapporto critico con la dialettica hegeliana. Feuerbach ha avuto il merito di teorizzare il rovesciamento materialistico di soggetto-predicato ma ha perso di vista la sua storicità non rendendosi conto che l’uomo più che natura e società è storia. Marx ritiene che l’individuo è reso tale dalla società storica in cui egli vive: Marx corregge Hegel e Feuerbach e viceversa poiché contro l’uno può difendere la naturalità vivente dell’uomo e contro l’altro la sua costitutiva socialità e storicità.

Nel campo della religione Feuerbach non è stato in grado di cogliere le cause reali del fenomeno religioso: gli è sfuggito che chi produce la religione non è un soggetto astratto, ma un individuo che è un prodotto sociale. Marx dice che le radici del fenomeno religioso non vanno cercate nell’uomo in quanto tale, ma in un tipo storico di società. La religione è in sostanze l’oppio dei popoli ovvero il prodotto di un umanità alienata e sofferente per causa delle ingiustizie sociali che cerca illusoriamente nell’aldilà ciò che gli è stato negato nell’aldiquà. La religione essendo frutto della società malata, per essere sradicata occorre distruggere le strutture sociali che la producono. Di conseguenza al vecchio materialismo speculativo e contemplante di Feuerbach, Marx oppone un nuovo materialismo che considera l’uomo soprattutto come prassi ritenendo che la soluzione dei problemi non sia da ricercarsi nella speculazione ma nell’azione.


Ne L’ideologia tedesca il discorso storico materialistico di Marx ed Engels presuppone una basilare contrapposizione tra scienza reale e positiva e ideologia. Quest’ultima appare come una falsa rappresentazione della realtà e allude al processo per cui alla comprensione oggettiva dei rapporti reali tra gli uomini si sostituisce un’immagine deformata di essi. Questo programma comporta l’inaugurazione di una nuova scienza, in relazione a cui la filosofia viene ad assumere l’ufficio strumentale di sintesi dei risultati più generali che è possibile astrarre dall’esame dello sviluppo storico degli uomini.

L’unità è una specie evoluta, composta di individui associati che lottano per la propria sopravvivenza. Di conseguenza la storia è un processo materiale fondato sulla dialettica bisogno-soddisfacimento. Questa azione materiale fa distinguere gli uomini dagli animale. Quindi alla base della storia vi è il lavoro che Marx indente come creatore di civiltà e di cultura e come ciò attraverso cui l’uomo si rende tale.

Nell’ambito di quella produzione sociale dell’esistenza che costituisce la storia, bisogna distinguere secondo Marx due elementi di fondo: le forze produttive e i rapporti di produzione. Per forze produttive Marx intende tutti gli elementi necessari al processo di produzione ossia gli uomini, i mezzi e le conoscenze tecniche e scientifiche. Per rapporti di produzione M intende i rapporti che regolano il possesso e l’impiego dei mezzi di lavoro. I rapporti di produzione trovano la loro espressione giuridica nei rapporti di proprietà

Forze produttive e rapporti di produzione costituiscono il modo di produzione. La base economica costituisce lo struttura ovvero lo scheletro economico della società, mentre la sovrastruttura indica che i rapporti giuridici, le forze politiche, le dottrine etiche, artistiche, religiose e filosofiche devono essere intese come espressioni più o meno dirette dei rapporti che definiscono la struttura di una certa società storia. Quindi è la struttura economica che determina le leggi, lo stato, le religioni ecc. Il materialismo di Marx quindi muove dal convincimento secondo cui le vere forze motrici della storia sono di natura socioeconomica.

Forze produttive e rapporti di produzione sono la molla del divenire della società. Ad un determinato livello di sviluppo delle forze produttive corrispondono determinati rapporti di produzione. I rapporti di produzione si mantengono tali solo fino a quando favoriscono le forze produttive e non quando le ostacolano: e siccome le forze produttive si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione ne segue periodicamente una situazione di contraddizione dialettica che genera una epoca di rivoluzione sociale. Le nuove forze produttive sono sempre incarnate in una classe in ascesa mentre i vecchi rapporti di proprietà sono incarnati da una classe dominante al tramonto. Risulta inevitabile lo scontro dove vince quasi sempre la classe espressione delle nuove forze produttive. Nella Francia del Settecento tra borghesia e aristocrazia vinse la prima. La fabbrica moderna per essendo di un capitalista produce solo in virtù degli operai, dirigenti ecc. Ma se sociale è la produzione della ricchezza, sociale deve essere la distribuzione di essa. Ciò significa che il capitalismo porta in se il socialismo.

