Parafrasi della poesia L’Infinito

Parafrasi della poesia L’Infinito

-di giacomo leopardi-


Parafrasi
Questo solitario colle mi è stato sempre caro e  anche questo cespuglio, che mi sta davanti e che mi  toglie la visuale dell’estremo orizzonte, mi è stato tanto caro; ma stando seduto e guardando mi immagino nella mente sterminati spazi che stanno al di là della siepe, immagino sovrumani silenzi e una profondissima quiete, tanto profonda che il cuore quasi ne ha paura. E mentre sento frusciare il vento  tra  questi alberi io confronto l’infinito silenzio al rumore di questo vento; e mi ricordo l’eternità e le stagioni che passano e il tempo presente con i suoni di questo momento. Così immagino che il mio pensiero sprofondi in questa grande immensità del tempo: e questo mio contemplare mi è dolce in questo mare dell’immaginazione.


La sintesi della poesia “L’Infinito”.

Un colle solitario e una siepe sono stati da sempre cari al poeta anche se, quest’ultima, gli preclude la visione di gran parte dell’estremo orizzonte. Ma il poeta, stando seduto ed osservando, si raffigura nel pensiero, al di sopra della siepe, illimitati spazi, sovrumani silenzi e una quiete assoluta che gli fanno provare nel cuore, per breve tempo, tanta paura. Il poeta, non appena avverte il fruscio del vento tra le piante accanto a lui, lo paragona all’infinito silenzio ed immagina l’eternità, il passato e l’età presente con la sua vivacità e con il suo fragore. Per questa intuizione del tempo che trascorre velocemente, il pensiero del poeta viene travolto dal vorticoso volo del tempo che passa. Il constatare la velocità del tempo, nella sua immaginazione, si trasforma in contemplazione del suo pensiero nell’immensità dell’infinito.
Io, Biagio Carrubba, credo che il “naufragar mi è dolce in questo mare” debba essere inteso come contemplazione perché il contemplare provoca nel poeta la dolcezza dell’immaginazione, mentre il naufragare del suo pensiero, se inteso come sprofondare, come interpretano la maggioranza dei critici, gli provocherebbe soltanto angoscia ed ansia.  Il tono emotivo dell’ultimo verso è uguale al primo verso: come il colle (Tabor) era caro al poeta così il suo pensiero gli è dolce nella vastità dell’immaginazione.


Il tema della poesia “L’Infinito”.

Il tema della poesia è la Sehnsucht, cioè l’aspirazione struggente ed inappagata all’infinito che comporta un atteggiamento di inquietudine e di nostalgia e desiderio di conoscere ciò che esiste al di fuori dei limiti del finito ed è sofferenza per l’impossibilità di appagare tale desiderio. La Sehnsucht è la ricerca di qualcosa di indefinito nel futuro; più precisamente, si potrebbe tradurre il termine con “desiderio del desiderio”: deriva infatti dai termini das Sehnen, il desiderio ardente, e die Sucht, la dipendenza. Il tema dell’infinito è confermato anche in un lacerto di Romano Luperini che così scrive: <<Attuale è poi questa rappresentazione della prima giovinezza quale scoperta del conflitto tra limite e aspirazione all’illimitato, e qualche scoperta, anche del potere di risarcimento e di felicità che deriva dall’intelligenza e dalla sensibilità>> (tratto da La scrittura e l’Interpretazione – Vol. II – Tomo III – Palumbo Editore – Pag. 527).

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