PENSIERO POLITICO DI FICHTE

PENSIERO POLITICO DI FICHTE

PENSIERO POLITICO DI FICHTE

Johann Gottlieb Fichte è stato un filosofo tedesco, continuatore del pensiero di Kant e iniziatore dell’idealismo tedesco.


Il pensiero politico di Fichte si svolge attraverso due fasi: la prima in difesa delle idee della Rivoluzione Francese; la seconda durante le guerre napoleoniche in Germania che stimola il suo pensiero nazionalistico.  

Nei primi scritti egli condivide una visione contrattualistica e antidispotica dello stato a favore della libertà di pensiero, affermando che lo scopo del contratto sociale è l’educazione alla libertà, di cui è corollario il diritto alla rivoluzione. Infatti se lo stato non permette l’educazione alla libertà ciascuno ha il diritto di rompere il contratto.

In seguito Fichte dice che  il fine dello stato è rendersi inutile a favore di una società di persone libere e responsabili. Fichte riconosce che questo è un ideale-limite, ma sa che lo Stato non può fare a meno di proporsi questo obbiettivo.

Fichte dice anche che lo stato deve farsi garante del diritto ovvero garantire libertà proprietà e conservazione all’uomo che non può agire senza di essi. Lo Stato deve inoltre rendere impossibile la povertà garantendo lavoro e benessere; Fichte crea cosi uno stato autarchico e socialista, ma non comunista in quanto non esclude la proprietà privata che è fatta scaturire dal dovere etico al lavoro.

Le classi sociali dello stato sono 3: i lavoratori dell’industria mineraria e gli agricoltori (producono la ricchezza), artigiani operai e imprenditori (trasformano la ricchezza) e i commercianti insegnanti soldati e funzionari (diffondono la ricchezza).

Fiche dichiara inoltre che lo stato ha il compito di sorvegliare l’intera produzione e distribuzione dei beni fissando il numero dei lavoratori in base ala quantità dei beni prodotti.  Lo stato deve organizzarsi con un tutto chiuso senza contatti coll’estero che sono causa di guerra. Se manca ciò che occorre per fabbricare i prodotti necessari lo stato può attribuirsi il commercio con l’estero e farne un monopolio.

La battaglia di Jena e l’occupazione napoleonica fanno cambiare la politica di Fichte in senso nazionalistico Nei celebri Discorsi alla nazione tedesca il tema fondamentale è l’educazione. Egli ritiene che il mondo moderno abbisogna di una nuova educazione per la maggioranza del popolo per trasformare la struttura psichica e fisica delle persone. Egli dice che solo il popolo tedesco risulta adatto a promuovere la nuova educazione in virtù del carattere fondamentale che è la lingua. Infatti i tedeschi sono gli unici ad aver mantenuto la loro lingua e il loro sangue non si è mischiato a quello di altre stirpi, essi sono l’Urvolk ovvero il popolo primitivo integro e puro. I tedeschi sono gli unici ad avere una patria nel senso più alto del termine e a costituire un’unità organica che si identifica con la realtà profonda della nazione. Fichte proclama che la Germania essendo la sede di Lutero, Liebniz, Kant e del romanticismo è la nazione spiritualmente eletta a realizzare l’umanità fra gli uomini; se essa fallisse l’umanità perirebbe.

Occorre comunque dire che il primato tedesco è solo spirituale e culturale e non politico o militare, che l’interesse ultimo di questa educazione è l’umanità intera e il fine di quest’ultima siano i valori etici della libertà. I Discorsi sono un testo chiave del patriottismo e dello nazionalismo fanatico tedesco (che finirà dopo il gol di Grosso del 4/7/06) anche se hanno trovato il loro epilogo nel nazismo.

In fine Fichte dirà che il diritto è la condizione preparatoria della moralità. Se questa fosse realizzata il diritto sarebbe superfluo, ma non è cosi. Per questo egli accentua la missione educatrice dello Stato e risolve l’io empirico nel noi spirituale della nazione.