M distingue 4 epoche della formazione economica della società: quella asiatica, quella schiavistica, quella feudale e quella borghese, ma sia aggiunge anche quella della comunità primitiva che è la prima e quella futura socialista che è l’ultima. Queste epoche non costituiscono tappe necessarie, ma sono i gradini di una sequenza che va dall’inferiore al superiore. Infatti la storia procede dal comunismo primitivo al comunismo futuro. Il carattere dialettico del materialismo di M è diverso da quello di Hegel. M ritiene di aver fatto camminare la dialettica di Hegel sui piedi anziché sulla testa in quanto

  1. il soggetto della dialettica storica sono le strutture economiche e le classi e non lo Spirito;
  2. la dialetticità del processo storico è concepita come empiricamente e scientificamente osservabile nei fatti stessi;
  3. le opposizioni che muovono la storia non sono astratte e generiche ma concrete e determinate.

M critica gli esponenti della sinistra hegeliana definendoli ideologi perché non si rendono conto che le idee in quanto rispecchiano le relazioni materiali tra gli uomini non hanno un’esistenza autonoma.

Gli ideologi sbagliano perché:

  1. Sopravvalutano la funzione delle idee e degli intellettuali
  2. Presentano le proprie idee come universalmente valide
  3. Credono che tutto il negativo del mondo risieda nelle idee sbagliate e che l’emancipazione umana consista nel sostituire a idee false quelle vere tramite una battaglia filosofica
  4. Forniscono un quadro deformante del reale.

Marx contrbatte dicendo che:

  1. Il motore della storia sono le strutture economiche sociali
  2. Le idee non hanno valore universale
  3. La vera alienazione risiede nelle situazioni sociali concrete in cui gli uomini si trovano a vivere
  4. La vera disalienazione non è un problema filosofico ma pratico sociale.

Il Manifesto rappresenta il riassunto della concezione marxista del mondo. I punti salienti sono:

  • L’analisi della funzione storica della borghesia
  • Il concetto della storia come lotta di classe e il rapporto tra proletari e comunisti
  • La critica dei socialismo non scientifici

La borghesia secondo Marx non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione e tutto l’insieme dei rapporti sociali ed quindi essa è una classe dinamica. Essa ha evocato forze cosi gigantesche che non riesce più a dominarle e quindi il proletariato oppresso non può fare a meno di mettere in opera una dura lotta di classe volta al superamento del capitalismo. Il concetto della lotta di classe è uno dei più significativi del manifesto. Marx insiste inoltre sull’internazionalismo della lotta proletaria dicendo Proletari di tutto il mondo unitevi!

Il Capitale ha il fine di svelare la legge economica del movimento della società moderna. Marx critica l’economia borghese dicendo che non esistano leggi universali dell’economia e che ogni formazione sociale abbia caratteri e leggi storiche specifici. Inoltre M dice che la società borghese porta in se stessa delle contraddizioni strutturali che ne minano la solidità. Infine dice che l’economia debba far uso dello schema dialettico della totalità organica. Un’altra caratteristica del metodo di Marx è studiare il capitalismo distinguendone gli elementi di fondo e astraendo da quelli secondari per poi formulare su di esso alcune previsione. Tuttavia dato il carattere tendenziale delle leggi rilevate esse non vanno confuse con delle profezie. Il capitale risulta quindi una fotografia critica della civiltà capitalistica.

La prima parte dell’opera analizza la merce. Una merce è qualcosa che deve poter servire a qualcosa, ossia essere utile. Inoltre deve possedere un valore di scambio che ne garantisca la possibilità di essere scambiata con altre merci. Il valore della marce si basa sull’equazione valore = lavoro. Più lavoro è necessario per produrre una determinata merce più essa vale. Il valore non si identifica col prezzo però il prezzo ha il valore alla propria base. Per questo Marx contesta il feticismo delle merci che dimentica che le merci sono il frutto dell’attività umana.

La caratteristica specifica del capitalismo, secondo M, è il fatto che in esso la produzione non risulta finalizzata al consumo, bensì all’accumulazione di denaro. Il ciclo capitalistico non è descrivibile con la formula M.D.M, merce-denaro-merce, ma con D.M.D’ ovvero denaro-merce-più denaro. Il plusvalore ovvero il più denaro ha origine dal fatto che il capitalista può comprare una merce particolare che produce valore: questi sono gli operai, l’unica fonte del plusvalore.

Il plusvalore discende quindi dal pluslavoro dell’operaio e si identifica con l’insieme del valore da lui gratuitamente offerto al capitalista. M spiega cosi lo sfruttamento del capitalista.

Dal plusvalore deriva il profitto. Questi due non sono la stessa cosa. Per capire la loro differenza devo introdurre il capitale variabile (capitale mobile investito in salari) e capitale costante (capitale investito nelle macchine). Il saggio del plusvalore risiede nel rapporto tra plusvalore e capitale variabile. Il saggio del profitto è il rapporto tra il plusvalore e la somma del capitale variabile e costante. Il saggio del profitto è sempre minore del plusvalore e esprime il guadagno del capitalista.

