OVIDIO APOLLO E DAFNE 525-567
OVIDIO APOLLO E DAFNE 525-567
APOLLO E DAFNE
Dafne scappò con una timida corsa da colui che stava per dire di più,
e lasciò con quello parole non compiute
anche allora era bella, il vento scopriva il suo corpo ,
i soffi che spiravano verso di lei agitavano le vesti poste di fronte
e l’aria mandava all’indietro i capelli sospinti,
la bellezza viene aumentata dalla fuga. Ma il giovane dio non
tollerò più di sprecare lusignhe, come lo istigava amore,
seguì le orme con passo affrettato.
E questo la preda e l’altro la salvezza insegue,
( uno simile a uno che sta abbrancando e già spera di tenere
( la lepre ) e segue le orme con muso proteso,
e l’altro In dubbio se sia stato afferrato
si sottrae coi suoi stessi morsi e sfugge alla bocca che lo sfiora)
Così il dio e la vergine, questo è veloce per la speranza, quella per la paura.
Tuttavia, quello che insegue , aiutato dalle ali dell’amore
è più veloce e le nega il riposo, e la schiena di quella che fugge è imminente
e alita sulla chioma sparsa dalla testa.
Venute meno le forze quella impallidì e vinta
Dalla fatica della veloce fuga disse “ Terra, apriti
O distruggi mutandola questa figura che fa in modo io sia danneggiata!
Disse “ Padre aiutami, se i fiumi hanno potere divino
Distruggi mutando la mia bellezza per la quale piacqui troppo”
Appena finita la preghiera un pesante torpore le prende gli arti,
il tenue petto è circondato da una corda leggera
in testa crescono fronde e rami sulle braccia
e ora il piede veloce attecchisce in fisse radici ,
la chioma prende il posto del viso: in lei rimane la stessa bellezza.
Apollo l’ama anche così e posta la destra sul tronco
Sente ancora il cuore palpitare sotto la nuova corteccia,
e abbraciati i rami come membra con le sue braccia,
bacia il legno: tuttavia il legno rifiuta i baci.
Il dio dice a questa “ poiché non vuoi essere mia sposa, sarai
Certamente il mio albero sempre la mia chioma, la mia cetra,
la mia faretra avranno te o alloro.
Tu adornerai i condottieri vittoriosi, quando una voce lieta
Canterà il trionfo e il Campidoglio vedrà lunghe processioni.
Tu stessa come custode fedelissima starai ai battenti di Augusto
Davanti alle porte, e proteggerai la quercia posta in mezzo,
e come la mia testa dai capelli mai tagliati è sempre giovanile,
anche tu offrirai onori perenni con le fronde”.
Apollo aveva finito: l’alloto annuì coi rami appena fatti
E sembrava che agitasse la chioma come se fosse stata una testa.