Il capitalismo è un tipo di società retto dalla logica del profitto privato anziché dalla logica dell’interesse collettivo ed ha quindi uno sfondo tragico. Questo processo avviene lungo una serie di tappe.

Il capitale accresce il plusvalore aumentando la giornata lavorativa (plusvalore assoluto). Però la dilatazione d’orario presenta limiti invalicabili(un uomo non può lavorare continuamente). Di conseguenza il capitalismo punta alla riduzione della parte di giornata lavorativa necessaria ad integrare il salario (plusvalore relativo). Storicamente questo processo di produzione del plusvalore relativo passa attraverso 3 fasi: cooperazione semplice; manifattura; grande industria. L’industria ha portato le macchine che aumentano il plusvalore relativo e quello assoluto ed inoltre permettono l’uso della manodopera di donne e bambini.

L’aumento della produttività porta a delle crisi cicliche che non provengono dalla scarsità di prodotti, ma dall’abbondanza: questo è dovuto al fatto che nell’anarchia della produzione i capitalisti si precipitano alla cieca nel mercato, saturandolo. La crisi porta alla distruzione capitalistica dei beni che potrebbero essere utili ai poveri e alla disoccupazione che accresce l’esercito industriale di riserva. Inoltre le macchina fanno aumentare il capitale costante e fanno diminuire il profitto. La legge della caduta tendenziale del saggio di profitto equivali quindi a una legge dei rendimenti decrescenti demotivante rispetto agli investimenti capitalistici ed è il vero tallone d’Achille del capitalismo

Tale legge finisce per produrre quell’ultima e decisiva tendenza del capitalismo che è la scissione della società in due classi antagonistiche. Da un lato abbiamo l’espropriazione di molti capitalisti da parte di pochi e la seguente diminuzione costante dei capitalisti e dall’altro abbiamo la massa sempre più grande di salariati e disoccupati. La tendenza finale del capitalismo ha un carattere dialettico-dualistico: da un lato una minoranza industriale, dalla gigantesca ricchezza e immenso potere e dall’altro una maggioranza proletaria sfruttata.


Il proletariato appare investito di una specifica missione storico-universale, ovvero quella della rivoluzione. Lo strumento tecnico della trasformazione rivoluzionaria è la socializzazione dei mezzi di produzione e scambio che passano nelle mani della comunità. Tuttavia questa rivoluzione può essere più pacifica rispetto a quella francese. La rivoluzione deve mirare all’abbattimento dello stato borghese. Lo stato per Marx è una macchina, ma se lo stato Borghese è un insieme di apparati istituzionali che servono specificatamente alla borghesia esso non è una macchina che ognuno possa utilizzare ad arbitrio e piacimento, in quanto ogni classe dominante secondo il materialismo storico è costretta a forgiare una macchina statale secondo le proprie esigenze.

La dittatura del proletariato è una misura politica fondamentale per la transizione al comunismo, essa è una dittatura da parte degli oppressi su una minoranza di ex-oppressori destinata a scomparire. Essa però è solo transitoria perché deve portare al superamento di se stessa e a quello di ogni forma di Stato.

Tra le fasi della futura società comunista Marx distingue il comunismo rozzo dove la proprietà viene abolita solo per essere trasformata in proprietà di tutti: essa viene universalizzata e attribuita alla comunità mentre gli uomini sono tutti ridotti a operai. La comunità ha il ruolo del capitalista e non si risolve il problema della società borghese. La rozzezza di questo comunismo ha come esempio la comunanza delle donne.

Nel comunismo autentico l’uomo superato l’orizzonte della proprietà cessa di intrattenere con il mondo rapporti di puro possesso e consumo. Si crea un uomo nuovo che esercita in modo creativo l’insieme delle sue potenzialità intrattenendo un rapporto poliedrico con la realtà e gli altri uomini.

Nella critica del programma di Gotha Marx descrive le due fasi del comunismo, poi divise in socialismo e comunismo: nella prima la società è l’unico datore di lavoro e tutti sono salariati. Nella seconda fase scompare la divisione del lavoro, la proprietà privata, le cassi, lo sfruttamento, la miseria. Il lavoro diviene il primo bisogno della vita e viene attribuita importanza alle forze produttive.

La parte più originale del pensiero di Engels è la dialettica della natura. La dialettica è un metodo per interpretare la natura. La preoccupazione dominante di Engels è quella di inquadrare il marxismo nelle concezioni della scienza positivistica del suo tempo.

Pertanto le leggi della dialettica devono essere ricavate per astrazione tanto nella storia della natura quanto da quella della società umana. Esse sono fondamentalmente 3: la legge della conversione della quantità in qualità e viceversa; la legge della compenetrazione degli opposti; la legge della negazione della negazione.

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